De Matteis impone l’approvazione della legge riservata alle lobby della cultura aquilana: “E vissero tutti teatranti e contenti”
di Maria Cattini – Dietro la nobile causa “di salvare il glorioso Teatro Stabile Abruzzese, vanto della città dell’Aquila”, si nasconde in realtà un progetto di legge, quello di De Matteis, riservato esclusivamente alle potenti lobby della cultura aquilana. Talmente riservato che da mesi viene accuratamente evitato di pubblicarne il testo e i suoi emendamenti sul sito del Consiglio regionale dell’Abruzzo. Improvvisamente in Consiglio tutti sembrano aver dimenticato “la trasparenza” come spesso accade quando i veri interessi riguardano una cerchia ristretta di amici e conoscenti.
I tagli ai finanziamenti della cultura previsti dal Governo, infatti, avrebbero messo a rischio l’attuale posizione di insegnanti di educazione fisica nobilmente prestati al teatro aquilano o di dottori commercialisti che si reinventano “direttori artistici e scenografi”. Si sa che con i soldi pubblici tutto fa brodo. L’importante è avere dalla propria parte un politico caparbio e arrogante come De Matteis che continua a ripetere “voi non avete capito” a chiunque mostri perplessità sull’ennesima legge regionale nata e progettata per salvare il posto agli amici di destra e sinistra.
Davanti al malumore del resto delle piccole associazioni teatrali e culturali abruzzesi, il Pd recita la solita parte della finta opposizione. Il silenzio della senatrice Stefania Pezzopane, sempre attenta agli interessi della cultura aquilana, è eloquente più di mille parole.
E pazienza se con il taglio ai fondi della cultura, con l’abolizione dei fondi della legge 43 e con il Fiscal compact che entrerà a pieno regime nel 2015, tutte le altre associazioni non avranno alcuna copertura mentre solo le poche che hanno bruciato nel corso degli anni milioni di euro di contributi potranno continuare a sorridere.
La Storia del Teatro Stabile d’Abruzzo, che il buon De Matteis tiene tanto a preservare, è emblematica e descrive più di tante altre “il sistema della cultura aquilano”.
Nel 1973, a soli dieci anni dalla fondazione, il Teatro Stabile dell’Aquila- come si chiamava allora- aveva già prodotto cinquecento milioni di lire di debiti, corrispondenti agli attuali 3 milioni e 300 mila euro.
Le leggi del tempo permettevano al teatro di non rendere pubblici i bilanci e, malgrado un esposto presentato alla magistratura dal consigliere comunale del Pli Manlio Marinelli, il Consiglio comunale dell’Aquila approvò il risanamento dei conti. Gli amministratori e politici di allora, Luciano Fabiani (Dc) ed Errico Centofanti (Pci) in primis, approfittarono il più possibile della possibilità di tenere segreti i bilanci, tanto che dopo sette anni dal primo ripianamento, a dicembre del 1980, scoppiò un nuovo scandalo: le esposizioni del Tsa avevano raggiunto alla stratosferica cifra di 5 miliardi e mezzo di lire del 1982, più di 12milioni di euro attuali. Gli organi extraregionali di controllo, venuti a conoscenza delle ingenti esposizioni del Tsa, cominciano a contestare pubblicamente alla dirigenza di aver perso l’originale natura di recupero delle tradizioni abruzzesi e di inseguire progetti megalomani, economicamente insostenibili per le sue dimensioni. Il Tsa cominciò ad essere definito dalla stampa dell’epoca come un ente ”scroccone e spendaccione”.
Dal 1980, con l’entrata sulle scene del Tsa di Marco Fanfani, anche il Psi ottenne la sua fetta dell’appetitosa torta della “cultura aquilana”. Solo un accordo politico bipartisan avrebbe infatti permesso di continuare a pagare quegli stipendi straordinari e, nel corso di quasi 20 anni, trovare gli opportuni accordi politici per far ricadere il prezzo dei debiti sulle tasche dei contribuenti.
Il progetto di legge che oggi Giorgio De Matteis vorrebbe a tutti i costi far approvare in questi giorni dal Consiglio regionale non è nulla di inedito. Un film già visto che, grazie alla memoria corta degli italiani, la politica ripropone ogni lustro con le stesse astruse motivazioni. Già il 4 maggio del 1987, infatti, a salvare le finanze di De Rubeis e Giovanni Lolli che si erano esposti personalmente per salvare il Tsa dal fallimento, interverrà per la prima volta la Regione Abruzzo, che del Teatro Stabile dell’Aquila, allora, non era neanche socia. “Al fine di assicurare la attività culturale promossa dal Teatro Stabile dell’Aquila (T.S.A.)” – è scritto nella legge 19/87 – “La Regione rilascia garanzia fideiussoria in favore dello stesso Ente (Tsa, ndr) fino alla concorrenza di L. 1.000.000.000, con scadenza 31 dicembre 1988”.
Nel 1988, arriva prontamente una nuova, salvifica legge regionale. “Al fine di contribuire alla soluzione della situazione debitoria pregressa del T.S.A.,- si legge nel testo della L. R. n.84 del 20 settembre 1988- la Regione Abruzzo concede un contributo una tantum di L. 1 miliardo e 300 milioni (1milione e 400mila euro attuali, fonti Istat) e un contributo annuo a partire dall’anno 1989 fino ad un importo massimo di L. 400 milioni e per non oltre 15 anni.”
I socialisti, per far passare la definitiva legge di salvataggio del Tsa, questa volta pretendono una specie di “pizzo politico” a favore dell’Atam, dove già da allora ricopre il ruolo di Presidente il socialista Marco Fanfani, e riescono a far aggiungere alla stessa legge 84/88 l’art 4: “La Giunta regionale concede all’Associazione Teatrale Abruzzese Molisana (A.T.A.M.), limitatamente all’anno 1988, un contributo di L. 500 milioni”.
Poiché i politici non hanno mai mancato di ironia, e gli abruzzesi anche allora sembravano proprio non capire, aggiunsero all’art. 5 della stessa legge: “È dichiarato, inoltre, incompatibile qualsiasi altro tipo di finanziamento regionale.” Tanto basta aspettare qualche anno e riproporre una nuova legge. Infatti, un anno dopo, nel ’89, la Regione è costretta ad interviene ancora. Per far quadrare i conti “in attesa della creazione del Teatro Regionale Abruzzese”, “per garantire la continuità operativa del Teatro Stabile dell’Aquila”, la Regione concede al Tsa un altro contributo straordinario di Lire 150 milioni”. A maggio del 1990, verrà votata la Legge regionale che trasforma il Teatro Stabile dell’Aquila in Teatro Stabile Abruzzese (Legge n. 71/90).
Nel 1996 il Tsa venne commissariato da Renato Nicolini in quanto uscito dal novero dei teatro stabili a gestione pubblica. E nello stesso anno, all’alba della seconda repubblica, – giunta Falconio, assessore Stefania Pezzopane- viene approvata la L.R. n. 11/96 che, “per la definitiva estinzione della situazione debitoria del Teatro Stabile Abruzzese, già Teatro Stabile di L’Aquila, a partire dall’esercizio 1997, il contributo annuo previsto all’art. 2 della L.R. n. 84 del 20 settembre 1988, è incrementato di un importo massimo di lire 600 milioni (seicento milioni) per una durata non superiore a 15 anni.” Dei quali – è previsto sempre nella legge-, 375 milioni di lire da dividere con l’Atam, di cui ricopre sempre saldamente il ruolo di presidente Marco Fanfani (all’epoca non più Psi ma esponente di Forza Italia).
Il giochetto contabile tappa buchi e salva poltrone delle istituzioni teatrali aquilane funziona così: se nel ‘94 la Regione ratteizza i 6 miliardi e 670 milioni di lire che che Tsa gli deve, in dieci comode annualità da 167 milioni di lire, solo due anni più tardi, nel ‘96, sempre la Regione autorizza un aumento dei contributi annuali a favore del Tsa di ben 600 milioni di lire, di cui 375 milioni- più o meno il costo dello stipendio del presidente Fanfani e del vicepresidente Gentile- dovranno essere passati all’Atam. Più o meno le stesse operazioni che si stanno riproponendo ora.
Marco Fanfani, ancora fino all’anno scorso, per il suo ruolo nell’Atam, ha percepito più di 120 mila euro l’anno. Non solo, inseguendo il modello Fabiani-Centofanti degli anni d’oro, ad affiancarlo c’è, con uno stipendio altrettanto generoso, l’oggi poco conosciuto Enzo Gentile.
Oggi arriva il consigliere regionale Giorgio De Matteis è pronto ad intervenire urgentemente con una nuova legge regionale.
Quanto ci scommettete che, all’ultimo minuto, anche questa volta, sarà solo il salvataggio dei conti in profondo rosso dell’Atam e di qualche ente teatrale messo sul piatto dal centrosinistra come contropartita a permettere la magia di far approvare l’ennesima legge per il Teatro Stabile dell’Aquila?
E vissero tutti teatranti e contenti.
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