Aquilani troppo ‘criticoni’: Cialente si difende con la parabola del ‘buon bagnino’

cialente

di Maria Cattini – “Ventitrè o ventiquattro anni fa…”, inizia come un lontano ricordo d’infanzia -o come uno dei racconti del collega Veltroni- “la parabola del buon bagnino” con la quale il Sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ha voluto rispondere via Facebook “agli altri”, colpevoli di criticare il suo lavoro e il suo spirito di abnegazione alla causa.

Il Sindaco non indica chiaramente chi siano questi “altri” cittadini, preferendo, come è ormai nel suo stile, il tono dell’ambiguità. “Gli altri – scrive Cialente-  “pavidi, spesso lividi per la loro paura, vigliaccheria, mancanza di coraggio, o quella terribile cosa che è l’ignavia  da mancanza di generosità, anziché ammirare, criticano, per colmare la loro frustrazione.”

Contro tutta questa marmaglia di “criticoni”, un Cialente versione Jesus Christ Superstar condivide l’illuminante esperienza di quando, davanti ai suoi occhi, un giovane, timido bagnino mostrò il suo vero valore a tutti i bagnanti. E soprattutto ai colleghi bagnini che rimanevano in spiaggia solo a criticarlo, mentre lui, da solo, provava a salvare dei ragazzi sorpresi su di un pattino, oltre gli scogli, dall’improvvisa furia di un tempesta. “…Mentre gli altri bagnini cominciavano a gridargli ” fai così”, “”vai lì” “Ma no, che c… fai”, il futuro Sindaco dell’Aquila ebbe l’illuminazione: “capii che provava a mettere un momento il pattino parallelo alla costa e poi virava, e sembrava funzionare.”

E qui entra in gioco il Cialente che tutti conosciamo, il politico dotato del tempismo di chi sa andare in soccorso del vincitore al momento giusto e dell’opportunismo che lo ha reso famoso durante i mesi dell’emergenza post terremoto.

“Alla fine- ricorda Cialente- riuscimmo, alcuni di noi, ad entrare in acqua, gettati a terra dalla forza delle onde, ma alla fine, con una sorta di catena umana, riuscimmo a tirare a riva il pattino e la barchetta. Gli prestai i primi soccorsi soprattutto tenendo lontano gli astanti che volevano abbracciarlo, battergli una pacca sulle spalle, dirgli bravo.” Insomma Cialente voleva essere solo con l’eroe e salvarlo dagli “altri”.

Un racconto sicuramente ben scritto che secondo alcuni sarebbe il riadattamento di una storiella raccontata al Sindaco da Silvio Berlusconi in persona, nel corso di un pranzo ai margini di una delle tante- sicuramente troppe- inaugurazioni del progetto Case. Chi lo conosce bene, invece, giura che l’aneddoto sia vero e racconti esattamente il momento in cui il giovane Cialente, nel lontano 1989, venne definitivamente colpito dalla vocazione politica. Proprio in quello stesso anno, dopo quell’angosciante esperienza di salvataggio in  mare, decise di mettere alla prova tutta la sua “generosità” e di candidarsi per la prima volta al Comune dell’Aquila.
“Ventitré o ventiquattro anni fa…” E già, perché il Sindaco, inebriato dal narcisismo che caratterizza ogni medico prima ancora che ogni politico, dimentica soprattutto tre particolari: il primo particolare, fondamentale, che il bagnino diventa un eroe davanti agli occhi dei bagnanti, dei colleghi “criticoni” e dello stesso Cialente, solo quando riesce effettivamente a salvare i naufraghi; il secondo, che non esiste nella realtà alcun nesso logico di causa-effetto tra le critiche dei bagnati e i risultati ottenuti dal coraggioso bagnino, a meno che il Sindaco non voglia affidare la morale della sua parabola alla pura scaramanzia. E infine, ma non in ultimo, dimentica che sono quasi venticinque anni che Cialente attende sulla spiaggia per capire da che parte buttarsi, pronto a raccogliere gli applausi del pubblico mentre protegge il suo eroe.
E sono oltre venti cinque anni di attività politica, di cui gli ultimi otto trascorsi da Sindaco, che le nostre critiche aspettano di essere smentite da successi inopinabili del medico, “prestato” alla politica, Massimo Cialente. Vogliamo prendere, ad esempio, i risultati della sua Presidenza dell’Accademia dell’Immagine? Si rende conto Cialente che da 15 anni, qualsiasi progetto gestito dalla politica cittadina, di centro sinistra come di centro destra, è finita con pesanti e umilianti fallimenti per l’intera città? Di chi è la colpa di tutti quei dissesti finanziari? A Cialente non viene il sospetto che non sia la frustrazione ma l’esasperazione dopo decenni di balle a far sorgere tutte queste critiche da parte dei cittadini? Sindaco, come mai quasi il 20% del suo elettorato- 5.000 cittadini- ha deciso di non votarlo alle ultime elezioni?
Probabilmente è vero: gli aquilani, tutti gli aquilani, mostrano una attitudine  alla facile critica. Ma non è un novità. I dati statistici ci dicono che la maggior parte di loro- soprattutto tra la classe dirigente- è abituata a dire tutto e il contrario di tutto, fino a premiare gli amici e sfavorire i meritevoli, sicuri di avere comunque uno stipendio pubblico assicurato a fine mese. Ma dalle critiche, soprattutto quelle ingiuste o quelle che provengo da qualche sofista imboscato negli uffici pubblici, ci si può solo difendere con i fatti concreti. Non con le parabole.

di Maria Cattini, Laquilablog.it

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