L’Aquila: estorsioni e ricatti a Chiodi e Pezzopane, indagati in quattro

chiodi facebook

Diventata famosa per la stanza 114 l’indagine sulla Rimborsopoli abruzzese continua a far parlare. E’ di oggi la notizia di Marcello Ianni, pubblicata sul Messaggero, che la Dda (procuratore capo, Fausto Cardella e sostituto Antonietta Picardi) ha chiuso le indagini preliminari portate avanti dalla Digos dell’Aquila su quattro persone, indagate a vario titolo per estorsione, ricatto e articoli denigratori, nei confronti dell’ex governatore Gianni Chiodi e della senatrice Pd Stefania Pezzopane. Si tratta di Gianfranco Marrocchi di 60 anni di Pescara, residente a Lucoli; Giovanni Volpe di 59 anni di Battipaglia; Raimondo Onesta di 40 anni di Roma, residente a Pratola Peligna ed infine Marco Minnucci di 29 anni di Fermo, residente a Porto San Giorgio, assistiti dagli avvocati Angela Maria Marinangeli, Alessandra Spadolini e Paolo D’Amico.

“Dalla realizzazione di un film “hard” passavano alle manipolazioni di fotografie con tanto di “bacio rubato” sulla guancia fuori dal palazzo della Regione ad una candidata alle passate elezioni regionali. Erano abili con il Photoshop e avevano architettato un articolato e trasversale piano per estorcere denaro alla senatrice aquilana del Pd, Stefania Pezzopane e all’ex governatore della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi. All’ex governatore chiedevano soldi per fermare un film hard sulla sua relazione extraconiugale con la Marinelli e millantando di avere altre foto scottanti. Alla Pezzopane invece chiedevano appalti e favori promettendo di frenare la pubblicazione di foto e articoli su un quotidiano nazionale dove già la senatrice e il compagno Colaiuda erano comparsi in una foto modificata.

Il clan ha fatto presente a Chiodi di essere in possesso di materiale piuttosto imbarazzante, a loro giudizio, per il politico: una foto in cui Chiodi veniva ritratto fuori dal palazzo della Regione mentre salutava con un bacio sulla guancia Sabrina Bocchino di Vasto (candidata anche lei a consigliere regionale) oltre a presunte informazioni su distrazioni dal bilancio regionale di fondi destinati alle Pari Opportunità, e sulla presenza dello stesso Chiodi in una villa sulla Via Cassia. Chiodi è andato alla Digos. Secondo l’accusa il film avrebbe avuto un costo di circa 35 mila euro, somma avrebbe dovuto pagare l’allora governatore proprio per bloccare nel periodo elettorale l’uscita del materiale che avrebbe potuto offuscare la propria immagine.

Minnucci e Marrocchi sono accusati di aver prospettato e fatto pubblicare su un quotidiano nazionale, una foto modificata raffigurante la senatrice Pezzopane con il compagno Simone Coccia Colaiuda in una vasca idromassaggio insieme a un secondo uomo, un ex pregiudicato. Marrocchi avrebbe chiesto alla Pezzopane un finanziamento per un progetto sul sociale, assicurandole di impedire la diffusione di ulteriori articoli denigratori garantendo di poter intervenire su Minnucci. Il quale a sua volta, nel frattempo scriveva articoli su siti on line e Facebook accennando a ulteriori (ma falsi) particolari piccanti. Anche in questo caso la Pezzopane non ha perso tempo nel denunciare l’estorsione agli organi di polizia che hanno chiuso il cerchio”.

Della vicenda riguardante il film hard in lavorazione si erano occupati anche L’AquilaBlog in più articoli, e Il Fatto Quotidiano. Ultimamente Marrocchi è tornato alla ribalta in città dopo essere stato presentato quale Responsabile Marketing dell’Aquila Calcio, mentre sul sito di cui era editore è apparso un articolo, ritwittato anche dalla Pezzopane, a difesa della senatrice e del fidanzato, dopo la vicenda della fascia ‘usurpata’ di + bello d’Italia.

Pronta la dichiarazione del giornalista di Liberoquotidiano, Marco Minnucci, sul proprio profilo Facebook:

Mi ritengo completamente estraneo ai fatti e vittima di una macchina del fango da parte della sinistra e delle testate di sinistra. L’unico clan che vedo in questo momento è quello di alcuni esponenti politici di sinistra, di certa magistratura di sinistra e di alcune testate di sinistra. Le testate che hanno parlato di “Banda”, “Clan” e hanno messo i 4 indagati sullo stesso calderone verranno prontamente querelate, in quanto mi sembra doverosa la precisazione per cui si tratta di due procedimenti giudiziari separati: quello che riguarda l’amico Gianni Chiodi, sul quale io non c’entro nulla e quello assurdo e inventato di sana pianta che riguarda la Senatrice Pezzopane. Mi si accusa di aver svolto la mia attività su Liberoquotidiano a scopo estorsorio. Credo che tutti possano andare sul sito di Liberoquotidiano, digitare il mio nome, vedere gli articoli sulla Pezzopane e valutare liberamente se mai dalla mia penna è uscito qualcosa di vagamente diffamatorio. Per giunta, come potete constatare, non ho mai firmato alcun articolo che fa riferimento a quella foto sulla piscina. Come ripeto sono completamente estraneo ai fatti e alle bugie che stanno pubblicando in queste ore. Le persone che mi conoscono sanno benissimo la mia condotta, sempre ispirata all’etica, all’onestà. Quanto alle tante persone che stanno intasando il mio telefono a caccia di una dichiarazione, posso solo rispondere con questa frase: “Ringrazio mio padre di non avermi fatto di sinistra.”

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