Abruzzo Engineering, l’ultimo selfie della politica aquilana
La ricetta tradizionale della “porcata” all’italiana, per essere cotta a puntino, deve essere cucinata per ore a fuoco molto lento.
L’eccezionale ondata di calore che ha colpito anche L’Aquila, insieme ad un pizzico di diplomazia di Zibetto Lolli, una spruzzata di Pierpaolo Petrucci e una spolverata di Guido Liris a fine cottura giusto per esaltare i sapori, ha contribuito alla perfetta esecuzione del piatto servito l’altro giorno in Consiglio regionale, dopo una kermesse record durata venticinque ore tra il dibattito nelle Commissioni e i selfie dei Consiglieri nell’Aula semi deserta che hanno intasato i social network per tutta la notte. Il PD aquilano ha potuto così assaporare con gusto il salvataggio in extremis (18 voti a favore, tre astenuti e i cinque voti del Movimento Cinque Stelle contrari) di Abruzzo Engineering che, da oggi, si potrà occupare di attività “non indispensabili”- così le hanno definite i tecnici della regione- con la certezza che sarà la Regione a farsi carico degli stipendi dei dieci funzionari e 160 dipendenti. Per rendere meglio l’idea: è come se ieri la Giunta regionale capitanata da Luciano D’Alfonso avesse deciso di farsi carico di un numero di dipendenti pari a quelli che già oggi sono in sevizio in Consiglio regionale. Durante il dibattito in Aula, le opposizioni hanno più volte sottolineato che non è affatto chiaro di cosa si occuperanno tutti questi dipendenti per il futuro, se mai è stato chiaro di cosa si siano occupati nel passato. Ma alla politica aquilana tutto questo non importa: chiaramente a tutti interessava intercettare i voti in vista delle prossime elezioni comunali. E di cognomi di politici e di famiglie influenti, dentro la lista dei dipendenti di AE, ce ne erano troppi per lasciarseli sfuggire. Insomma, un salvataggio al sapore di Grecia, non tanto per la durata delle trattative, ma per la natura squisitamente bancarottiera dell’operazione portata a termine con i soldi dei contribuenti, mentre pesano sull’Abruzzo ancora 3 miliardi di debito accumulati con politiche molto simili nel corso degli ultimi 30 anni e lasciati in eredità alle nuove generazioni.
Alle prime luci dell’alba di ieri, malgrado la stanchezza, i dipendenti di AE, che hanno presidiato minacciosamente per tutta la notte le commissioni e l’Aula, sono potuti tornare finalmente a sorridere sereni: il loro posto di lavoro era salvo. Da oggi, però, potranno sorridere molto meno il resto degli abruzzesi disoccupati o in procinto di esserlo. Il prezzo politico del Salvataggio di Abruzzo Engineering sarà infatti molto alto. Anzi, altissimo. Ogni volta che ci sarà una nuova vertenza della Città dell’Aquila- dallo spostamento di uffici a Pescara alla chiusura dei reparti dell’Ospedale o al salvataggio di importanti realtà culturali come l’ISA- Il resto dei Consiglieri regionali, di maggioranza e di opposizione, ricorderanno agli aquilani della lunga maratona fatta nella calura estiva per salvare 180 dipendenti di Abruzzo Engineering. Sarà difficile sostenere che spostare la forestale dall’Aquila a Pescara, o lo “scippo” dei 40 milioni all’Ospedale del capoluogo, sono una “porcata”. L’Aquila e gli aquilani dovranno accontentarsi della porcata servita a salvare un “carrozzone” che costerà di circa 7 milioni di euro l’anno. Mica robetta. L’apparizione di Luca Ricciuti e Guido Liris in Commissione nel cuore della lunga notte è stata un’ingenuità politica servita solo a certificare l’aquilanità del salvataggio di AE a tutti i Consiglieri regionali- la maggioranza- che aquilani non sono. Ecco perché quei selfie sorridenti tra i banchi semi deserti diffusi nel corso di tutta la notte sui social con commenti sfacciati del tipo “stiamo ancora lavorando”, senza specificare bene per chi, rischiano di essere gli ultimi dei politici aquilani.
Certo anche la Giunta regionale sarà chiamata a pagare una contropartita con tutte le altre vertenze in atto nel resto della regione: dopo il salvataggio di 180 dipendenti di AE, sarà difficile spiegare a quelli del Mario Negri Sud, del Ciapi dell’ISA o dell’ARIT, che non ci sono i soldi per salvare anche loro. Per non parlare del taglio dei Punti Nascita che tanto hanno fatto arrabbiare i cittadini di Atri, Penne, Ortona e Sulmona. Per D’Alfonso, che durante tutte le 25 ore del Consiglio si è chiuso in un silenzio eloquente lasciando la parola sulla dichiarazione del voto finale all’aquilano vice Presidente Lolli, si aspettano giorni duri. Così come i commessi del Consiglio regionale e gli uomini della questura dell’Aquila avranno un bel da fare con tutti quei manifestanti che d’ora in poi si presenteranno ai cancelli protestando: “perché loro sì e noi no?”.
E allora sarà difficile anche per un diplomatico come Lolli argomentare sulle priorità di chi ha un pedigree politico e chi no. La “porcata”, dopo tutto, è un piatto agrodolce pensato per gli stomaci dei politici. Mentre, tra i normali cittadini, c’è chi lo digerisce e chi no.
Laquilablog.it, 16 luglio 2015
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