Le ricette della Casta abruzzese: aumento numero consiglieri regionali

consiglio colletta

di Maria Cattini – «Ma siamo pazzi? Se il M5S dovesse prendere anche 3-4 consiglieri, con solo 31 seggi a disposizione, le nostre possibilità di essere rieletti sono bassissime!»

Era questa l’ossessione che tormentava i consiglieri regionali da circa sei mesi. Da quando, cioè, l’Assemblea regionale ha approvato- intendiamoci, con la pistola del Governo Monti alla tempia- il taglio di 10 consiglieri regionali, con tanto di dichiarazioni trionfalistiche su quanto erano bravi, belli, virtuosi e coscienziosi i politici abruzzesi (molti dei quali, per altro, sono gli stessi che ci hanno indebitato fino al 2030 con i costi della Sanità).

«L’Abbbruzzo è una regione virtuosa», andava ripetendo il buon Presidente Gianni, aggiungendo più “b” possibili al nome della nostra regione a dimostrazione del suo incontenibile orgoglio per l’approvazione dello storico provvedimento.

«Adesso, però, senza più quel noioso Commissario alla sanità a controllare i conti e, soprattutto, senza Super Mario al Governo, non è più tempo di scherzare: basta con tutto questo autolesionismo!»: è stato l’allarme che suonava da giorni a Palazzo dell’Emiciclo. «La crisi continua mordere? Meglio!- si sono risposti i Consiglieri nelle segrete stanze.- Se lo meritano questi cittadini ingrati che con tutta questa antipolitica ci stanno rovinando la festa!».

Quindi nessuno imbarazzo a riproporre, l’altro ieri, un escamotage che azzera il prodigioso taglio avvenuto solo pochi mesi fa: «chi sarà nominato Assessore dovrà dimettersi dal ruolo di consigliere liberando 6 nuovi posti». Con la proposta che verrà votata in un Consiglio regionale convocato d’urgenza- se bisogna fare gli sfacciati, bisogna farlo fino in fondo- i nostri salvatori della Patria varano l’unica ricetta anticrisi che gli porterà un reale beneficio: riportare da 31 a 37 i seggi in Consiglio- contro i precedenti 41-, per 640 mila euro l’anno di spesa in più, senza calcolare le spese per l’aumento di personale di fiducia e dei costi dei gruppi che ne consegue. E passa la paura.

«Virtuosi della truffa»: ha urlato il Consigliere di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo. Anche se poi ha spiegato, in un lungo comunicato, che desiderebbe semmai un Consiglio regionale con diarie più basse ma ancora più frammentato in opposizioni rappresentative degli interessi territoriali. Da fanatico dell’Assemblearismo ad oltranza, sembra credere ancora che il mito sessantottino del “lavorare meno, lavorare tutti” possa essere una soluzione vincente.

Ma nel teatrino della peggior politica dell’inciucio, mentre il Pdl se la ride sotto i baffi per avere avuto la conferma che questa “controriforma” interessa proprio tutti i partiti presenti oggi in Consiglio, il meglio, al solito, lo da il Pd e i suoi massimi rappresentanti. L’astuto Camillo D’Alessandro si è guardato bene dal partecipare alla riunione dei Capigruppo dove- ultimo giorno utile- è stato deciso di convocare in tutta fretta un Consiglio regionale straordinario per approvare, di fatto, l’aumento di sei Consiglieri regionali. In questo modo il buon Camillo ha solo facilitato l’iter legislativo della norma facendola arrivare in extremis, liscia come l’olio, in Aula dove però- ci avverte il mitico capogruppo del PD- «dovrà essere reso pubblico il dissenso del Partito Democratico».

In pratica, il prossimo martedì, data utile ultima per approvare “la truffa” in Aula, andrà in onda la solita sceneggiata del “poliziotto cattivo” che urla allo scandalo ma che poi si divide la torta con il resto della banda. Non avendo la maggioranza in Consiglio, infatti, è del tutto improbabile che il Pd riesca a fermare il provvedimento, a meno che ci sia un ravvedimento nelle forze di maggioranza. Immaginiamo già i valorosi voti di astensione di chi combatte “questo ennesimo scandalo!”. Solo che, a differenza del Senato, i voti di astensione in Consiglio si sommano ai voti di maggioranza.

L’unica cosa che le opposizioni potevano concretamente fare, per impedire questo nuovo schiaffo alla miseria, era allungare l’iter di una settimana, ossia fino all’inizio del semestre che precede la scadenza elettorale, periodo in cui non è più possibile modificare la Legge che regola le elezioni. Si trattava di un piccolo sforzo di resistenza di una settimana, sforzo alla portata della più scalcinata delle opposizioni. Sempre che fosse una vera opposizione e non la solita sceneggiata con la quale hanno disastrato la Regione e l’intero Paese.

I Consiglieri regionali, ispirati al clima “non-divisivo” che aleggia sulla Nazione, si sono solo potuti accontentare di provare nuovamente a fare gli abruzzesi “cornuti e mazziati”. Rammaricandosi, semmai, che tra loro non ci fosse ancora nessun esponente del M5S da additare al pubblico ludibrio come unico colpevole di questa loro drammatica decisione. Perché si sa: l’antipolitica è solo una questione di punti di vista.

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