Dopo l’ultima puntata di Report, i troppi imbarazzi di Giovanni Legnini

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Sembra proprio un brutto periodo quello che sta attraversando il vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, l’abruzzese, ex parlamentare del PD, Giovanni Legnini. A ottobre era scoppiata la polemica tra il Governo e l’ANM, quando qualcuno ha sollevato perplessità sulle sue dichiarazioni con le quali rivendicava ii ruolo di “pontiere” tra politica e magistrati. Non proprio quello che ci si aspetterebbe da un vice Presidente di un organismo che dovrebbe essere autonomo.
Adesso, nell’arco di pochi giorni, “il caso Matera”, l’attacco dei senatori Petrocelli e Gaetti del M5S che hanno contestato l’opportunità della partecipazione di Legnini nella città lucana, in un convegno dove avrebbero partecipato anche: il governatore della Basilicata, il renziano Marcello Pittella, accusato di peculato nella rimborsopoli lucana; Emilio Nicola Buccico, ex componente del CSM e legale della famiglia Pittella; e Lanfranco Ventrone, presidente del tribunale di Potenza, dove appunto si svolge il processo contro Pittella. Davanti alle questioni di pudore e opportunità sollevate dai senatori pentastellati lucani, Legnini ha preferito disertare quel convegno pur non rinunciando a presentarsi accanto al solo Pittella a Potenza, in un’altra manifestazione pubblica.
In Abruzzo, invece, rimane curioso che ancora nessuno degli esponenti del M5S abbia sollevato perplessità sulle numerose apparizioni di Legnini a fianco di uno dei fratelli Di Pangrazios: Gianni sindaco di centro sinistra di Avezzano, sotto processo a L’Aquila per peculato e padre di un dipendente della Corte di Conti, immediatamente prosciolto, “per mancanza di prove”, da un sospetto di atto di pirateria della strada.
Ieri, invece, è stata la trasmissione Report a mettere Legnini sotto tiro con domande scomode su alcune ambiguità sollevate nel suo nuovo ruolo di controllore dei magistrati e amico dei politici. Quando la giornalista Claudia Di Pasquale fa notare che il vicepresidente del CSM Giovanni Legnini, fino a poche ore prima di essere eletto, era il sottosegretario all’economia del governo Renzi, e che  era la prima volta nella storia della Repubblica che accadeva che un membro in carica del Governo diventasse membro del CSM, lo stesso Legnini si è difeso con un laconico: “Credo di sì, non vedo alcuna controindicazione in questa direzione.”
La giornalista, come nello stile della trasmissione, non aggiunge alcun commento e lascia agli spettatori che abbiano un minimo di conoscenza di educazione civica farsi la propria opinione. Ma poi tira fuori un’altra imbarazzantissima storia che mette Legnini ancora più in difficoltà.
“Lo scorso giugno- ricorda la Di Pasquale- la magistratura fa sequestrare alcune aree dello stabilimento di Monfalcone di Fincantieri per una presunta gestione illecita dei rifiuti. Il governo dissequestra con decreto e il vicepresidente del CSM Legnini scrive questa lettera al Corriere: “le toghe valutino gli effetti delle scelte, prevedano le conseguenze delle decisioni e il loro impatto sull’economia. Lei- incalza la Di Pasquale- quando ha scritto quest’articolo era il vicepresidente del CSM o ragionava ancora da sottosegretario all’Economia?”
Legnini, che appare in video rigidamente irritato, risponde secco: “Ero il vicepresidente del CSM.” “Ne è sicuro?”, insiste la Di Pasquale niente affatto intimorita. “E riconfermo rigo per rigo, parola per parola ciò che ho scritto.”, replica Legnini.  “Oggi il giudice ha bisogno di una formazione continua interdisciplinare, ha bisogno di una specializzazione, ha bisogno di coltivare la cultura dell’organizzazione, a questo io mi riferivo.”  “Va bene- continua la giornalista di Report per chiarezza- quindi è giusto che (un magistrato, ndr) valuti l’opportunità economica?” “Questo lo sta dicendo lei, io non ho scritto questo. Non ho scritto questo,” replica ancora Legnini visibilmente irritato.  “Ho qua l’articolo del Corriere, vuole rileggerlo?”, lo sfida serafica l’autrice del servizio di Report dal quale, per altro, emerge un Consiglio Superiore della Magistratura dove l’appartenenza e le frequentazioni politiche valgono più della competenza, come denunciato esplicitamente anche da Piercamillo Davigo, magistrato Consigliere della II sezione Penale presso la Cassazione.
Davanti a questo quadro non proprio rassicurante, e ai tanti imbarazzi già sollevati, c’è da auspicarsi che anche in Abruzzo, per pudore e rispetto della Magistratura, Legnini cominci a declinare gli inviti dei vari esponenti politici che hanno problemi con la giustizia, seppure del suo stesso partito. Se non per rispetto della sua stessa storia politica passata, almeno per l’alta e delicatissima carica giudiziaria che ha oggi l’onore di ricoprire.
Laquilablog, 30 novembre 2015

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