«Sbarco immediato». Alla fine sulla vicenda della nave Ocean Viking, ieri sera in navigazione verso la costa Sar francese, interviene la Commissione europea, raccomandando di far scendere nel «porto sicuro più vicino» i 234 profughi».
Bruxelles sottolinea che «è importante fornire sostegno agli Stati membri che ricevono regolarmente arrivi via mare», visto che, in base al «meccanismo di solidarietà concordato è disponibile un numero significativo di posti di ricollocazione».
L'Eliseo parla di «comportamento irresponsabile» dell'Italia che deve «svolgere il suo ruolo e rispettare i suoi impegni europei». «Ci sono regole in Europa che bisogna anche saper rispettare», ha detto oggi il ministro francese del Lavoro Olivier Dussopt a Sud Radio, rispondendo a una domanda sul caso. «La regola in Europa è la solidarietà e la regola di solidarietà dice che è lo Stato con il porto più vicino che deve accogliere la nave, in questo caso è l’Italia», ha dichiarato Dussopt, aggiungendo che «l’Italia ha beneficiato della solidarietà europea: non può essere a senso unico». Il ministro però non ha voluto rispondere alla domanda sull’accoglienza in Francia della nave: «È un tema seguito da altri miei colleghi», ha sostenuto, sottolineando la necessità «che le persone a bordo di questa nave non siano in pericolo». La nave di Sos Mediterranée si trova attualmente al largo della Corsica. Da Parigi non è ancora arrivato nessun via libera allo sbarco.
La premier Giorgia Meloni respinge le accuse di violazione delle leggi internazionali e del mare e parlando ai parlamentari di FdI, distingue: «A bordo di queste navi non ci sono naufraghi ma migranti».
La Meloni ha attaccato anche i medici di Catania: «Non è dipesa dal governo la decisione dell'autorità sanitaria di far sbarcare tutti i migranti presenti sulle navi, dichiarandoli fragili sulla base di possibili rischi di problemi psicologici. Scelta, quella dell'autorità sanitaria, che abbiamo trovato bizzarra».
Un aggettivo che non è piaciuto ai medici. Filippo Anelli, presidente dell'ordine nazionale dei medici, avverte che bisogna lasciare fare le diagnosi «a chi ha le competenze, la politica faccia il suo mestiere».
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