L’Aquila una nuova Pompei? incubo da scacciare
di Maria Cattini, Linkiesta.it - Leggo Michele Serra e il suo ‘sisma tour’ ed è come un cazzotto nello stomaco mentre si fa largo, anche in Emilia, dopo la catastrofe, una nuova forma di turismo: quella della visita ai paesi fantasma e delle macerie. Era già accaduto a L'Aquila.
“Non vi sta imbrogliando, […] – dice Michele Serra - chi vi propone di andare ad ammirare gli effetti di terremoti del passato, come quello del Belice o quello di Messina: le macerie non sono state ancora rimosse”.
Quante volte abbiamo scritto e parlato del turismo delle macerie in questi tre anni dal 6 aprile 2009? Ma è inopportuno il “turismo delle macerie”? Dipende. Il terremoto di sicuro spaventa i turisti, ma le macerie attirano i curiosi.
Il timore di una “nuova Pompei” ancora oggi che la ricostruzione del centro storico appare un sogno, sembra trovare conferma nell’arrivo costante di turisti che rispondendo a una curiosità morbosa, scattano foto ai palazzi distrutti, alle chiese danneggiate, ai luoghi segnati indelebilmente dalla tragedia e dalla morte, nel silenzio spettrale rotto solo dai rumori dei lavori in corso. Impossibili cartoline e souvenir rimandano alla città che non c’è più. Le località terremotate, con lo spettro di ritrovarsi a diventare paesi fantasma, sono ormai occasione per i turisti delle catastrofi, catastrophe watchers, come li chiama Serra.
Alla domanda se si possa considerare opportuno per il rilancio del territorio il turismo delle macerie, ricordo un cartello anonimo appeso davanti alla Casa dello Studente che recita:
“Ai turisti, ai forestieri e ai curiosi… quello che state visitando non è un posto qualunque, NON è un’attrattiva turistica. Questo era un pezzo della nostra città, viva fino a poco tempo fa. E’ troppo presto per trattarla come un sito archeologico, dove mettersi in posa sorridenti per scattare una foto. Abbiate pietà di chi sotto queste macerie è morto e di chi a causa di quelle morti ancora piange. Considerate che, dove voi venite a curiosare, noi ci viviamo. La nostra è una realtà difficile che difficilmente capirete. L’unico aiuto che potete dare è riportare con onestà quello che vedete e fare in modo che tutti conoscano la dignità e la forza che ci fa andare avanti”.
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