Regione, il nuovo corso del sergente D’Alfonso: ordine, disciplina e…molta confusione

Il ritorno delle autoblu Ddalfonso

Sulla costa pescarese ne erano convinti tutti: il neo governatore dell’Abruzzo, Luciano D’Alfonso, avrebbe sicuramente portato i suoi metodi da instancabile stacanovista e convinto accentratore anche in Regione. Metodi che nel capoluogo adriatico – assicurano oggi in molti – fecero ottenere all’allora sindaco D’Alfonso ragguardevoli risultati, con tanto di aneddotica sui suoi comportamenti spiccioli e piuttosto dispotici.

A giudicare dalle prime missive che il Presidente ha indirizzato a tutti i suoi assessori, ai dirigenti regionali e degli enti strumentali, delle aziende pubbliche, dei consorzi, sembra proprio che questa profezia non abbia perso tempo ad avverarsi. Anche la riunione “per spiegare nei dettagli i punti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio regionale”, voluta proprio da D’Alfonso a Pescara lo scorso venerdì, alla presenza di tutti i consiglieri di maggioranza, dovrebbe essere un’ulteriore testimonianza dell’attivismo “multitasking” del Governatore abruzzese. “Il metodo D’Alfonso non ammette errori”, assicura il quotidiano il Centro pubblicizzando la notizia della riunione con i consiglieri regionali “neofiti”, che D’Alfonso “vuole marcino compatti nel sostenere la sua giunta nell’aula consigliare”.

E forse sarebbe anche una buona notizia se si trattasse di un sergente di campo di addestramento dei Marines. La Regione però non è certo Parris Island. Ed è un Ente ben diverso e molto più complesso di un Comune, anche se vasto e problematico come quello di Pescara. Sottovalutare queste macroscopiche differenze potrebbe costargli caro. D’Alfonso con il suo iper attivismo, per motivi anche solo squisitamente istituzionali, rischia di esautorare o sostituire figure come quelle dei capi gruppo o dello stesso Presidente del Consiglio regionale. La Regione, in qualità di organo legislativo, deve comunque mantenere ben distinte le funzioni di indirizzo politico e amministrativo della Giunta, che D’Alfonso presiede, da quelle di controllo e produzioni delle leggi, che spettano autonomamente all’Assemblea regionale. Non solo per evitare gaffe istituzionali ma, soprattutto, per evitare un accavallarsi di ruoli che rischierebbe di sfociare ben presto in rivalità e guerre intestine che certo non gioverebbero al buon andamento della legislatura. Come, ad esempio, è già successo in passato, per altri motivi, tra il Presidente del Consiglio Giuseppe Tagliente e l’allora Presidente della Giunta, Giovanni Pace. Il risultato fu il totale immobilismo dell’attività della Giunta e la puntuale mancata approvazione della legge finanziaria e quella di bilancio nei tempi previsti dalla normativa. Con l’intera Regione che, per quattro anni su cinque, fu costretta a ricorrere alla iattura dell’esercizio provvisorio.

Stesso discorso vale per la lettera nella quale D’Alfonso invita tutti “alle sue direttive”. Ossia, “una volta ricevuto l’avviso di convocazione delle singole assemblee e/o consigli d’amministrazione, l’ufficio di segreteria del presidente provvede ad inoltrarlo ad assessori, dirigenti, avvocatura regionale ed altri”. Per poi chiedere “una dettagliata relazione, funzionale alla redazione di un pertinente rapporto informativo che comprenda anche le necessarie valutazioni giuridiche ed economico-finanziarie”. Più ulteriori disposizioni che, solo a leggerle, riusciamo a capire il perché molti attuali dirigenti regionali siano rimasti perplessi davanti la scelta di soccorrere il neo Governatore e fare “ammuina” insieme a lui- perché allo stato delle cose solo di questo si tratta- oppure lasciare ad altri il rischio di essere severamente redarguiti e tacciati di inefficienza per mancanza di risultati. Rischio più che concreto, soprattutto quando D’Alfonso dovrà prendere atto della complessità e del caos che regna sovrano nella macchina burocratica regionale. Non solo per la sua kafkiana organizzazione. Ma anche per l’ormai cronica mancanza di risorse finanziare e di regole che ammoniscano concretamente la classe dirigente pubblica nel caso di scarsa produttività o mancato rispetto degli impegni. Una volta selezionati o confermati, direttori e dirigenti pubblici te li tieni così come sono. Questo prevede attualmente la legge. E sarà per questo che D’Alfonso ha già annunciato di voler modificare “le regole d’ingaggio” della classe dirigente. Altro errore che rischia di aumentarne il nervosismo e la pericolosità dei dirigenti regionali. Certe cose si fanno, non si annunciano. In tanti- prima di big Luciano- hanno provato a “smantellare questo sistema”, finendo puntualmente con l’essere smantellati dallo stesso.

Domani tornerà a riunirsi a Palazzo dell’Emiciclo il Consiglio regionale nella sua prima e vera seduta operativa dopo quella d’insediamento. In quell’occasione potremmo cominciare a valutare meglio i risultati del “metodo D’Alfonso”. E se quindi big Luciano, il sergente Governatore di ferro, avrà saputo istruire correttamente i suoi giovani marines. E con quali risultati.

L’Aquilablog.it, 21 luglio 2014

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