Siamo tutti farabutti?

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La comunicazione in questi giorni è più che mai nell’occhio del ciclone. Da Porta a Porta ad Anno Zero, dalla manifestazione per la libertà di stampa del 3 ottobre, alle censure più o meno minacciate.

Sinceramente non ho visto Anno Zero ma vorrei continuare a vedere anche le trasmissioni che non piacciono al presidente del Consiglio, così come vorrei che fosse irrinunciabile la libertà di scelta sancita dall’art.21 della Costituzione. Ormai non passa giorno in cui l’informazione libera non subisca gli attacchi del presidente del Consiglio o del suo entourage.

Anche L’Aquila non è da meno. Le critiche di Bertolaso a certa stampa che farebbe “cattiva informazione” o “disinformazione” mi lasciano perplessa, e le trovo francamente irrispettose per il nostro lavoro quotidiano. Non so a chi si stesse rivolgendo, in quanto ritengo che tutta la comunicazione locale, impegnata “in trincea” ad affrontare questo terremoto, abbia fatto e faccia ogni giorno dell’ottima informazione, in tutti i sensi e tra mille difficoltà. E parlo della carta stampata, della televisione, della radio, del web, insomma, la voce dell’informazione locale impegnata in prima linea da sempre, ma soprattutto dal 6 aprile, per la gente e con la gente d’Abruzzo.

Nel caso ci dovremmo indignare noi per la speculazione dei grandi media sulle nostre disgrazie e sul grave momento di disagio che stiamo vivendo, con la nostra vita diventata ormai un continuo spot.
Certo quando seguiamo le vicende politiche e non esprimiamo le nostre idee. Come tutti quelli che fanno informazione abbiamo lettori favorevoli e contrari. Guai se non fosse così. Si correrebbe il rischio di favorire l’appiattimento delle idee e scomparirebbe la capacità di analisi critica.

Qual’è il problema? Non si deve parlare, né scrivere delle manifestazioni di protesta dei cittadini, dei comitati, degli interrogativi posti, dei ritardi e delle irregolarità, delle cose che non vanno e delle proteste?

Non so se è così ma noi continueremo a fare il nostro lavoro, a dare voce alle storie sul campo, a L’Aquila che parla, soffre, discute, litiga e pensa, mossi dalla volontà di far conoscere tutto, anche quello che si vorrebbe fosse taciuto.

di Maria Cattini
[tratto da Gli Editoriali del Direttore – IlCapoluogo.it]

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