Massimo Cialente e la sindrome di Calimero

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Non sono passati neanche sei mesi dalla minaccia di dimissioni a orologeria del Sindaco che rieccolo ‘piangere’ sventure e solitudine, in piena sindrome da Calimero. Proprio lui, quello simpatico, ma troppo piccolo e nero, e quindi sempre “mazziato” dai poteri forti. E torna a rimpiangere di non averle date prima quelle dimissioni e portate anche a termine per arrivare a nuove e elezioni.

Ma oggi cambia ritornello e, come un condottiero senza macchia e senza paura, si batte per salvare L’Aquila dall’oblio. Si lamenta della paralisi totale: è tutto fermo, tuona dal suo eremo. E parla, parla, parla. E’ un fiume in piena. Non ci sta, lui, a far parte di questa lotta politico-partitica e come novello condottiero, senza macchia e senza paura, si sgancia dalla casta e chiama a raccolta i cittadini. ‘Armiamoci e partiamo’ sembra dire davanti alle telecamere. Ma la politica cammina con le gambe degli uomini ed è la politica che deve fare delle scelte e dare delle risposte, ne ha il dovere e così gli è richiesto da chi l’ha votata

Tutti lo accusano ingiustamente ma lui non ha alcuna responsabilità. Ha le mani legate. Continua a ripetere come un’ossessione che è solo e che è stato lasciato solo. E’ una stoccata al suo partito che oggi sembra preferire un altro candidato? Ma da quando è il suo partito? Forse in campagna elettorale. La decisione di arrivare alle primarie per la scelta del candidato sindaco suona soprattutto come una sconfessione della sua attività amministrativa, un giudizio negativo su questi anni di gestione. Ma poi, puntualmente, ad ogni levata di scudi del Sindaco, arriva l’immancabile comunicato di solidarietà a tranquillizzare i corridoi.

Bacchetta a 360 gradi i consiglieri e assessori della propria maggioranza ma poi va a braccetto con quelli dell’opposizione. Lancia proclami rivoluzionari per riformare la macchina amministrativa ma poi preserva le vecchie ‘guardie’ e i loro privilegi.

Nelle ‘stanze dei bottoni’ si continua a ballare con noncuranza sull’orlo del baratro, ognuno a pensare al proprio orto piuttosto che all’interesse generale, con la preoccupazione che, alla prossima tornata elettorale, forse non siederanno più su quegli scranni. Insomma un tiriamo a campare tutti quanti.

Ma soprattutto, in questo bailamme, chi si assume le responsabilità delle cose che non vanno? Nessuno che abbia sbagliato. Tutti bravi, soprattutto il Sindaco, che si auto assolve. Ma allora la colpa di chi è? Ancora stiamo a rimpallarci le responsabilità sulla scelta dell’idea di città!

Basta Sindaco con le accuse a tutto e a tutti, evita di cadere in quella sorta di atteggiamento lamentoso ed improduttivo, un penoso de profundis “perché piccolo e nero” che ha il sapore amaro di un alibi mediatico precostituito.

Mentre attendiamo di essere smentiti, assistiamo impotenti all’ennesimo teatrino politico, la solita pièce tragicomica in cui tutti i protagonisti fanno la figura degli idioti. Anche noi telespettatori, purtroppo.

di Maria Cattini
[tratto da Gli Editoriali del Direttore –  IlCapoluogo.it]

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