L'Aquila: le Idi di marzo in salsa aquilana
Acque sempre più agitate nel centrodestra aquilano, anche se il tormentone che sta tenendo banco in questi giorni è se le Primarie, per la scelta del candidato Sindaco, si faranno o meno. In quest'ultimo caso verrebbe smentito il nuovo corso segnato da Angelino Alfano e cavallo di battaglia del coordinatore provinciale Pdl, Gianfranco Giuliante, come toccasana salvifico per ridare slancio ed intensità ad un partito troppo 'calato' dall'alto.
Le primarie del centrodestra, si diceva. Rischiano di diventare delle eterne incompiute. Al momento sembrano non esistere margini di riavvicinamento tra le posizioni contrapposte De Matteis/Giuliante, se non attraverso uno spargimento di sangue 'politico' che passa attraverso le grandi manovre nazionali di Chiodi e quelle silenziose, ma tenaci, di Filippo Piccone. Al momento l’intesa non c’è e, probabilmente, non ci sarà.
Le primarie del centrodestra, si diceva. Rischiano di diventare delle eterne incompiute. Al momento sembrano non esistere margini di riavvicinamento tra le posizioni contrapposte De Matteis/Giuliante, se non attraverso uno spargimento di sangue 'politico' che passa attraverso le grandi manovre nazionali di Chiodi e quelle silenziose, ma tenaci, di Filippo Piccone. Al momento l’intesa non c’è e, probabilmente, non ci sarà.
Solo strategie e tatticismi? De Matteis che ancora non scioglie il nodo della sua candidatura minaccia di scendere in campo da solo, alla guida di una nutrita coalizione alternativa ai due poli. Giuliante, dal canto suo, risponde provocatoriamente con una propria candidatura in caso di scelta del candidato De Matteis calato da Roma.
Obiettivo delle elezioni primarie, siano esse aperte, semiaperte, semichiuse, chiuse, con soluzione unica oppure a doppio turno, dovrebbe essere quello di puntare a scegliere il candidato migliore, quello con maggiori probabilità di vittoria in uno scontro elettorale con il candidato più forte dello schieramento avversario, oltre, naturalmente, a stimolare il coinvolgimento della società civile e la partecipazione di gruppi e partiti minori. Questo evidentemente è più dichiarato nelle intenzioni pre-elettorali che non nella reale volontà di intraprendere un nuovo corso e un ricambio: fantaprimarie, a questo punto, chiamiamole.
Dietro questo persistente e deprimente spettacolo mediatico, la politica aquilana dà il peggio di sé. L'attacco a un consigliere non più allineato, reo di aver espresso una voce fuori dal coro dei detrattori delle primarie, è stata francamente una caduta di stile per una politica che dovrebbe invocare la coesione e l'unità di intenti in una città, come L'Aquila, che di problemi ne ha da vendere. Ancora una volta ci troviamo ad affrontare il "il nanismo politico" dei politici aquilani che non cercano la condivisione sulla visione di un futuro della città, ma solo la condivisione su nomi nel puzzle della coalizione che sarà. Personaggi che pongono veti e aut aut, spesso inconcludenti, che hanno dimenticato il loro passato... ma il loro passato non li ha dimenticati. E il passato riaffiora sempre.
Ad oggi i candidati pronti all'appello sono Cialente, Vittorini, De Matteis, Giuliante, Di Cesare, Festuccia, Mancini, Verini, Carlomagno e D'Eramo, con un'infinità di sigle, Pd, Pdl, La Destra, Mpa, Idv, Sel, Fli. Udc, Api, Psi, Prc, Pdci, Appello per L'Aquila, L'Aquila che vogliamo, Città di persone. Mille candidati per 32 posti di consigliere comunale.
Arrivati a questo punto l’impressione è che se continua questa lotta senza quartiere le uniche primarie a cui parteciperà il centrodestra saranno quelle del centrosinistra.
E, forse, così smetteranno di giocare.
di Maria Cattini
[tratto da Gli Editoriali del Direttore - IlCapoluogo.it]
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