Brave, un motore tutto privacy contro lo strapotere di Google
Brave, un motore tutto privacy contro lo strapotere di Google. Lo strapotere di questo browser nel mercato dei motori di ricerca comincia a subire i primi tentativi di attacco da parte della concorrenza. Le autorità di regolazione tengono sotto tiro la posizione dominante del search engine, che controlla il 92% del mercato, sfruttando i dati raccolti sulla navigazione degli utenti a scopi commerciali.
Brave alternativo a Chrome
C’è poi un’ondata di competitor, scrive Wired Uk, che punta sulla crescente consapevolezza degli internauti per il delicato tema della privacy. E’ questo il caso di Brave, un browser alternativo a Chrome fondato due anni fa dall’ex dirigente di Mozilla Brendan Eich, che anch’esso vuole entrare nel business delle ricerche.
L’annuncio di Brave Search mette il nuovo arrivato nella posizione di sfidare sia il browser di Google Chrome che il suo predominio nel campo della ricerca.
Eich ha dichiarato che Brave Search, il cui lancio è previsto nel primo semestre del 2021, non monitorerà e di conseguenza non traccerà i suoi utenti.
Di fatto, il browser Brave ha un modello anonimo di default senza alcuna raccolta di dati assicura il fondatore, un modello che sarà riproposto con il motore di ricerca. Nessun indirizzo IP sarà raccolto. L’idea è lanciare un motore che abbia diverse versioni: da un lato che sia gratuito, ma anche a pagamento e con le inserzioni pubblicitarie.
Bing e DuckDuckGo
Ma non sarà una passeggiata e i costi per realizzare un motore online sono molto elevati. Google ci ha messo anni e anni per creare le sue indicizzazioni e i suoi algoritmi. Il primo concorrente di Google è Bing, il motore di Microsoft, che detiene una quota esigua del 2,7% del mercato.
L’indice ei risultati di Bing contribuisce inoltre a fornire risultati ai suoi concorrenti,
come ad esempio DuckDuckGo che lo utilizza come una delle sue 400 fonti di risultato.
Brave non intende utilizzare i risultati di Bing, ma non per questo parte da zero visto che ha rilevato Tailcat, una costola di Cliqz, motore di proprietà della tedesca Hubert Buda Media chiusa lo scorso anno. Le ricerche di questo motore sono anonimizzate.
Il team di Brave Search sta anche lavorando su filtri, chiamati Goggles, che consentiranno alle persone di creare una serie di fonti da cui vengono estratti i risultati di ricerca. Le persone potrebbero, ad esempio, utilizzare i filtri per mostrare solo le recensioni dei prodotti che non contengono link. È anche possibile impostare un filtro per visualizzare solo i risultati di media indipendenti.
Anche Apple vuole sfidare Google?
Ma Brave potrebbe non essere l’unica nuova minaccia per Google. Secondo voci non confermate, anche Apple starebbe realizzando il suo proprio motore di ricerca, per quanto una mossa del genere la priverebbe dei miliardi di dollari che Google paga a Cupertino per essere il search engine di default del suo sistema operativo Safari.
Altri player più locali
Altra concorrenza arriva da Neeva, realizzato da ex ingegneri di Google che puntano ad un modello di utilizzo su abbonamento; e ancora, You.com, che si trova in fase preliminare di test; e ancora, la startup britannica Mojeek, che ha caripo 3 miliardi di pagine web con tecnologia proprietaria.
Resta tutto da verificare il successo di queste iniziative. Alcuni motori hanno raggiunto una certa notorietà a livello locale, come ad esempio Seznam, che detiene l’11% del mercato del search in Repubblica Ceca; mentre la russa Yandex controlla addirittura il 45% del mercato nazionale russo. DuckDuckGo, che conta la maggior parte dei suoi utenti in Europa e Usa, fa utili dal 2014 e ha superato i 100 milioni di utenti a gennaio.
L’arma in più del nuovo search engine potrebbe essere il browser Brave, lanciato nel 2019, che conta già 25 milioni di utenti, anche se per ora non sarà offerto di default.
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