Ricostruzione dell’Aquila: ora per Pezzopane il “chianni e fotti” non funziona più, meglio gli anatemi contro i gufi

di Maria Cattini – di Maria Cattini – “L’arrivo di queste risorse è uno schiaffo in faccia ai tanti gufi, che continuano con la loro litania sui fondi virtuali e che quasi si rallegrano se le risorse mancano”: è ciò che ha dichiarato l’irrefrenabile senatrice Stefania Pezzopane, all’indomani della notizia dello sblocco dei fondi CIPE. Un miliardo e 126 milioni che, aggiunti ai circa altri 300 già stanziati per il 2015, anche quest’anno garantiranno tutte le risorse economiche per la ricostruzione. Come ha sempre sostenuto l’ex Presidente della Regione, Gianni Chiodi, e esattamente come aveva promesso, appena un anno fa, su La Stampa di Torino l’allora ministro alla Coesione territoriale, Carlo Trigilia.

Quindi chi sarebbero questi gufi?

Chi, fino a soli pochi mesi fa, ha continuato a contestare duramente la certezza di quelle risorse gettando allarme e preoccupazione in tutto il cratere?
Sicuramente la Senatrice Blundo citata dalla collega Pezzopane che, in pieno stile da teoria del complotto caratteristico degli esponenti del M5S, continua a chiedere  almeno dal 2013 chiarezza sui fondi. Ma la mancanza di chiarezza – secondo la Pezzopane – potrebbe essere un problema del tutto personale della Blundo, per altro esponente locale di un partito di opposizione sempre più marginale e inconsistente.
Se qualcuno, almeno fino allo scorso autunno, ha invece continuato a fare politica e ottenere visibilità lanciando continui allarmi sulle risorse che mancavano, questi sono stati proprio la senatrice Pezzopane e il sindaco Cialente, insieme a qualche sindacalista della CGIL (sempre in prima linea a sostenere le tesi del PD aquilano) e della CISL. Per chi lo avesse dimenticato, fu proprio Cialente a minacciare, esattamente un anno fa, le dimissioni ritenendo non attendibili e offensive le assicurazioni del ministro Trigilia.

Quel Trigilia reo di aver tenuto conto dei 12 miliardi di euro spesi nei primi cinque anni del post sisma e, soprattutto, di cercare di far capire agli italiani quale erano le vere criticità che impedivano una rapida e virtuosa opera di ricostruzione dell’Aquila:

Il nodo non sono per risorse che ci sono state e ci saranno– affermò l’ex ministro a gennaio del 2014 – ma è come affrontare la ricostruzione, con quale visione strategica, quali legami con lo sviluppo del territorio e su come sia possibile farlo con uno strumento vecchio come il Piano Regolatore del 1975”.

Criticità che, evidentemente, rimangono tutte e queste sì dovrebbero preoccupare tutti noi. Altro che i “gufi”!
Come conferma l’increscioso stato di Via Corrado IV, la principale e più trafficata arteria di accesso alla città: circa due chilometri di strada che, dopo cinque anni di lavori e numerose inaugurazioni beffa dei politici locali, sono ancora inutilizzabili nella loro totalità.
E fu proprio l’indomabile senatrice Pezzopane, sempre un anno fa, a rispondere a Triglia che assicurava l’esistenza delle risorse per L’Aquila attaccandolo a muso duro: “Il Ministro della Coesione territoriale, come uno sciacallo,- dichiarò la Pezzopane senza perdere un attimo- interviene all’indomani degli arresti dell’8 gennaio”. “Nella lunga intervista a La Stampa, afferma delle falsità di una gravità inaudita”, tuonò sempre la Pezzopane, arrivando a chiedere “la gestione della ricostruzione del cratere passi dal ministero della Coesione territoriale alla presidenza del Consiglio dei ministri”.
Certo la Pezzopane, in questi ultimi anni, ci ha abituato a clamorose doppie giravolte carpiate e a tipici gattopardismi della politica italiana: come in occasione del suo passaggio da acerrima nemica di Renzi e dei fascisti a rottamatrice di prima linea, durato il lampo di un tweet. Ma questa ultima crociata della Pezzopane contro i “gufi” – che per qualche oscuro motivo dovrebbero gioire per la mancanza dei fondi della Ricostruzione- sembra un vero e proprio esempio di scuola sull’utilizzo del decalogo della manipolazione mediatica delle masse formulato da Noam Chomsky.
Già l’utilizzo di un elemento legato alla credulità popolare come l’esistenza dei “gufi” per giustificare eventuali insuccessi- come usano spesso anche il primo ministro Renzi e il sindaco Cialente- racchiude ben quattro principi del famoso decalogorivolgersi alla gente adulta come a dei bambini; usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione; mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità; rafforzare il senso di colpa.
Invece, l’aver sostenuto per anni- almeno fin quando il centro sinistra non si è garantito il governo nazionale e della Regione, oltre a quello cittadino- il finto problema della mancanza di risorse davanti all’evidente incapacità della politica locale di avviare una buona e virtuosa gestione della ricostruzione  (basti pensare alla mancanza di un utilizzo corretto e al passo con i tempi dell’informatica per la gestione delle pratiche, all’assurdo progetto dell’aeroporto dei Parchi, all’eterna incompiuta dell’Acquasanta, o al già citato scempio di viale Corrado IV, solo per fare alcuni esempi) rispecchiano perfettamente altri due principi di quel decalogo: ossia La strategia della distrazione e il principio del problema-soluzione-problema.
Secondo Chomsky, infatti, per controllare le masse, soprattutto quelle disattente o male informate, il politico tende spesso a inventare a tavolino un problema, per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. La misura, in questo caso, doveva essere la delega del Governo alla Pezzopane per la ricostruzione in modo che l’intera filiera dei fondi passasse nelle mani dell’ineffabile trio: Pezzopane (governo nazionale), Lolli (Regione) e Cialente (Comune).
Per nostra fortuna, il decalogo di Chomsky è efficace solo sulle masse, soprattutto su quelle incolte, ma non con altri politici con il pelo sullo stomaco come il premier italiano. Alla fine, lo stesso Renzi, che da mesi si rifiuta di venire a L’Aquila, ha dato un ulteriore segnale (o “schiaffo”) alla Pezzopane preferendole il sottosegretario all’Economia Paola De Micheli. Ed ecco perché, oggi,  Cialente, Pezzopane e Lolli hanno abbassato i toni contro il Governo: hanno capito che il “chianni e fotti”, almeno con Renzi, è controproducente.  Adesso tocca proprio a loro riuscire a realizzare qualcosa di concreto e apprezzabile con tutti questi soldi. Rimane da vedere se l’ineffabile trio, dopo quasi sei anni sprecati a improvvisare e dopo aver fatto fuggire personaggi come l’architetto Renzo Piano e l’ex ministro Fabrizio Barca, ne sarà realmente capace.

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