Chernobyl in mano ai russi. Che conseguenze?
Le forze di occupazione russa hanno preso il controllo dell'ex centrale nucleare, teatro nel 1986 del più grave disastro nucleare d'Europa.
Giovedì 24 febbraio fonti del governo dell'Ucraina hanno riportato che truppe russe hanno preso il controllo di un’area vicina alla centrale nucleare dismessa di Chernobyl, nell’Ucraina settentrionale, dove si è verificato, nel 1986, il peggior disastro nucleare d’Europa.
Nella giornata di venerdì 25 è arrivata la conferma anche dal ministero della Difesa russo, secondo cui i suoi paracadutisti avrebbero preso il controllo dell’ex centrale nucleare e starebbero lavorando con il personale ucraino per garantire la sicurezza, mentre fonti ucraine invece riportano che lo staff è stato preso in ostaggio dalle forze di occupazione. Non si hanno informazioni precise sulla sicurezza delle strutture, ma, secondo diverse fonti, la radioattività intorno a Chernobyl è costantemente monitorata e tenuta sotto controllo.
"L'Ucraina ha informato l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) che 'forze armate non identificate' hanno preso il controllo di tutte le strutture dell'impresa statale specializzata Chernobyl Npp, situata all'interno della zona di esclusione [la zona che si estende per 30 chilometri dalla centrale e che è disabitata, ndr] - riferisce Reuters -. La controparte ha aggiunto che non ci sono state vittime né distruzioni nel sito industriale".
"Il livello di radiazioni intorno alla centrale nucleare è entro i limiti", ha affermato in una nota riportata dal New York Times Igor Konashenkov, portavoce del ministero russo. Le attività dell’ex impianto comprendono la gestione e lo stoccaggio delle scorie nucleari, dopo che la centrale ha smesso definitivamente di funzionare nel 2000.
Chernobyl, ieri e oggi
Il 26 aprile 1986, il reattore numero quattro Rbmk della centrale di Chernobyl, durante un test a bassa potenza, provocò un'esplosione e un incendio, demolendo l'edificio del reattore. Le alte temperature e le misure di sicurezza ignorate causarono la fusione del nocciolo, con l’emissione e la dispersone di grandi quantità di materiali radioattivi su un’area vastissima. L'intera città di Pripyat, a soli tre chilometri dall'impianto e abitata principalmente dai dipendenti della centrale, venne evacuata 36 ore dopo l'incidente e non fu più ripopolata: appartiene all’area di esclusione, in cui le radiazioni sono troppo elevate perché possa essere abitata.
In seguito all'incidente, attorno alle 200 tonnellate di combustibile radioattivo ancora presente, costruito il cosiddetto sarcofago, un rifugio di cemento che ha lo scopo di minimizzare la dispersione delle scorie radioattive. Nel 2016, per evitare il deterioramento del sarcofago, è stata finanziata la costruzione di uno nuovo, in acciaio e a forma di arco, chiamato New Safe Confinement.
Il processo di smantellamento del sarcofago e di smaltimento delle scorie radioattive, tuttavia, dovrebbe durare decenni. In più, si legge in un articolo del New York Times, nell'impianto ci sono più di 20mila gruppi di combustibili altamente radioattivi che sono stati rimossi dai reattori non danneggiati e che sono stati lentamente trasferiti in un sito di stoccaggio aperto alla fine del 2020.
La situazione in guerra
Per il momento, riporta Reuters, l'organismo di vigilanza nucleare delle Nazioni Unite ha dichiarato che le centrali nucleari operative dell'Ucraina (che sono in tutto quattro) funzionano in sicurezza e che negli impianti di Chernobyl non c’è stato un danneggiamento delle strutture. Nel frattempo l'Agenzia internazionale per l'agenzia atomica (Aiea) spiega in una nota che "sta seguendo la situazione in Ucraina con grave preoccupazione e fa appello alla massima moderazione per evitare qualsiasi azione che possa mettere a rischio gli impianti nucleari del Paese". La nota precisa inoltre che “il direttore generale Rafael Mariano Grossi ha affermato che è di vitale importanza che le operazioni sicure e protette degli impianti nucleari della zona non vengano influenzate o interrotte in alcun modo”.
L'agenzia internazionale fa chiarezza anche sulle notizie circolate riguardo un incremento delle radiazioni in questi giorni. Secondo le autorità di regolamentazione ucraine potrebbero essere state causate da veicoli militari pesanti che hanno sollevato il terreno ancora contaminato dall'incidente del 1986. “L'Aiea valuta che le letture riportate dal regolatore – fino a 9,46 microSievert all'ora [unità di misura della radioattività, ndr] – siano basse e rimangano entro il range operativo misurato nella zona di esclusione da quando è stata istituita, e quindi non rappresentino alcun pericolo per la popolazione”. L'ente internazionale, comunque, come si legge nel comunicato, continua a monitorare da vicino questo e altri sviluppi in Ucraina.
Fonte: Wired
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