#Salvini, #Meloni e #Berlusconi domani insieme a Pescara: il centro destra si accorge (in ritardo) della valenza nazionale delle elezioni in #Abruzzo
Pescara. Per la prima volta nella storia della Repubblica il risultato delle elezioni regionali che si terranno il prossimo 10 febbraio in Abruzzo avrà una risonanza enorme a livello nazionale.
Mentana ha annunciato che domenica è già pronto per la sua maratona notturna in cui si parlerà esclusivamente dell’Abruzzo. La stessa cosa ha fatto Bruno Vespa, che lunedì sera dedicherà alle elezioni abruzzesi uno speciale di “Porta a Porta”, in prima serata su Raiuno.
Un’attenzione enorme che, proprio perché inedita, è stata totalmente sottovalutata dalla coalizione di centro destra nel momento di scegliere, neanche due mesi fa, il candidato presidente Marco Marsilio. Forti di sondaggi che assicuravano una vittoria schiacciante, come sempre è avvenuto in passato, Salvini, e Berlusconi hanno preferito giocarsi il posto di Presidente della Regione Abruzzo, una regione relativamente poco influente nello scacchiere nazionale, regalandolo alla piccola Meloni in cambio di accordi romani su altre partite, ritenute più importanti.
La breve campagna elettorale che sta per concludersi, però, non è stata delle migliori per il centro destra. Anche se a mezza bocca, oggi tutti gli esponenti della coalizione lo sanno e ammettono di essersi fatti un po’ male da soli. Quanto non si sa. Ma la paura che le cose finiscano molto male ha fatto sì che domani, a Pescara, per la prima volta dopo molto tempo, Salvini, Berlusconi e la Meloni torneranno tutti insieme a calcare le stesse scene, fingendosi una grande famiglia. Sperando solo che Salvini riesca a trasformare i tanti cittadini che sono accorsi in piazza in voti reali nelle urne. Altrimenti sarà una sconfitta clamorosa, se non per Salvini, per i suoi due alleati.
Un macroscopico errore politico quello del centro destra che, con il passare del tempo, è diventato sempre più evidente per più di un motivo. Il primo è che, nel corso della campagna elettorale, il paracadutato romano Marco Marsilio ha mostrato un carisma da pesce fuor d’acqua, più che di vero leader politico. Tanto da essere stato costretto a farsi fotografare mentre cucina gli arrosticini per dimostrare tutta la sua abruzzesità. Alla quale, in vero, non crede nessuno. Basta sentire come biascica da romanaccio durante i comizi e come affronta molto alla lontana le problematiche locali, per evitare gaffe e trappole degli avversari riguardo a temi di una regione che evidentemente non conosce più di tanto. Ecco perché, dopo i primi comizi, Salvini, che in un’occasione ha anche faticato a ricordare il suo nome, ha preferito salire sul palco da solo. Il lapsus freudiano di Berlusconi in una intervista televisiva (“Noi abbiamo scelto, come centrodestra, una persona che io credo non sarà una persona che ci farà vincere le elezioni”) la dice lunga su cosa ne pensa realmente il Cavaliere di Marsilio. Insomma, si è capito subito che la strategia migliore per far votare Marsilio era quella di mostrarlo in meno possibile agli abruzzesi. Meno lo conoscevano, più facile era convincerli a votarlo.
L’unica rimasta a fargli da spalla è stata la Meloni, che quantomeno dimostra di conoscere bene, se non l’Abruzzo, almeno il suo compagno di partito Marsilio.
Non sono però solo le sorti dello sconosciuto Marsilio ad attirare tanta attenzione dei media nazionali. Il risultato abruzzese sarà rilanciato dalle principali reti e giornali nazionali, come mai prima d’ora, come lo spettro delle intenzioni di voto degli italiani e delle tante domande irrisolte sul panorama politico nazionale. Sul territorio, e in particolare al sud, quanto è diventata realmente forte la Lega rispetto ai sui alleati? Forza Italia, e quindi Berlusconi, su quale percentuale di voti possono contare per le prossime europee? Il Movimento 5 Stelle quanto riuscirà malridotto dal confronto di uno contro tutti e quanto si potrà speculare su di un suo eventuale crollo? Il PD è destinato a scomparire o ha ancora della forze ben radicate nel territorio sulle quali contare?
Poco importa se il M5S le scorse elezioni regionali prese solo il 21%, se domenica dovesse prendere meno del 30%, infatti, sono già pronti i titoli di “La Repubblica” pronti a sparare “il crollo” dei grillini e dare la colpa al “reddito di cittadinanza” e tutte le nefandezze delle quali sono stati accusati quotidianamente finora. Se Forza Italia non raggiungesse il 10%, significherebbe che Berlusconi è politicamente morto e anche il seggio alle europee sarebbe messo in forte dubbio. Se il PD, sparpagliato su otto liste civiche, che non garantiscono certo la governabilità ma sono una bella spinta per rimanere a galla, dovesse vincere o non crollare, verrà salutato il “nuovo corso” di Zingaretti come l’inizio rivincita della sinistra per la rincorsa alle europee.
Ma al di là della drammatizzazione propagandistica del dopo elezioni, l’Abruzzo tornerà subito dopo ad essere solo l’Abruzzo: una regione destinata ad essere giocata a briscola nei salotti romani. Come il caso Marsilio appunto insegna.
Laquilablog, 6 febbraio 2019
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