Il libro che Meta vuole cancellare: le rivelazioni su Zuckerberg, Sandberg e il potere senza regole

Meta ha un problema con Careless People, e non è solo una questione di immagine. Il libro di Sarah Wynn-Williams, ex dirigente della società, racconta dall’interno il funzionamento di un’azienda che si è trasformata in un colosso globale, guidato da un Mark Zuckerberg sempre più ossessionato dal controllo e dal potere. L’immagine che emerge è impietosa: dirigenti incapaci di accettare il dissenso, una cultura aziendale tossica e una gestione delle piattaforme che ha favorito disinformazione, violenza e manipolazione politica.
Meta ha risposto con la strategia più prevedibile: mettere tutto a tacere. La società ha chiesto e ottenuto un’ingiunzione che vieta all’autrice di promuovere il libro, sostenendo che violi una clausola di non denigrazione firmata al momento dell’addio all’azienda. Ma il danno è già fatto: il libro è nelle librerie, e l’attenzione che Meta sta cercando di spegnere non ha fatto altro che alimentarne il successo.
Il titolo stesso, Careless People, è una citazione dal Grande Gatsby, un’accusa diretta a Zuckerberg e ai suoi più stretti collaboratori: gente incurante che distrugge e poi si ritira nella propria arroganza, lasciando agli altri il compito di riparare i danni. E di danni Meta ne ha fatti molti, dalle campagne di odio in Myanmar che hanno portato a massacri di massa alla disinformazione che ha influenzato le elezioni americane del 2016.
Secondo Wynn-Williams, l’ambizione di Zuckerberg è cresciuta in modo incontrollato. Il fondatore di Facebook non voleva solo essere il padrone dell’informazione online, ma anche influenzare direttamente la politica mondiale. Nel libro si racconta di un Zuckerberg pronto a piegarsi alla censura cinese pur di far entrare Facebook in un mercato da miliardi di utenti, o della sua fascinazione per la politica americana, al punto da valutare una candidatura alla presidenza dopo la vittoria di Trump nel 2016.
Non è solo Zuckerberg a finire nel mirino. Sheryl Sandberg, per anni numero due di Meta, viene descritta come ossessionata dal culto della personalità e circondata da un entourage di collaboratori disposti a tutto pur di compiacerla. Alcuni episodi sono quasi surreali: da shopping sfrenato di lingerie aziendale a viaggi su jet privati con stanze da letto riservate alla “cerchia ristretta”. Ma più della stravaganza colpisce la rigidità gerarchica: chi non dimostrava obbedienza e lealtà veniva rapidamente isolato.
Ci sono poi le accuse di molestie, che coinvolgono un dirigente di alto livello, Joel Kaplan, noto per i suoi legami con i repubblicani. Secondo il libro, Kaplan avrebbe rivolto commenti inappropriati a Wynn-Williams e avrebbe insistito affinché partecipasse a riunioni nonostante i suoi gravi problemi di salute post-parto. Anche in questo caso, Meta ha gestito la vicenda con la consueta freddezza: un’indagine interna che si è conclusa con un nulla di fatto.
La pubblicazione di Careless People non è solo un attacco a Meta, ma un’ulteriore conferma del modo in cui i giganti della Silicon Valley gestiscono il dissenso: con il silenzio e la censura. L’ironia è che Meta, l’azienda che più di ogni altra ha promosso la “libertà di espressione”, stia ora facendo di tutto per impedire che questo libro venga letto. Ma il tentativo di sopprimerlo si sta trasformando in un boomerang, portandolo ai vertici delle classifiche di vendita.
Se Meta voleva seppellire questa storia, ha ottenuto l’effetto opposto. E forse è proprio questo che dovrebbe preoccupare Zuckerberg: l’idea che, nonostante il suo impero, ci siano ancora storie che non può controllare.
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