La cultura della prevenzione
A ventidue mesi dal sisma del 6 aprile stiamo ancora qui a parlare di cultura della prevenzione, di aree di raccolta, di piano di protezione civile. In occasione del numero 0 degli Speciali del Capoluogo.it dal titolo "Il sisma prima del sisma. Dal dossier Barberi al 5 aprile" (ottobre 2009) si parlava di cultura della prevenzione. Ventidue mesi e nulla è cambiato...
«Comprendere cosa sia veramente successo nei giorni precedenti il sisma è quanto di più complicato si possa immaginare: Dossier Barberi, Dossier Abruzzo Engineering, Commissione Grandi Rischi non fanno altro che confondere e rendere più oscuro il cammino della nostra mente, verso una più serena presa di coscienza di quanto è accaduto.
Noi vorremo tutti la certezza che questo dramma non poteva essere evitato, vorremmo, che dietro tutti i bei discorsi e le rassicurazioni della Commissione, si possano celare, quanto meno adesso, delle spiegazioni plausibili sui disastrosi accadimenti verificatisi pochi giorni dopo quella riunione. Probabilmente non si verrà mai a capo di quel che è realmente successo, probabilmente non si riusciranno mai ad accertare le responsabilità ma, intanto facciamo chiarezza, intanto poniamo dei punti fermi, intanto denunciamo le mancanze di uomini, politici e pubbliche amministrazioni, mancanze che ci hanno portato a subire il sisma, a subire il colpo senza, neanche, la possibilità di attutirne gli effetti. Sarebbe come cadere da un’altezza di soli 90 centimetri, senza piegare le gambe, pensate a quale contraccolpo subirebbe la nostra spina dorsale, ma il buon senso ci insegna a piegare, preventivamente, le ginocchia, assorbendo così con tutto il corpo il contraccolpo.
Nella difesa dai terremoti, per il momento, è possibile solo la prevenzione che deve essere caparbiamente e accuratamente perseguita, attraverso l’applicazione di norme antisismiche da osservare scrupolosamente, oltre alla creazione, fra la popolazione, di una vera cultura del terremoto.
“PREVENZIONE”, questo occorre e sembra scontato, ora, ma non è stato così. Il buon senso nei territori sismici è, e deve essere, qualcosa in più, qualcosa che è dentro di noi, qualcosa che si deve aggiungere ad un bagaglio culturale frutto di anni di insegnamento. La prevenzione non si improvvisa, si impara a scuola, si apprende pian piano, anno dopo anno, con le esercitazioni, gli esercizi, guardando, per anni, le opportune segnaletiche stradali che sono lì da molto tempo, da sempre, tanto che ti entrano in testa automaticamente e fanno parte del tuo quotidiano.
Prevenzione,
prevenzione nel costruire in maniera corretta e nel rispetto delle norme antisismiche,
prevenzione nei materiali da utilizzare,
prevenzione per i locali pubblici o ad alto affollamento,
prevenzione come capacità di convivere con questa manifestazione della natura senza drammi e catastrofismi,
prevenzione mentale e materiale, dunque, nella speranza che, imparando dalla nostra sofferenza e dalle nostre mancanze, qualcuno, per il futuro si possa giovare dell’esperienza e della saggezza di noi “tosti” aquilani.»
[...]
Quando, anche in Italia, riusciremo a predisporre piani di sicurezza e prevenzione efficaci, potremo dire di avere sotto controllo, se non la data dell’evento sismico, gli effetti di una tragica calamità naturale, quale il terremoto. D’altro canto, se continueremo a barcamenarci tra le responsabilità e la prevedibilità del poi, se proseguiremo sulla strada del forse, del però e del probabilmente, non daremo mai sicurezza e protezione ai nostri figli e non daremo mai valore al nostro futuro. Per avere garanzie e certezze, è necessario da parte delle Pubbliche amministrazioni, a qualsiasi livello, produrre trasparenza, trasparenza nelle parole e negli atti, trasparenza verso i cittadini che devono poter credere, non sperare, di poter ricostruire un territorio sano, cristallino e sicuro.
di Maria Cattini
[tratto da Gli Editoriali del Direttore - IlCapoluogo.it]
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