Il Dalai Lama svela i piani di successione: una sfida alla Cina

Il Dalai Lama svela i piani di successione: una sfida alla Cina
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Il leader spirituale tibetano compie 90 anni e afferma che l'istituzione continuerà dopo la sua morte, escludendo il controllo di Pechino

In occasione del suo 90° compleanno, il Dalai Lama ha fatto una dichiarazione che segna un momento cruciale per il buddhismo tibetano e le relazioni sino-tibetane. Il leader spirituale ha annunciato ufficialmente che l'istituzione del Dalai Lama continuerà dopo la sua morte e che la responsabilità di identificare il suo successore spetterà esclusivamente alla sua fondazione, escludendo qualsiasi interferenza da parte del governo cinese.

"Sto affermando che l'istituzione del Dalai Lama continuerà", ha dichiarato il 14° Dalai Lama, Tenzin Gyatso, in un messaggio video registrato durante la 15° Conferenza Religiosa Tibetana a Dharamshala, India. Questa affermazione pone fine alle speculazioni che lo vedevano come l'ultimo a ricoprire questo ruolo sacro.

La decisione arriva dopo decenni di tensioni con la Cina, che dal 1959 - anno della fuga del Dalai Lama dall'occupazione cinese del Tibet - rivendica l'autorità sulla selezione del suo successore. Il governo cinese ha ripetutamente dichiarato di essere l'autorità legittima sul processo di selezione del Dalai Lama, basandosi su precedenti storici della dinastia Qing.

Il contesto geopolitico

La questione della successione del Dalai Lama va ben oltre gli aspetti religiosi. Il piano di successione del Dalai Lama è politicamente consequenziale per la maggior parte dei tibetani che si oppongono al controllo serrato della Cina sul Tibet e hanno lottato per mantenere viva la loro identità, sia in patria che in esilio.

Pechino considera il Dalai Lama, che fuggì dal Tibet nel 1959 dopo una fallita rivolta contro il dominio cinese, come un separatista e dice che sceglierà il suo successore. In risposta, il Dalai Lama ha sempre sostenuto che il suo successore nascerà al di fuori della Cina e ha esortato i suoi seguaci a rifiutare chiunque venga scelto da Pechino.

Il processo di reincarnazione

Secondo la tradizione buddhista tibetana, i monaci illuminati si reincarnano per portare avanti la loro eredità spirituale. Per i buddhisti tibetani, il Dalai Lama è una manifestazione vivente di Chenrezig, il dio buddhista della compassione.

Il processo di identificazione del successore rimane avvolto nel mistero. Samdhong Rinpoche, un alto funzionario dell'ufficio del Dalai Lama, ha detto ai giornalisti che qualsiasi ulteriore informazione sulle procedure o sui metodi della reincarnazione del Dalai Lama non sarà rivelata al pubblico fino a quando non avrà luogo la successione.

Questa dichiarazione segna un punto di svolta significativo nelle relazioni tra il Tibet in esilio e la Cina. Mentre Pechino continua a rafforzare il controllo sulla regione attraverso "politiche di integrazione" economiche, sociali e religiose, il Dalai Lama ha rinunciato al suo ruolo politico nel governo tibetano in esilio, mantenendo però la sua autorità spirituale.

La questione della successione rappresenta ora uno dei punti di maggiore attrito tra Nuova Delhi e Pechino, considerando che l'India continua a ospitare il Dalai Lama e la comunità tibetana in esilio. Il Dalai Lama ha dichiarato che l'istituzione del leader buddhista tibetano continuerà dopo la sua morte e che la responsabilità di trovare il suo successore "spetterà esclusivamente" alla sua fondazione.

Il Dalai Lama ha detto che potrebbe vivere fino a 110 anni, il che significa che questa questione potrebbe rimanere aperta per altri due decenni. Tuttavia, la sua dichiarazione odierna stabilisce chiaramente i termini del dibattito futuro e rappresenta una sfida diretta alle pretese cinesi di controllo sulla successione.

La battaglia per la successione del Dalai Lama si profila come una delle questioni più delicate e significative per il futuro del Tibet, del buddhismo tibetano e delle relazioni internazionali nella regione. Con questa dichiarazione, il leader spirituale ha tracciato una linea chiara: la continuità dell'istituzione del Dalai Lama sarà determinata dalla tradizione religiosa tibetana, non dalle autorità politiche cinesi.

Mentre il mondo osserva, questa storica dichiarazione del 90° compleanno del Dalai Lama segna l'inizio di un nuovo capitolo in una delle dispute religiose e geopolitiche più durature del nostro tempo.

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