Il Giornale di Berlusconi attacca D’Amico per l’assunzione a portavoce

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di Maria Cattini – L’assunzione di Giovanni D’Amico a nuovo portavoce del presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio diventa un caso a livello nazionale che vede scendere in campo anche Il Giornale di Berlusconi. Il titolo: Trombato e risistemato: bufera in Abruzzo per l’ex consigliere Pd che torna come portavoce.

Esce dalla porta come politico, rientra dalla finestra come portavoce. Protagonista della vicenda alla Regione Abruzzo è Giovanni D’Amico, ex consigliere regionale Pd, ex assessore al Bilancio della giunta Del Turco ed ex vicepresidente del Consiglio regionale durante la legislatura di Gianni Chiodi, che ora torna al Palazzo della Regione come portavoce del presidente dell’Ufficio di Presidenza Giuseppe Di Pangrazio.

D’Amico è anche l’ultimo dei non eletti all’ultima tornata elettorale (battuto per 2mila voti proprio dall’amico Di Pangrazio), ma è stato chiamato al nuovo incarico per coadiuvare il collega democratico “nei rapporti di carattere politico istituzionale con gli organi di informazione”, come racconta il quotidiano locale Prima da Noi. Un incarico per cui percepirà 45 euro lordi all’anno (quasi 4mila euro al mese), comprese di “qualsiasi onere accessorio di qualsivoglia natura, ivi compreso il rimborso spese di viaggio, vitto e alloggio per missioni istituzionali al seguito del presidente”.

La notizia ha immediatamente suscitato l’ira delle opposizioni e in particolare del Movimento Cinque Stelle, che parla di “solito modus operandi” e di “nomina scandalosa”: “Tutto cambia affinché nulla cambi”, dicono i consiglieri M5S.

E questo senza considerare che già nel 2010 D’Amico era stato al centro di polemiche per l’accumularsi di cariche. Era infatti sindaco di Morino (paese aquilano da 1500 abitanti), consigliere regionale (dove era anche vice presidente), ma anche amministratore e liquidatore di società a partecipazione comunale. Allora alla fine dei tre gradi di giudizio D’Amico venne ritenuto incompatibile e dovette lasciare il posto da sindaco, nonostante nel frattempo lui stesso avesse promosso e fatto approvare in cinque giorni netti una legge regionale che rendeva compatibili le cariche di consigliere regionale e sindaco.

La reazione stizzita di D’Amico sulla sua bacheca di Facebook non è stata delle più felici, tanto da far pensare a chi non lo conoscesse, che l’ex assessore, ex sindaco nonchè ex vice presidente del Consiglio regionale, debba ricorrere alla politica per non rimanere disoccupato.

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