Casette di legno. La delibera 58 nel pantano dell’abusivismo

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Ancora la delibera 58 all’ordine del giorno anche del prossimo consiglio comunale. Di sicuro è una di quelle gatte da pelare che rende i consiglieri elettrici e in apprensione. L’attuale amministrazione non è nuova, comunque, a questo genere di pericolose esplosioni pirotecniche. All’inizio esplose con le macerie e, buon per essa, le cose rientrarono in tempo utile, anche se gli accertamenti in proposito non dovrebbero essere stati chiusi. Poi esplosero i frigoriferi delle tendopoli, ai quali hanno fatto seguito i puntellamenti dei fabbricati da demolire. Una serie interminabile di fuochi d’artificio fatti esplodere, non a caso, per depistare l’attenzione delle pubblica opinione.

L’ultima delle trovate di questa amministrazione è una vera e propria Santa Barbara, sulla quale è stata innestata una miccia detonante dal consigliere Vincenzo Rivera, ex presidente della Commissione Bilancio.

Indubbiamente la deliberazione n. 58 del 25 maggio 2009 è riferita e finalizzata esclusivamente a far fronte alla “Emergenza sisma 2009. Approvazione criteri ed indirizzi per il posizionamento di manufatti temporanei”. Almeno così si evince dalla strutturazione del provvedimento e dall’assunzione del relativo deliberato. Non può e non deve avere effetti oltre quelli previsti per fronteggiare la sistemazione di quei cittadini, animati di coraggio e buona volontà, che non hanno inteso gravare sulle spese della protezione civile e del comune. Questi cittadini, però, sono assai pochi. Si possono contare sulla punta delle dita, mentre non si riescono a quantificare gli “abusivi veri” e gli “abusivi in lista d’attesa”.

Per capire meglio il complicato discorso, proviamo a leggere insieme i “Criteri per la localizzazione e la realizzazione di manufatti temporanei”. L’articolo uno, forse, è il più importante, essendo l’elemento di base, sul quale poggia tutto l’impalcato del provvedimento. Nell’articolo si attesta con estrema precisione: “Qualsiasi localizzazione e realizzazione, pubblica e privata, di manufatti temporanei e/o definitivi, fissi o mobili, connessa con gli eventi sismici del 6 aprile 2009 e la gestione dell’emergenza, deve essere presentata istanza al Servizio Pianificazione del Comune di L’Aquila, presso la sede della Scuola Primaria S. Francesco in via Nicola Moscardelli, su apposita modulistica ivi disponibile”. A rafforzare il precedente articolo, con una precisazione mirata e inconfutabile, interviene anche l’articolo successivo, chiarendo cavillosamente: “Le presenti disposizioni sono di carattere straordinario e transitorio ed hanno un periodo di validità di mesi 36”. Naturalmente, è prevista anche la possibilità della concessione di possibili proroghe, qualora ne ricorrano gli estremi, con la riserva della revoca dell’autorizzazione anche prima della scadenza dei 36 mesi, con la rimozione dei manufatti “in caso d’inerzia” con spese a carico degli interessati. Ora, è sembra chiara e lapalissiana la volontà del comune. Non poteva essere altrimenti se si soleva evitare, per quanto possibile, la corsa e la moda alla realizzazione delle casette di legno.

A tal proposito, che cosa voleva il consigliere Rivera?

Finita l’emergenza e iniziata la ristrutturazione delle case danneggiate di tipo B e C si rende necessario e obbligatorio, sempre secondo Rivera, provvedere alla revoca della deliberazione n. 58/2009. Ma l’assessore all’urbanistica tentenna. Prende tempo, si crea qualche situazione difficile in seno al Consiglio, le domande giacciono presso l’ufficio competente e continua il teatrino intorno alla richiesta di ritiro, teatrino che porta, prima alle dimissioni di Rivera da presidente della Commissione Bilancio e all’immediata sostituzione con Franco Mucciante, consigliere dell’opposizione. Altri fuochi pirotecnici contro il sindaco e la giunta, specialmente da parte dei consiglieri della maggioranza, che vedono minata la stabilità dell’amministrazione proprio dalla presidenza della importantissima commissione. Il consigliere Bernardi ha tuonato “questa maggioranza non è quella per la quale hanno votato gli aquilani”. Adesso, torniamo alla deliberazione n. 58 ed alle ipotizzate “interpretazioni autentiche”. Per interpretazioni autentiche, almeno da quanto si riesce a capire chiaramente dai discorsi, dagli atteggiamenti e dalle posizioni di alcuni consiglieri, si tratterebbe di trovare non una sanatoria, ma una vera e propria grazia in favore di circa 1.500 istanze, giacenti nella cassetto degli uffici comunali, oltre a quelle che stanno pervenendo in questi ultimi giorni e fino all’approvazione delle variazioni ipotizzate. Se tutto ciò dovesse accadere, potremmo dire addio ai “criteri ed indirizzi per il posizionamento di manufatti temporanei".

È qui che viene ad accendersi la miccia detonante, di cui Rivera aveva percepito la presenza, facendo esplodere un altro caso di gravissima cattiva amministrazione, dovuta al mancato controllo dell’abusivismo edilizio durante tutta la fase dell’emergenza ed ancora in atto in questi ultimi tempi. Infatti, se si dovessero regolarizzare ed ammettere ai benefici della deliberazione n. 58 le istanze giacenti nel cassetto dell’assessorato all’urbanistica, inevitabilmente, per analogia, dovrebbero essere sanati gli abusivi che hanno realizzato, come una costellazione, non una, ma circa 1.300 casette di legno dovunque, anche sui terreni di proprietà demaniale, o di rispetto ambientale e, ancora, nelle aree di rispetto idrografiche soggette ad esondazione. Non basta.

Con questa “sanatoria mascherata” la comunità aquilana sarà chiamata anche a pagare la fornitura e la realizzazione delle opere primarie a questi “illustri cittadini”, perché essi pretenderanno lo stesso trattamento riservato a quelli in lista di approvazione. Non credo proprio che quei contribuenti onesti che hanno presentato istanza per costruirsi la casetta, senza incidere sulle graduatorie del progetto C.a.s.e., o dell’autonoma sistemazione, restino con le mani in mano. Faranno scintille, specialmente quelli che sono stati vessati con la bocciatura della realizzazione della casetta poiché nei paraggi non esisteva la rete fognaria, la rete elettrica e quella idrica. Gli abusivi, secondo voi, hanno tutto l’allaccio alla fognatura, alla rete idrica e a quella elettrica e, se lo hanno realizzato, chi li ha autorizzati?

Una volta si disse che non sarebbe stato più consentito l’abusivismo, perché era stata sottoscritta una convenzione per il controllo satellitare del territorio. Da allora ad oggi, se potessimo fare una verifica attenta, scopriremmo, forse, che vi sono sempre più spesso cittadini abusivi che non cittadini virtuosi.

Per queste negligenze un comune virtuoso non dovrebbe trovare delle scappatoie nei regolamenti per favorire gli abusivi ed i potenziali abusivi in attesa, della serie "fatta la legge, trovato l'inganno". Ma soprattutto, se abusi edilizi sono stati realmente commessi, dovrebbe intervenire anche con provvedimenti, anche impopolari che certo potrebbero non giovare a trovare consensi elettorali, ma un’approvazione incondizionata da parte degli altri cittadini, quelli con un senso civico del giusto.

di Maria Cattini
[tratto da Gli Editoriali del Direttore - IlCapoluogo.it]

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