La manovra: è il totale che fa la somma

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Ormai siamo alla farsa se anche il Financial Times sbatte Berlusconi in prima pagina stigmatizzando la manovra economica riscritta per la terza volta dal nostro governo: una prima dell’estate, poi un’altra a Ferragosto e l’ultima, stravolta, a fine agosto. Il tutto prima ancora di cominciare la discussione vera in Parlamento, prima di discutere gli emendamenti. E’ difficile sperare che i mercati si fidino di un governo così irresponsabile e scellerato. Senza dubbio ci troviamo di fronte ad un atteggiamento ‘schizzato’ dei nostri governanti se passa l’idea che il governo possa cambiare a piacimento quanto vuole una manovra di questa portata purché faccia in fretta e, soprattutto, purché i saldi restino invariati, persino dopo l’approvazione sotto forma di decreto legge. Ma la Bce non ci ha detto di fare una manovra da 45 miliardi e quello che ci mettete dentro non importa!.

Visto che il fine giustifica i mezzi, ai fini del salvataggio della nostra economia pare sia del tutto indifferente dove si prendono e dove si investono i soldi, chi paga più tasse e chi ne paga meno, dove si decide di stringere e dove si decide di allargare. Invertendo Toto’: è il totale che fa la somma!.

Se poi vogliamo essere maliziosi potremmo anche valutare quante di queste decisioni che riguarderanno il nostro futuro prossimo siano direttamente influenzate da manovre elettorali. Se la nuova manovra decide di non toccare i lavoratori autonomi e i redditi medio alti del settore privato, massacrando invece pensionati, laureati, lavoratori del settore pubblico e cooperative forse, come dice il Corriere della Sera, «l’accordo è più politico che tecnico» e che «le coperture scricchiolano».

Tutto senza un barlume di politica economica che guardi al futuro, un’idea per tirare l’Italia fuori dai guai e che giustifichi al Paese una politica di ‘lacrime e sangue’. Ma cosa resta della vecchia manovra? Lo slittamento delle tredicesime per gli uffici pubblici che non raggiungono gli obiettivi di risparmio. Il rinvio di due anni della liquidazione per chi anticipa il pensionamento. I tagli ai ministeri. L’inefficacia delle promozioni sul calcolo del Tfr se maturate da meno di tre anni. E sempre che i saldi restino davvero invariati, cosa tutt’altro che probabile.

Questa manovra è sbagliata da capo a fondo: nei tempi, nei modi, nei contenuti. Ora la cosa interessante è cercare di capire cosa succederà nel prossimo mese o due:

Il governo mette la fiducia o si apre allo stillicidio degli emendamenti?
La Lega si sfila dalla maggioranza, il governo cade e si vota a marzo? intanto chi si occupa della manovra?
Il governo riesce a varare la manovra, che sarà per forza iniqua e insufficiente? e quindi subito dopo l’Europa la “boccia” e quindi ci sarà una correzione dopo Natale?
Il governo apre a Casini e lo riporta all’ovile?
Tremonti, una volta approvata una manovra anche in scala ridotta, si dimette?

E noi intanto stiamo a guardare altri paesi che si ‘indignano’.

di Maria Cattini
[tratto da Gli Editoriali del Direttore – IlCapoluogo.it]

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