Per il Comune, commissariamento, dimissioni o naufragio pilotato?

Comune

Da qualche tempo il Sindaco dell’Aquila ha perduto la spocchia dello sfidante, forse per assumere quella ritenuta più accattivante della vittima. Evidentemente deve essere convinto che l’atteggiamento del «perseguitato» possa destare maggiore attenzione e qualche sparuto consenso elettorale in più.

Che l’esecutivo comunale non sia in grado di stilare il bilancio consuntivo dell’ente non è una novità. D’altra parte basta esaminare il documento contabile di previsione per l’esercizio 2010 per farsi un’idea precisa della precarietà di idee, di strategie programmatiche, di ricerca di certe ed idonee risorse economiche. Il bilancio di previsione, tanto osannato dalla giunta Cialente, poggiava le basi sulle risorse derivate dello Stato e sulle ordinanze relative agli interventi della protezione civile, alcuni dei quali, alla fine, sono stati gestiti direttamente dalle istituzioni statali.

Per un intero anno Cialente e compagni hanno preferito polemizzare con il Premier, con la protezione civile, con Piccone, con il commissario Chiodi, con Cicchetti, con Fontana e chi più ne ha, più ne metta, perdendo completamente di vista funzioni e ruoli propri dell’amministrazione comunale. Prova ne sia che il Sindaco non ha ancora capito che il piano di ricostruzione della città post terremoto, non post bellico, è un compito specifico dell’amministrazione comunale e non della regione, tanto meno della struttura di missione.

Se ancora non entra in questo ordine di idee, appare quanto meno chiaro che il commissario e il lungo codazzo della struttura commissariale si inseriscono a bella posta per far apparire l’ente locale inadempiente, meglio ancora incapace di gestire i compiti di programmazione e pianificazione.

Tutto ciò, invece, è stato abbondantemente recepito da due gruppi di potere che si contendono la completa gestione della ricostruzione della città, con la compiacente e meno, disattenzione dell’intera macchina amministrativa, sia politica che tecnica.

Infatti, da quando l’omogeneo gruppo, che inizialmente aveva legato, con un patto d’acciaio, Fontana al Sindaco e ad un eminente professionista locale, ha rotto ogni forma di dialogo di collaborazione, sono sorte due opposte correnti di pensiero. Una, quella dei «guelfi», si è attestata sulla tesi delle linee guida. L’altra, quella dei «ghibellini», molto disinvoltamente ha sposato la tesi della libertà operativa, sostenendo che le linee guida non servono a nulla. In questa ingarbugliata guerra, fatta di vuoti pensieri e di parole vaganti nell’etere, il Sindaco è stato lasciato in balia delle onde, facendolo cadere tra le braccia di una ‘operazione immobiliare’ che, attraverso i proclami di due consiglieri, diametralmente opposti per credo politico, ha fatto sparare la più grossa corbelleria del momento: «la completa ricostruzione dei fabbricati posizionati lungo l’asse principale della città, da porta Napoli alla Fontana Luminosa, in soli dodici mesi». È gia trascorso un intero mese e non si è visto ancora nulla. Guarda caso, però, la parte della città interessata dal progetto ingloba una grossa fetta di fabbricati opzionati dalla fantomatica ‘operazione immobiliare’. Sarà una semplice coincidenza? Lo sviluppo degli eventi chiarirà sicuramente i dubbi che attanagliano la mente dei cittadini.

Nel frattempo, il Sindaco, che non gode più di credibilità non soltanto all’interno del consiglio, della propria coalizione di maggioranza e degli organi d’informazione locali, emigra nell’area laziale, rilasciando a «Libero News» sconcertanti dichiarazioni in merito alla richiesta della costituzione di una commissione d’indagine parlamentare, alla quale affidare il compito «per stabilire se ci sono responsabilità per la ricostruzione. Se si continua ad accusare il comune dell’Aquila di ritardi della ricostruzione, sono pronto ad andarmene dopo cinque minuti».

Evidentemente Massimo Cialente era sicuro dei risultati a cui sarebbe giunta la commissione d’inchiesta e, ancor prima che venisse nominata la stessa commissione, ha deciso di dimettersi, senza aspettare i preannunciati cinque minuti. Oppure, il Sindaco ha voluto giocare la mossa della denuncia, della provocazione per cercare di ricompattare una sfilacciata maggioranza che, nell’oscurità, ha sempre tramato per metterlo in cattiva luce, per screditarlo al cospetto della pubblica opinione, per costringerlo alle dimissioni per potersi candidare, successivamente, alla carica di primo cittadino del capoluogo regionale.

Personalmente credo che Cialente ritirerà immediatamente le dimissioni (che ancora non firma), soprattutto per non rinunciare alla poltrona che, se dovesse sfuggirgli di mano, non ritroverà mai più. Saranno gli stessi cospiratori a chiedere a Cialente di ritornare sui suoi passi, altrimenti, anche loro, saranno posti sul lastrico senza appannaggi, senza visibilità e senza la certezza di essere candidati alle prossime elezioni. Anche la cosiddetta opposizione eserciterebbe pressioni per far restare il sindaco in carica, onde assicurarsi una ulteriore permanenza sulle comode poltrone del consiglio comunale.

Una ulteriore considerazione andrebbe tenuta in evidenza: le dimissioni del sindaco sarebbero oltremodo gradite, non tanto da Chiodi, quanto da Cicchetti che, così, potrebbe coronare il sogno di vedere rafforzata la propria posizione con la nomina di un commissario prefettizio di suo gradimento, che andrebbe a chiudere definitivamente il cerchio dei commissariamento, esautorando, di fatto, Chiodi.

La posizione di Cicchetti, comunque, si è consolidata con l’incarico conferito a Piccioli, uomo di sua piena fiducia, anche se la nomina è stata forzatamente fatta passare quale garanzia legale sui provvedimenti della ricostruzione. Ma di quale ricostruzione si parla? Di quella delle lungaggini imposta dalla linea Fontana per far durare il più a lungo possibile gli incarichi del commissariamento? Allo stato dei fatti, infatti, di tutto si può parlare, tranne che della accelerazione delle pratiche di ricostruzione della città. Prova ne sia che le famose «linee guida», di cui hanno tanto parlato Fontana e Chiodi, altro non sono che la vecchia edizione dello scorso anno, integrata di qualche piccola inezia del tutto ininfluente ai fini del reale processo di ricostruzione.

L’ulteriore nomina di Piccioli, invece, appare una vera e propria tutela della posizione di Cicchetti che non ha certo brillato in iniziative per le quali era stato presuntivamente nominato. Ha esordito con un solo provvedimento del tutto impopolare. Dopo di che silenzio assoluto. Ha lasciato trascorrere i giorni per non creare devastanti reazioni che avrebbero potuto mettere a repentaglio il cospicuo compenso, giudicato eccessivo, esagerato e ingiustificato dalla pubblica opinione. E, così, gli strateghi hanno deciso di ricorrere alla nomina di un ennesimo commissario di garanzia legale. Se andiamo avanti di questo passo, finiremo per creare strutture commissariali i cui compiti saranno quelli di controllare e verificare i comportamenti dei commissari e sub commissari nominati in precedenza. in parole povere, i pochi spiccioli destinati alla ricostruzione edilizia della città saranno spesi per le sole strutture commissariali, così come è avvenuto per i puntellamenti degli edifici da demolire.

Si dimetta pure, se vuole, il Sindaco Cialente e la sua evanescente Giunta. Faccia pure il gioco di Chiodi, Cicchetti, Fontana e compagni, ma abbia pure il buon senso di assumersi ogni e qualsiasi responsabilità in proposito. Alla gente non dispiace che Cialente si dimetta, non dispiace che venga nominato un eventuale commissario prefettizio. Ai cittadini duole il fatto della sconfitta di una città posta sul baratro della disfatta da una classe politica inefficiente e incapace di valutare il danno civile e morale che sarà apportato alla città più importante d’Abruzzo, al capoluogo di una regione che una cinquantina di cani arrabbiati vorrebbero distruggere e cospargere di sale per non consentirne una possibile rinascita.

Tutto ciò ha il sapore di un ‘naufragio pilotato’ da una maggioranza senza spina dorsale, da una classe politica disaggregata, priva di coerenza e di amor proprio, inconsapevolmente manovrata da «urbastri» commissari che, nelle lungaggini burocratiche, vedono realizzati solamente prolungati personali interessi legati ai lauti compensi, ai quali non vorrebbero mai rinunciare.

Vedremo nei prossimi giorni e nell’immediato futuro cosa penseranno in proposito i cittadini, i terremotati, i contribuenti di questo dilaniato territorio.

di Maria Cattini
[tratto da Gli Editoriali del Direttore – IlCapoluogo.it]

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