Vaiolo delle scimmie: più precauzione che emergenza
Il vaiolo delle scimmie è un’emergenza sanitaria globale. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha infatti deciso di includere il morbo nel più alto livello di allerta della sua scala di rischio sanitario. Ovvero, ai sensi del Regolamento Sanitario Internazionale, si tratta di un evento straordinario che potrebbe estendersi a più Paesi e che richiede una risposta globale coordinata.
Tanto straordinario però non è: dal 2011 lo stesso provvedimento è stato adottato dall’Oms per altri sei virus, Covid19 compreso. L’obiettivo è quello di stimolare i sistemi sanitari nazionali a farsi trovare preparati. Ma le risposte frammentarie e spesso tardive alle prime ondate del coronavirus hanno dimostrato come non sempre tali suggerimenti vengano recepiti. Almeno finora.
Epicentro Europa
I casi globali di vaiolo delle scimmie sono in rapido aumento. Nell’ultimo mese sono più che quintuplicati: da 3mila in 47 paesi a 16.800 in 74 paesi. Ma i decessi ufficiali sono solo 5. Tanto che lo stesso direttore generale dell’Oms sottolinea come il rischio nel mondo sia relativamente moderato. Tranne che in Europa.
Il 63% di questi casi sono infatti concentrati nel Vecchio Continente. In particolare, la Spagna è il paese più colpito, con più di 2800 casi registrati da maggio, quando il virus è comparso al di fuori dei sei Paesi africani dove da decenni è endemico. Il picco sembra però già superato. I contagi giornalieri nell’Ue stanno rallentando e sono nell’ordine delle poche centinaia. Insomma, non siamo di fronte a un nuovo Covid.
Trova le differenze
Il vaiolo delle scimmie è stato per la prima volta identificato nel 1958. Di conseguenza, per contrastarlo esistono già test diagnostici, farmaci antivirali e soprattutto vaccini. Come quello anti-vaiolo Imvanex, che ha oggi ricevuto il via libera dell’Agenzia europea del farmaco per un suo utilizzo anche contro il vaiolo delle scimmie.
Bavarian Nordic, l’azienda che lo produce, ha detto di avere a disposizione più di 5 milioni di dosi. E di poterne produrre 40 milioni all’anno. Data l’attuale contagiosità, una nuova corsa ai vaccini sembra per ora scongiurata. Così come la competizione tra gli Stati europei: la Commissione ha nuovamente fatto ricorso ad acquisti congiunti, assicurandosi nell’ultimo mese 163mila dosi.
Le altre 6 volte
Prima del vaiolo delle scimmie, l’Oms ha dichiarato questa situazione in altre 6 occasioni: nel 2009 con l’influenza suina (H1N1); nel 2014 per la poliomielite e per l’epidemia da malattia da virus Ebola; nel 2016 per il virus Zika; nel 2018 nuovamente per un’epidemia di Ebola e, infine, nel 2020 per il coronavirus.
L’Europa sembra più attrezzata per far fronte a eventuali nuove pandemie. Ma lo sono anche i Paesi in via di sviluppo?
Dati (ISPI)
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