Il dopo Renzi in Abruzzo: “San Pietrino, aiutaci tu!”

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A quasi una settimana dallo “straordinario dono” della materializzazione – invocata da quasi 18 mesi- di Matteo Renzi in Abruzzo, i massimi esponenti del PD abruzzese torno a sperticarsi ancora nel dimostrare che l’evidente risultato scadente, in realtà, un evento salvifico per le sorti dell’intera regione. Da D’Alfonso in giù,quelli del PD hanno cominciato a inondare le redazioni con annunci miracolosi: secondo loro, dopo l’apparizione dell’amato leader, la ricostruzione dell’Aquila è cosa fatta; il porto di Ortona risolverà ogni problema logistico; “per percorrere il tragitto Pescara-L’Aquila si impiegheranno 45 minuti”; e la” nuova tratta FrecciaRossa” fantasma- la linea ad alta velocità si ferma a Bologna- “collegherà Pescara a Milano in solo quattro ore”. Più che promesse, quelle del PD abruzzese sembrano dei veri e propri miracoli. Ed infatti D’Alfonso, al termine del veloce incontro presso il Gran Sasso Science Institute, ha letteralmente benedetto il pio Matteo: dopo aver esordito ringraziandolo per “quel giorno che tu hai messo all’ordine del giorno il mezzo giorno d’Italia” (non ridete, ha esordito proprio così), ha concluso con un “Che Dio ti benedica”, rubando il ruolo del’arcivescovo dell’Aquila, anche lui presente tra i VIP insieme all’illustre spogliarellista Coccia Colaiuta.

Tutti i commentatori, però, hanno sottolineato come anche nelle parole di Renzi non ci sia stato nulla di concreto. Per quanto riguarda la ripresa economica e produttiva, “nonostante la crisi del petrolio, della Russia e della Cina”, secondo Renzi c’è in tutta Italia ad eccezione dell’Aquila: “i numeri che mi avete dato sull’Aquila ovviamente mi preoccupano- ha detto Renzi- In particolar modo la cassa integrazione è in contro tendenza rispetto a tutto il resto del Paese.” Ecco perché, “noi- promette Renzi- sull’Aquila dobbiamo monitorare da qui ad un anno.” Il resto dell’intervento del Primo ministro ha riguardato il Mezzogiorno, dove inserisce di diritto anche l’Abruzzo, confermando indirettamente le pessime performance economico, produttive e sociali della nostra Regione. In particolare Renzi ha fatto riferimento ad un “masterplan per il Mezzogiorno” non ancora scritto. “Noi divideremo il Mezzogiorno in 15 territori: l’Abruzzo come regione, il Molise, la Basilicata, la Puglia, la Clabria, e le città metropolitane, Bari, Palermo, Catania e Reggio eTaranto” esclusa quindi Pescara. “

“A me piacerebbe che per i rapporti che ci sono, l’Abruzzo fosse se non il primo, uno dei primi a firmare questo accordo insieme” ha poi aggiunto parlano di cose future e non già fatte come i politici locali cercano adesso di ostentare. “E’ evidente che oggi non posso prendere l’impegno di dire tutti sì, anzi…bisogna discutere perché non su tutti i punti ci troviamo d’accordo”. E in quel momento il Premier ha bofonchiato qualche riferimento all’istanza No-Ombrina, lasciando velatamente intendere di essere contrario ai contestatori e quindi favorevole alle trivellazioni.

Mentre i ricercatori del Gran Sasso Science Institute saranno forse ancora presi a scovare tra le tante balle e annunci fumosi cosa ci sia di concreto e cosa no, la classe politica del PD è invece sicurissima di aver strappato al Premier più di una promessa. Come, dove, quando non si sa, visto che tutto ciò che si sono detti sono stati costretti dai contestatori a dirselo davanti alle telecamere. AL GSSI, Renzi è entrato e uscito da una porta di sicurezza scortato solo dalla Polizia.  Non risulta ci siano stati alti incontri con D’Alfonso&co, ne ce ne sarebbero potuti stare considerando i tempi della visita lampo.

Un’ultima cosa va scritta, prima di chiudere quest’ennesima pagina di super cazzole della politica italiana. Sì può essere a favore o contro i comitati del NO-Ombrina. Si può rivendicare che L’Aquila è capoluogo d’Abruzzo, ma dove si può protestare e contestare solo per ciò che riguarda L’Aquila, come hanno sciaguratamente rivendicato il Sindaco Cialente e la senatrice Pezzopane nel corso di un’altra incredibile conferenza stampa. Ma non si può dimenticare che poco prima delle ultime elezioni regionali, tutto il PD abruzzese, compreso D’Alfonso, scesero in piazza a Pescara per protestare contro le trivelle. E allora, se qualcuno dei diecimila manifestanti, che casomai li ha pure votati, oggi si sente preso in giro e perde la pazienza, si può anche capirlo. Anzi: attenti che gli italiani, gli abruzzesi, gli aquilani non comincino finalmente a chiedere conto di tutte le promesse elettorali e i mirabolanti annunci non mantenuti.

Allora sì che ai politici non basterà invocare o nascondersi dietro “San Pietrino” per salvarsi dalla rabbia della gente.

Laquilablog.it, 30 agosto 2015

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