La ricostruzione tra tensione, improvvisazione, paura
Non è una mia invenzione. Neppure una vostra impressione. È la realtà dei fatti che, oggi, anima il dibattito nelle sedi istituzionali, nelle segrete stanze, nelle piazze, nelle strade ancora piene di macerie. Sì. Di macerie si parla. Solamente di macerie. Anche quando i “grandi” della ricostruzione, con il Commissario in testa, si presentano alla presentazione di “bozze di linee guida” o di “schemi di decreti”. Forse, rimarrete un po’ titubanti nel leggere che si parla di macerie anche se si argomenta sulle cifre della ricostruzione.
È proprio così. Si continua a parlare solo di macerie, perché quelle che sono state lasciate sul pavimento, dopo la presentazione dello schema di decreto illustrato dal Commissario regionale, sono solo ed esclusivamente macerie politiche. C’è una sola differenza fisica, di composizione chimica. Quelle del terremoto sono rappresentate da detriti, da calcinacci. Quelle residuali delle pletoriche conferenze stampa sono essenzialmente evanescenti. Sono capaci di inquinare il pensiero dei contribuenti con una terminologia vuota, incomprensibile, volta puntualmente all’enfasi di discorsi privi di costrutto.
Proprio in occasione della frettolosa anticipazione del decreto di finanziamento delle opere da ricostruire in città, sono stati schierati dietro al tavolo dei relatori le espressioni del “gota” regionale, extra regionale, della fede e dei servizi. Infatti, accanto al Commissario sedevano il presidente della Società di Gestione delle acque cittadine, una delle colonne dei “quattro saggi”, l’Arcivescovo Metropolita, il Presidente della Provincia, il Magnifico dell’Università, il vice commissario ai puntellamenti dei Beni Culturali. Non basta. I due “moschettieri”, di cui qualcuno parla in odore di sostituzione, Fontana e Cicchetti sedevano in prima fila per ostentare un sorriso di compiacenza alle argomentazioni del Commissario, ma senza avere un ruolo ed una precisa funzione per l’occasione. Comunque, erano strettamente controllati dalla vera protagonista della presentazione, la Curia, che non si è distratta un attimo.
Chiodi ha fatto veramente una bella figura. Ha illustrato, sbracciandosi a più non posso, del lavoro di capillare rilevazione del centro storico della città. Ha elogiato la tridimensionalità del prestigioso filmato, utilizzabile ai fini di una precisa e razionale progettazione degli immobili da ricostruire. Ha puntualmente dimenticato di dire che tale lavoro avrebbe dovuto essere eseguito dalla struttura commissariale che fa capo a lui. Ha dimenticato di evidenziare che i fabbricati, oggetto della rilevazione, sono quasi tutti di esclusiva proprietà della Curia. Non ha voluto indicare il costo del lavoro di rilevazione, anche solo del costo degli scanner utilizzati perché, forse, sarebbe risultato troppo stridente rispetto alla modesta somma elargita a Google (seimila euro), che ha eseguito lo stesso lavoro con altrettante professionalità.
L’assenza del Sindaco dell’Aquila rappresenta quella maceria politica di cui vi ho parlato sopra. Non è stata spesa una parola per giustificarne l’assenza, anzi, qualcuno, mettendo le mani avanti per non far emergere le proprie responsabilità, ha cercato di scaricare su Cialente le responsabilità di una mancata presentazione delle “linee guida” della ricostruzione, preordinate in sedi separate e certamente non troppo “trasparenti”, dai vari comitati e componenti della struttura commissariale, con il solo scopo di cercare di dare una qualsiasi giustificazione ai lauti compensi percepiti.
Al termine della conferenza sono stata assalita da una stizza e da uno stato d’animo deprimente nel constatare con quale abilità possono essere manipolate non soltanto le carte, i filmati, le parole, ma, anche e soprattutto, le menti dei poveri cittadini che aspettano l’operatività delle amministrazioni delegate alla ricostruzione. Da una parte, l’uomo della strada aspetta concrete notizie di avvio delle opere. Dall’altra, qualche abile incantatore si affretta ad annunciare l’emanazione di un possibile decreto per il finanziamento delle opere, sapendo che la crisi di governo corre più veloce delle sue azioni, dei suoi discorsi. Sono certa, a questo punto, che il Commissario Chiodi sarebbe capace di indire, qualora il governo dovesse cadere domani, una nuova conferenza stampa per dire ai cittadini del cratere sismico “la colpa è tutta del governo. Io ho assolto totalmente il mio compito”.
Continuerebbe a parlare di trasparenza, come ha già fatto nella polemica con Cerasoli. Continuerebbe a raccontare favole ai Comuni, come ha fatto nella polemica con Cialente, affermando, per l’ennesima volta, “Il piano di ricostruzione del centro storico è invece compito dei Comuni, non del Commissario delegato”.
Allora, perché si è affrettato a scavalcare Cialente per presentare le linee guida per il recupero del centro storico cittadino? Ha continuato, indisturbato, a parlare di argomenti che non hanno certamente la priorità rispetto alle imminenti scadenze della restituzione delle anticipazioni delle ritenute fiscali, delle tasse, dei consumi di acqua, gas, elettricità.
Perché non si è occupato della equa restituzione delle anticipazioni in maniera razionale e parificata al trattamento riservato ad altre Regioni?
Perché non si è occupato della ricettività degli studenti, sottoposti ad una vera e propria gabellazione da parte di taluni spregiudicati? Forse vuole portare prima all’agonia questa gente, questa città, per potersi poi sedere sul trono di una regione lacerata, improduttiva, incapace di promuovere un programma “vero” di sviluppo socio economico.
A questo punto, forse, avrà raggiunto l'obiettivo di stare sul quel “trono” inseguito da tempo. E si accorgerà, invece, di essere seduto sulle macerie che il suo pletorico Commissariato ha prodotto e generato a danno di quella comunità regionale che, bene o male, rimpiangerà quella delega elettorale che gli ha conferito.
di Maria Cattini
[tratto da Gli Editoriali del Direttore - IlCapoluogo.it]
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