Lo scontro sulla norma anti-rave fa litigare tutti

rave party

I rave party ancora al centro dell’attenzione dopo la norma che punisce con la reclusione da tre a sei anni organizzatori e partecipanti.

Le nuove norme del decreto anti-rave rendono possibili le intercettazioni. E il nuovo reato si potrà contestare anche a chi si limita a partecipare ai raduni. La norma inserita nel Decreto Legge 31 ottobre 2022, n. 162 già pubblicato in Gazzetta Ufficiale consente attraverso il nuovo articolo 434-bis del Codice Penale l’estensione ai raduni di qualsiasi tipo.

L’ipotesi si una “deriva autoritaria” fa litigare il leader della Lega, Matteo Salvini, e il segretario del Pd, Enrico Letta. «Un Pd ormai in confusione totale difende illegalità e rave party abusivi, chiedendo al governo di cambiare idea», scrive su twitter il vicepremier. Il riferimento è alle tante richieste di esponenti dem, a partire dalle due capogruppo Deborah Serracchiani e Simona Malpezzi, di ritirare la norma.

Salvini ha aggiunto poi che «indietro non si torna» e che «le leggi finalmente si rispettano».

La risposta è arrivata dal leader dem. «No, il rave party di Modena è stato gestito bene, con le leggi vigenti», commenta Letta. «Le nuove norme che avete voluto con decreto legge non sono contro “i rave party abusivi” ma suonano come limite alla libertà dei cittadini e minaccia preventiva contro il dissenso».

Cosa ne pensano altri esponenti politici?

«Una norma raccapricciante, da Stato di polizia», tuona il leader M5S, Giuseppe Conte.

E duro è anche il leader di Azione, Carlo Calenda: «Dalla Meloni una norma scritta a cavolo, tanto per fare la dura».

In controtendenza, a sinistra, il presidente dem della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: «Io sono uno di quelli che pensa che ogni forma di illegalità vada contrastata».

Piantedosi al Corriere: «Fermeremo solo i rave. La norma non varrà per altre situazioni». «L’obiettivo di queste norme approvate dal Consiglio dei ministri è allinearci alla legislazione degli altri Paesi europei anche ai fini di dissuadere l’organizzazione di tali eventi che mettono in pericolo soprattutto gli stessi partecipanti — ricordo che a Modena si ballava in un capannone pericolante e si rischiava una strage — e finiscono per tenere in scacco intere zone, pregiudicando attività commerciali e viabilità. Dobbiamo garantire, in primo luogo, che i giovani possano divertirsi senza esporsi a pericoli per la loro incolumità e poi tutelare gli imprenditori che subiscono la concorrenza di chi agisce in spregio a qualsiasi regola», – ha chiarito il ministro durante l’intervista al Corriere della sera.

Lo applicherete anche per le occupazioni nelle scuole e gli altri assembramenti? «Credo sia interesse di tutti contrastare i rave illegali. Trovo invece offensivo attribuirci la volontà di intervenire in altri contesti, in cui si esercitano diritti costituzionalmente garantiti a cui la norma chiaramente non fa alcun riferimento. Trovo offensivo attribuirci la volontà di intervenire in altri contesti, dove si esercitano diritti costituzionalmente garantiti, cui la norma non fa riferimento .In ogni caso la conversione dei decreti si fa in Parlamento, non sui social. In quella sede ogni proposta sarà esaminata dal governo», ha concluso Matteo Piantedosi.

L’ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick attacca la norma Meloni-Piantedosi. «A quanto ricordo – dice l’ex Guardasigilli oggi a Repubblica – la Costituzione parla di limitazioni “soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica” mentre non fa cenno a pericoli per l’ordine o per la salute pubblica. Andrebbe subito verificata la costituzionalità di questa estensione dei limiti». Flick critica infine l’approccio verso i giovani: «Mi sembra pericolosa l’idea di combattere il loro disagio con strumenti di carattere penale e con sanzioni che appaiono molto pesanti e con un nuovo reato, quando sono più che sufficienti quelli che già esistono». Gli stessi argomenti li solleva Gaetano Azzariti, costituzionalista della Sapienza: «C’è una stretta e un controllo sugli individui che si può dedurre dalla possibilità di intercettare tutti, anche i minori. A dispetto delle rassicurazioni di esponenti del governo, i pm potranno mettere sotto controllo i telefoni di moltissime persone, pur giovanissime, senza che abbiano commesso alcun reato. Senza neppure poter escludere quelli di politici o sindacalisti che organizzano raduni ritenuti pericolosi». Il professor Manes invece punta il dito su un altro punto dirimente: «Scatta un raduno, arriva la polizia, identifica organizzatori e partecipanti e li denuncia all’autorità giudiziaria. A quel punto la legge deve fare il suo corso. In quale palasport o stadio facciamo il processo?».

E l’affermazione di Paolo Ferrero, ex segretario del Partito Comunista sui rave party ha acceso le polemiche e le indignazioni dei militari. Ferrero, infatti, in trasmissione a Zona Bianca, ha paragonato i rave party in corso a Modena ai festeggiamenti degli alpini. Sul web non sono mancate  le reazioni indignate all’affermazione dell’onorevole.

“Vietate le riunioni di condominio!”. È l’appello scherzoso che Fiorello rivolge al governo, commentando le nuove norme sui rave, nella diretta mattutina su Instagram con cui sta rodando il suo ritorno in Rai . “Ci sono delle priorità, bisogna occuparsi delle cose che incidono sulla vita delle gente”, ha aggiunto lo showman.

Penalisti: con nuovo reato su rave le intercettazioni sono possibili

“La norma che vieta i rave stabilisce sanzioni anche per i partecipanti, nei confronti dei quali la pena è ‘diminuita’”. “Ciò vuol dire che il giudice, al termine del processo, deve applicare una diminuzione che può arrivare fino ad un terzo della pena edittale che nei confronti degli organizzatori può andare dai tre ai sei anni”. “Non comprendo, quindi, perché il premier Meloni abbia voluto rivendicare di non avere dato il via libera alle intercettazioni dal momento che questo reato prevede pene superiori ai cinque anni”. Lo afferma il presidente delle Camere Penali, Gian Domenico Caiazza.

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