L’Aquila, terremoto: Commissione Grandi Rischi, non è una condanna alla Galileo

grandi rischi

di Maria Cattini, Linkiesta.it – Una sentenza storica quella che è stata pronunciata questo pomeriggio a L’Aquila dal Giudice unico, Marco Billi, nel Processo contro i componenti della Commissione Grandi Rischi.
Ma attenti ai titoli dei Tg e delle testate che parlano di condanna ai vertici della Commissione “per non aver previsto il terremoto” o per “avvisi insufficienti”. I giudici non hanno condannato i membri della Commissione per non aver previsto il terremoto: «sono state fornite dopo la riunione» si legge nel capo di imputazione «informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell’attività sismica vanificando le attività di tutela della popolazione». Secondo i pm gli imputati «sono venuti meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro funzione» anche sotto il profilo dell’informazione. Queste notizie rassicuranti «hanno indotto le vittime a restare nelle case». Quindi, i componenti della Commissione Grandi Rischi, in carica nel 2009, avrebbero rassicurato gli aquilani circa l’improbabilità di una forte scossa sismica che invece si verificò alle 3.32 del 6 aprile 2009.
Ci sono volute trenta udienze, quasi una a settimana, per giungere alla sentenza odierna. Per tutti i sette imputati, l’accusa è rimasta quella formulata dall’accusa: omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni per alcuni dei 309 morti provocati dal sisma del  6 aprile 2009 Per tutti i sette imputati, l’accusa è rimasta quella formulata dall’accusa: omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni per alcuni dei 309 morti provocati dal sisma del 6 aprile 2009 (di 29 persone e del ferimento di quattro). Una condanna esemplare, a sei anni di reclusione, per Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi ai quali sono state concesse le attenuanti generiche. Oltre alla condanna a sei anni, sono stati condannati anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e al risarcimento del danno, da liquidarsi in separato giudizio nei confronti di 56 parti civili. Una sentenza che farà storia ma non una condanna alla Scienza.
«Sono senza parole…Ero convinto che mi avrebbero assolto…» Così il professor Enzo Boschi commenta la sentenza che lo ha condannato. «Io non ho mai rassicurato alcuno in tal senso – ha detto Boschi – sfido chiunque a trovare anche un solo pezzo di carta con la mia firma che attesti quella presunta rassicurazione. Sappiamo che il patrimonio edilizio italiano fa schifo e che non c’è bisogno del terremoto per buttarlo giù». «Mi ritengo innocente di fronte a Dio e agli uomini». E’ stato invece il commento “a caldo” del professor Bernardo De Bernardinis, presente a tutte le udienze, ex vicecapo della Protezione civile e attuale presidente dell’Ispra, sulla sentenza del tribunale dell’Aquila, che lo ha visto condannato. «La mia vita da domani cambierà, ma se saranno dimostrate le mie responsabilità in tutti i gradi di giudizio – ha concluso – le accetterò fino in fondo».
«È la morte del servizio prestato dai professori e dai professionisti allo Stato – ha detto il fisico Luciano Maiani, attuale presidente della Commissione Grandi rischi – non è possibile fornire una consulenza in termini sereni, professionali e disinteressati sotto questa folle pressione giudiziaria e mediatica. Questo non accade in nessun altro Paese al mondo».
Detta così si butta però tutto “in caciara” con infiniti processi mediatici sulla prevedibilità dei terremoti e sulla condanna della Scienza. Ma questo può accadere solo fuori dall’Aquila e parlando con grande superficialità, dove fa più notizia la condanna galineana che non la realtà dei fatti ricercata in questo processo. «Non ci sono commenti da fare se non quelli del giudice che ha letto la sentenza: tutto il filo conduttore del processo non era la ricerca di colpevoli, ma quella di capire i fatti, perché noi con il compianto procuratore capo, Alfredo Rossini, volevamo solo capire i fatti. L’Aquila ha consentito che si tenesse questo processo delicato e si arrivasse a sentenza».   Così pubblico ministero Fabio Picuti, ha commentato la sentenza alla fine di questa lunga giornata.
Di fronte a uno scenario di mesi di sciame sismico, in un territorio ad altissimo rischio, con un pregresso di eventi disastrosi, gli aquilani, sulla loro pelle, sanno che la partita si è giocata sulle eccessive e continue rassicurazioni delle settimane precedenti che hanno indotto la gente ad adottare comportamenti rischiosi, restando in casa quando sentiva la terra tremare.
Quindi smettiamola di parlare di processo alla Scienza che «costituisce un precedente, in grado di condizionare in modo determinante il rapporto tra esperti scientifici e decisori», ma piuttosto iniziamo a ragionare su responsabilità, superficialità e cattiva informazione. Nessuna gioia per la condanna, nessun sentimento di vendetta, solo un sentimento di giustizia per tutto quello che è scaturito da quel 6 aprile in poi.

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