Abruzzo, Consiglio: default dell’Ufficio Stampa, soppressi i contratti giornalistici
Caos di fin anno per l’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale d’Abruzzo, tra inquadramenti economici, professionali e procedure concorsuali che sono da tempo oggetto di interventi anche da parte dell’Ordine dei Giornalisti e del Sindacato, per non parlare della Struttura speciale di supporto Stampa della Giunta regionale, il cui ruolo di Direttore è affidato a una dirigente non iscritta all’albo dei giornalisti.
Ad essere calpestata è, comunque, la professione giornalistica con la violazione dei diritti e della dignità del lavoro giornalistico, fino ad arrivare a esempi estremi di delegittimazione e dequalificazione.
In Consiglio regionale, solo nell’ultimo anno, si sono registrati: un portavoce ‘fantasma’ del presidente Pagano con un contratto da 60mila euro, la sparizione della figura del capo ufficio stampa in Consiglio regionale, la chiacchierata revoca del concorso per dirigente struttura stampa e, oggi, anche la soppressione degli unici due contratti di tipo giornalistico in vigore da quasi 30 anni. Per non parlare dei ‘figli di un dio minore’, che sono relegati al ruolo di “assistenti addetto stampa”, tre giornalisti professionisti senza alcuna possibilità di avanzamento di carriera.
L’Ufficio di Presidenza con le deliberazioni n. 172 e n. 173 del 10 dicembre 2013, ha confermato a Guido D’Urbano, l’incarico di Dirigente del Servizio Segreteria del Presidente, Affari generali, Stampa e Comunicazione, quest'ultima, ad interim, era affidata prima a Giovanna Colangelo; ha confermato la figura del Portavoce istituita ai sensi dell’art. 7 della legge 7 giugno 2000, n. 150 con deliberazione n. 104 del 15 ottobre 2009 e, nella “Modifica alla dotazione organica del Consiglio regionale e programmazione dei fabbisogni di personale e della Dirigenza triennio 2013/2015”, che decorre dal 1 gennaio 2014, ha deliberato l’istituzione di due posti di Funzionario esperto giornalista categoria D (accesso D3) per un costo teorico complessivo comprensivo degli oneri riflessi di € 74.267,28. Nella stessa deliberazione si “da atto che i due posti di nuova istituzione di Funzionario esperto giornalista categoria D (accesso D3) sono finalizzati a ricollocare sui posti medesimi i due giornalisti destinatari del CCNL di lavoro giornalistico nell’ambito della dotazione organica delle categorie con attribuzione del trattamento economico previsto dal CCNL Regioni Autonomie locali in applicazione della sentenza del Tribunale di L’Aquila – Sezione Lavoro 13 febbraio 2013, n. 69”.
La sentenza del Giudice del Lavoro in questione riguardava i contratti di tipo privatistico, come quello giornalistico, che se non nei casi del tempo determinato o per specifici progetti, non possono essere applicati nelle pubbliche amministrazioni. Venuta meno quindi la rivendicazione presentata al giudice per il profilo economico di “capo redattore” da parte di uno dei giornalisti contrattualizzati dal 1984, motivandolo con ragioni di anzianità, l’Ufficio di Presidenza è stato oggi costretto, per giustificare l’inquadramento professionale D3, a istituire un nuovo profilo quale quello di “Funzionario esperto giornalista”.
“E’ indecoroso - dichiara il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Stefano Pallotta – che vengano soppressi gli unici due contratti giornalistici, banditi regolarmente con la Legge regionale 13/84. L’Ordine e il Sindacato hanno già richiesto un incontro urgente con il presidente Pagano per ribadire la nostra contrarietà a questa soppressione che ci riporta indietro di trent’anni dal punto di vista contrattuale”.
I due giornalisti furono originalmente assunti con un concorso per titoli e il diploma di scuola media superiore. Successivamente, nel 1997, la questione fu portata all’attenzione della Corte dei Conti che affermò il principio secondo il quale non è possibile applicare un contratto privatistico, a tempo indeterminato, nelle pubbliche amministrazioni. Fu quindi revocato il contratto e, pur avendo partecipato ad un concorso per diplomati, gli venne riconosciuta la figura di funzionari e l’assegno integrativo dello stipendio. In seguito, nel dicembre del 2004, il Consiglio decise di “far finta” di recepire la legge 150 del 2000 e riapplicare il contratto ai due colleghi giornalisti, approvando la Legge regionale 48/2004, che, di tutto il personale giornalistico assunto dalla Regione Abruzzo, riguardava solo ed esclusivamente i due giornalisti.
Due pesi e due misure ci verrebbe da pensare. La situazione di oggi, nella stessa Struttura Stampa, è che sui cinque giornalisti professionisti assunti con un profilo espressamente giornalistico, solo due possono vantare un profilo di funzionario D3 con possibilità di partecipare a concorsi da dirigente, mentre gli altri tre hanno uno stipendio che non arriva a 1.200 euro mensili, con un profilo professionale ed economico inferiore anche a quello previsto dallo stesso contratto nazionale degli Enti Locali per i dipendenti ai quali viene chiesta obbligatoriamente l’iscrizione ad un qualsiasi ordine professionale.
L'Aquilablog.it, 7 gennaio 2014
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