Abruzzo: D’Alfonso, “Questo Consiglio è una cloaca”. Dal 2 gennaio partono le denunce

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di Maria Cattini – Seduta movimentata quella del Consiglio regionale fiume che ha approvato la Legge Finanziaria all’alba del 23 dicembre 2014. Pareri discordanti sulla portata del bilancio di previsione 2015 ma pesanti sono state le parole del presidente della Regione, Luciano D’Alfonso.

Litigi se ne sono visti tanti negli anni e scontri politici ancora di più, ma un tale avvilimento della casa della politica forse non è da ricordare. In un passaggio del suo intervento ha definito una “cloaca” (o fogna, ndr) il Consiglio, riferito sia alla maggioranza che all’opposizione, soprattutto alla capogruppo del Movimento 5 stelle, Sara Marcozzi, e al consigliere di Forza Italia ed ex presidente Gianni Chiodi.

I momenti di tensione con toni accesi e offensivi iniziano con le accuse di mancanza di trasparenza nelle nomine lanciate dai grillini, con le vicende personali di Chiodi e allusioni all’albergo romano al Pantheon dell’inchiesta Rimborsopoli, fino a vicende coniugali raccontate dallo stesso D’Alfonfo. “In questi 6 mesi sono stato a Roma per frequentare alla conferenza stato regioni e non conosco il Pantheon”, afferma il governatore. “Quando vado a Roma mia moglie mi raccomanda di  frequentare solo luoghi istituzionali. Quella stessa mia moglie che è entrata suo malgrado in campagna elettorale negli ultimi giorni utili in cui ci si inventa tutto, financo che avessi fatto a botte con lei”.

Alla ripresa dei lavori le ‘scuse’ diplomatiche del governatore: “Ho interesse come persona fisica e giuridica a meritarmi la stima anche dell’opposizione. Confermo piena considerazione ed esaltazione del suo lavoro riconosco che l’impeto che a volte ci mette chi non ha estraneità tecnica e politica, gli fa oltrepassare limiti non valicabili”. Auspicando, in conclusione, che possa prevalere “la regola del gentlemen’s agreement, del rispetto puntuale, quotidiano, personale e politico di chiunque qui rappresenta parte politica”. Il battibecco con l’opposizione sembra esaurirsi con la chiusura di Chiodi: “Presidente, datti da fare, perché dal punto di vista della rappresentazione esterna sei ancora un sindaco”.

In realtà il meglio di questo teatrino natalizio deve ancora venire. E arriva la tempesta a pochi minuti dall’approvazione della legge di bilancio in aula. Con i consiglieri ormai assonnati e stanchi, D’Alfonso riparte dalle critiche di Chiodi e affonda: “Non posso più essere indifferente alle parole dette in libertà, parole che, quando sono stato sindaco di Pescara, si sono tradotte anche in parole della magistratura. L’ho promesso ai miei figli e anche a mia moglie, entrata involontariamente nel dibattito politico”. “Questo luogo è una cloaca! Ci sono meccanismi che strozzano la qualità del lavoro di quest’aula”, gli “stop and go che non fanno la qualità della democrazia”, il modo vecchio di far politica di chi “prende di mira l’errante e non l’errore” e che si arroga “il diritto di maneggiare la mia condizione di persona”.

E la minaccia finale: “Non ho mai fatto ricorso all’autorità giudiziaria, ma dal 2 gennaio chiunque sfiorerà anche un millimetro del campo della dignità che la legge mi riserva, se ne assumerà le responsabilità. Ho tanti avvocati pronti e felici di difendermi, anche gratis. Nessuno può permettersi di dire che faccio nomine senza trasparenza”.

A noi è sembrato un governatore in affanno incartato in un dibattito deprimente su una finanziaria ‘fantasma’ e poco rispettoso delle regole e delle istituzioni. E ancor peggio un presidente del Consiglio Di Pangrazio, totalmente asservito all’organo politico e incapace di far rispettare la normale dialettica politica e consentire in aula un linguaggio altamente offensivo e diffamatorio, magari relegando il tutto ad un vivace scambio di vedute.

Forse il peggio però deve ancora venire ma quello che non si può fare è tacere e fare finta che non sia successo nulla.

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