Italiani, quasi 7 su 10 commettono errori di grammatica

"Tu" o "Lei"? La Battaglia Invisibile della Lingua Italiana

C'è qualcosa di profondamente inquietante nel constatare che la maggioranza degli italiani inciampa quotidianamente nelle regole basilari della propria lingua. Non si tratta di vezzi accademici o di purismo linguistico fuori tempo: stiamo parlando dell'apostrofo, del congiuntivo, della corretta declinazione dei verbi. Elementi costitutivi di una comunicazione chiara, precisa, efficace.

La questione non è marginale. Quando quasi sette persone su dieci faticano a padroneggiare la grammatica, non assistiamo semplicemente a un fenomeno di sciatteria collettiva. Siamo di fronte a un progressivo impoverimento degli strumenti attraverso cui pensiamo, ci esprimiamo, costruiamo relazioni. La lingua non è un optional culturale: è il telaio invisibile che sostiene la nostra capacità di ragionare con complessità, di articolare pensieri sfumati, di comprendere e farci comprendere.

Gli errori più diffusi raccontano una storia precisa. L'apostrofo sbagliato, il congiuntivo evitato come un ostacolo incomprensibile, i pronomi confusi, i verbi coniugati a orecchio: sono tutti sintomi di una relazione sempre più superficiale con la scrittura e con la riflessione che essa richiede. Quando scriviamo "qual'è" invece di "qual è", o quando sostituiamo sistematicamente il congiuntivo con l'indicativo, non commettiamo semplici sviste. Rinunciamo a distinzioni di senso, a sfumature di significato, a precisione espressiva.

grammatica

Le cause sono molteplici e intrecciate. L'influenza dei dialetti e dei gerghi locali si somma all'impatto della comunicazione digitale, dove la velocità prevale sulla cura, dove le abbreviazioni diventano norma e la K sostituisce allegramente la C. L'abuso di neologismi e anglicismi, l'affidarsi crescente a strumenti di intelligenza artificiale per scrivere al posto nostro, la progressiva riduzione della pratica della lettura: tutto contribuisce a erodere quella familiarità con la lingua che solo l'uso attento e costante può garantire.

Ma sarebbe troppo facile limitarsi alla diagnosi. La vera questione è: cosa possiamo fare? La risposta più ovvia resta la più vera: leggere. Leggere con regolarità, leggere testi ben scritti, leggere per ritrovare il piacere della lingua curata. E poi scrivere, possibilmente a mano, perché il gesto fisico della scrittura attiva connessioni cognitive che la tastiera non stimola allo stesso modo.

Serve però anche altro. Serve trasformare il recupero della competenza linguistica in qualcosa di meno intimidatorio, più accessibile, persino piacevole. Gli strumenti interattivi, i quiz, i giochi linguistici possono diventare alleati preziosi: non per banalizzare la grammatica, ma per renderla meno spaventosa, più familiare, degna di essere esplorata con curiosità anziché subita con noia.

C'è una dimensione politica in tutto questo, che non possiamo ignorare. La padronanza della lingua non è un lusso per pochi, ma un diritto di tutti. Una società in cui la maggioranza dei cittadini fatica a esprimersi correttamente nella propria lingua è una società più fragile, più esposta alla manipolazione, meno capace di pensiero critico. La lingua italiana non è solo patrimonio culturale da celebrare retoricamente: è strumento di cittadinanza attiva, di partecipazione democratica, di mobilità sociale.

Salvaguardare la lingua significa investire sulla capacità delle persone di pensare in modo articolato, di difendersi dalle semplificazioni, di costruire senso. Significa riconoscere che dietro ogni congiuntivo ben usato, ogni apostrofo al posto giusto, ogni verbo correttamente coniugato, c'è qualcosa di più importante di una regola grammaticale: c'è la possibilità di essere pienamente padroni dei propri mezzi espressivi.

La sfida non è facile, in un'epoca che sembra privilegiare la velocità sulla precisione, l'approssimazione sulla cura. Ma proprio per questo è necessaria. Perché una lingua maltrattata è una comunità più povera. E perché l'italiano, con tutta la sua complessità e la sua ricchezza, merita di essere non solo preservato, ma riscoperto, amato, praticato. Ogni giorno, con pazienza e determinazione.

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