L'Aquila, Cialente: "fermare la guerra, tutte le guerre"

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“Non aggiungere polvere, ma fermare la guerra, tutte le guerre!” Questo l’appello del sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e dell’intera giunta comunale, in adesione alla giornata di “preghiera e digiuno” proclamata dal Pontefice contro la guerra.

“A titolo personale, - ha dichiarato il sindaco - seguendo ciò che detta la mia coscienza, ma soprattutto come primo cittadino, aderisco, insieme con l’intera giunta comunale, alla giornata di digiuno e preghiera proclamata da Papa Francesco per riportare la pace in Siria e contro tutte le guerre. Sono convinto che anche tanti cittadini aderiranno, per due ragioni. Il primo è che la città ha appena celebrato, riconoscendovisi, la Perdonanza, la festa del perdono, della pace e della riconciliazione, seguendo il magistero di grande Pontefice, Celestino V, che in secoli bui per la Chiesa tentò di testimoniare il messaggio cristiano come testimonianza di pace e d'amore, quello che Giovanni Paolo II chiamò il momento della riconciliazione con il “Creatore, con le creature e con se stessi”. La Città dell'Aquila fu dunque prescelta da Celestino per veicolare la gioia della pace tra gli uomini”.

“Il secondo motivo – ha proseguito Cialente -  è che la mia Città è stata completamente distrutta dal sisma. Sono quattro anni che vediamo le nostre case distrutte, siamo dispersi in una sorta di diaspora, negli alloggi provvisori o negli altri Comuni dell’Abruzzo e del Lazio , molti di noi sono senza lavoro. Chiunque viene nella nostra Città, vedendone le macerie e i danneggiamenti, afferma che appare come bombardata, come se fosse stata al centro di una battaglia. Le strade della città richiamano le drammatiche immagini di reportage di guerre in Libano, ex Jugoslavia, Cecenia, Iraq, Afghanistan. È stata distrutta da una calamità naturale – ha concluso il sindaco - e purtroppo dobbiamo accettare che a volte la natura sia così crudele, ma non possiamo accettare che questa distruzione, insieme con tanto dolore, possa essere scatenato dalla mano dell'uomo, incapace di trovare in se stesso il desiderio di vivere “riconciliato con tutte le creature e con se stesso”.

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