L’Aquila tra balzelli, gabelle, schiavi ed esattori

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Si tornano a pagare le tasse e piove sul bagnato sulle spalle dei contribuenti. I rappresentanti politici abruzzesi in seno al Parlamento si sono avventurati nella divulgazione di fantasmagorici pronostici, surclassando in chiacchiere gli oracoli più bravi della nostra storia. Hanno evitato accuratamente di consultare la più accorta e famosa “sibilla”, perché, anche per loro, in latino perfetto e rispettoso della punteggiatura, la risposta sarebbe stata una ed una solamente: “Ibis et redibis non, morieris in bello”.

Così è e così sarà.

Gli strombazzati adeguamenti ai trattamenti di “privilegio”, applicati in altre Regioni colpite da calamità naturali, puntualmente, non stati estesi al territorio aquilano colpito dal sisma. Dal prossimo gennaio i cittadini locali cominceranno a restituire l’anticipazione dell’IRPEF, pagheranno i consumi presunti del gas, della corrente elettrica, del telefono.

Un coro di evanescenti proteste si è levato, a tempi alterni, dall’una e dall’altra sponda politica. Una specie di rimpallo per l’addossamento di gravissime responsabilità che, guarda caso, mai come in questo momento, risultano comuni ai due schieramenti: l’assoluta incapacità di programmare l’organica ripresa della rinascita, la totale mancanza di idee praticabili, la deprecabile indifferenza nei confronti di coloro che, pur duramente colpiti, tentano di rialzare la testa per continuare a vivere per assicurare ai giovani una possibile prospettiva futura.

Si sente sempre il solito ritornello. Da una parte qualcuno urla “Governo ladro”, dall’altra si cerca di snobbare l’interlocutore politico, di mettere lo sgambetto all’avversario, di divulgare notizie false e tendenziose sull’operato della parte avversa.

Mi viene da fare alcune considerazioni, anche se provo un senso di nausea per tutto ciò che ci sta accadendo intorno. Avrei apprezzato molto, e con me tutti i contribuenti non solo della Regione ma di tutto il territorio Nazionale, se uno solo dei nostri parlamentari avesse presentato un disegno di legge per eliminare definitivamente, a favore dei terremotati, il lauto compenso governativo, visto che tutti i parlamentari godono di compensi come dipendenti pubblici e privati, come professionisti o, addirittura, come possidenti, dal momento che non hanno svolto nella loro vita alcun lavoro retribuito.

Sarebbe stato un gesto troppo nobile e qualificante. Non vi pare? Ma, scusate, al di fuori dei confini del “cratere” la nostra situazione appare di un ritorno alla normalità e, allora, perchè ci lamentiamo?

I nostri politici parlano, parlano, parlano ma non si sono interessati neppure di mitigare l’oneroso ritorno del pagamento del gas, di cui l’azienda ha avuto la sfacciataggine di chiedere il pagamento di consumi mai effettuati, perché il servizio era stato sospeso. La stessa cosa dicasi per la corrente elettrica. Non parliamo, poi, della fatture del telefono, perché in alcuni casi sono state addirittura stratosferiche. Nessuno, dico nessuno, ha avuto il buon senso di trattare con queste aziende, che hanno conseguito e conseguono sensibili guadagni offrendo in cambio pochi o scarsi servizi, per ridurre o dimezzare i costi di prestazioni non erogate per diversi mesi.

Fin quando si tratta di dare addosso al Governo, bene o male, sono quasi sempre tutti d’accordo. Il gioco, però, non finisce qui, perché ci sono anche le “gabelle” locali. Ora non si può più gridare al lupo ed al ladro, perché entrambi ce li abbiamo in casa e sono impersonati dagli Enti Locali e dai rispettivi amministratori.

Non si può gridare “Governo ladro”, quando la gabella viene richiesta a viva voce dagli Amministratori comunali per il pagamento dell’ICI, dell’acqua, della nettezza urbana. Qui la musica e le note dovrebbero cambiare tono. Le urla dovrebbero raggiungere la stratosfera quando un’Amministrazione paventa il dissesto finanziario se i cittadini non pagano l’ICI e, contestualmente, eroga risorse economiche a favore di un’Azienda comunale fallimentare, come il Centro Turistico del Gran Sasso d’Italia. Pretendono il pagamento della tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani quando il servizio è stato interrotto per diversi mesi e, attualmente, viene eseguito a ritmi notevolmente ridotti e con scarsa efficienza.

In questo caso nessuno dei politici locali alza la voce. Nessuno solleva inquinanti polveroni. Tutti tacciono a qualsiasi colore politico essi appartengano. Sono concentrati solamente nel mantenere più salda possibile la poltrona per il compenso e per esercitare il misero potere del voto di scambio, o qualche altra prerogativa di dubbio gusto.

Se si vogliono raggiungere precisi obiettivi, nell’interesse delle cittadinanze amministrate, sarebbe questo il momento di lasciare da parte quelle ingiustificabili schermaglie che danno origine ad inutili pettegolezzi, dai quali non vi libererete mai, cari politici, se non date un deciso taglio a questo deprecabile modo di agire. Se volete crescere è questo il momento di dimostrare, in maniera inconfutabile e trasparente, che agite, solo ed esclusivamente, nell’interesse dei cittadini, in maniera che questi ultimi possano avere fiducia nell’operato degli Enti Istituzionali.

Lasciate a casa, una volta per sempre, l’ascia di guerra. Forse, è arrivato il momento di unire decisamente le forze se vogliamo fare breccia nello scudo economico governativo. Per evitare che si dicano ancora bugie. Non è né corretto e neppure umano continuare a prendere per i fondelli i cittadini.

Organizzatevi! Voglio proprio vedere chi ne avrà le capacità e la volontà, di riunire in un’unica assemblea generale Regione, Provincia e tutti i Consigli dei Comuni del cratere per adottare, univocamente, un solo atto deliberativo, volto a chiedere al Governo le stesse provvidenze, gli stessi trattamenti concessi ad altre Regioni interessate da calamità della stessa natura o di natura diversa. Ci vuole polso, coraggio, fegato per convocare un Consiglio Generale del genere. Ci vogliono idee precise per l’immediato e per il prossimo futuro, se vogliamo dare una spinta concreta alla rinascita dell’intero territorio. Ci vogliono progetti fattibili, pianificazioni certe e programmazioni lungimiranti per progettare il nostro futuro e quello dei nostri figli. Altrimenti, lasciate perdere tutto, “sgombrate l’aia” e lasciate il posto a chi potrebbe mettere sul tavolo intelligenza, capacità, trasparenza, operatività disinteressata a favore di tutti i cittadini, belli o brutti che essi siano, ricchi o poveri, illuminati o opacizzati dall’uso e dall’inerzia.
A proposito, se qualcuno volesse celarsi dietro la mancanza di spazi utili per un Consiglio del genere, sarà bene sapere che esiste l’auditorium della Scuola di Finanza. Sarebbe ancora meglio l’uso del piazzale antistante, in maniera tale che i cittadini possano guardarvi in faccia, magari senza maschera.

di Maria Cattini
[tratto da Gli Editoriali del Direttore – IlCapoluogo.it]

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