#Abruzzo, Le grandi “purghe” de “Il Centro”
Sui social continua a far discutere la bislacca linea editoriale del quotidiano abruzzese “Il Centro”. Dopo le motivazioni della sentenza di piena assoluzione dell’ex Presidente della Regione Gianni Chiodi e il nome della candidata M5S Sara Marcozzi, ultimamente anche il nome del senatore M5S Primo Di Nicola sembra essere finito nelle liste di proscrizione della redazione.
Sui social, infatti, non sono passati inosservati lo zelo e la cura con la quale i redattori censurino dagli articoli il nome di colui che, fino a un anno fa, è stato il loro direttore. Quasi lo stesso zelo con il quale, da giorni, “Il Centro” tiene invece puntualmente informati gli abruzzesi, di ogni dichiarazione, stretta di mano, abbraccio e sopracciglio alzato del candidato presidente del centro sinistra Giovanni Legnini, con tanto di titoli degni di un capo di stato.
Sulla rete, ad esempio, non è passato inosservato come, solo lo scorso 17 dicembre, lo stesso articolo di una collaboratrice de “Il Centro” sia stato pubblicato interamente anche da un sito online: unica differenza, il taglio netto del nome del senatore Primo Di Nicola dalla lista dei quattro partecipanti all’evento di Vasto di cui si narrava. Stessa sorte per un articolo del 15 dicembre, dove si annunciava la manifestazione del M5S a Trasacco: un piccolo trafiletto dove compaiono puntualmente i nomi di solo tre partecipanti su quattro. Il nome epurato è ancora una volta quello del senatore Di Nicola, peraltro originario proprio di Trasacco. Eppure quello di Di Nicola, soprattutto in ambito giornalistico, non è un nome qualsiasi: prima di ricoprire per circa un anno il ruolo di direttore de “”Il Centro”, ha lavorato per anni nella redazione del settimanale L’Espresso, per il quale ha prodotto importanti inchieste, come quella che nel 1978 portò alle dimissioni di Giovanni Leone da presidente della Repubblica. Inoltre, subito dopo il varo del governo giallo-verde, Di Nicola ha subito caratterizzato il suo ruolo di senatore con due proposte di legge riguardanti proprio la professione giornalistica: una per la tutela dei giornalisti contro le liti temerarie, ossia le cause civili sempre più frequentemente intentate per silenziare i giornalisti e blogger scomodi, e un’altra per modificare l’art. 200 del codice di procedura penale rafforzando la tutela della segretezza delle fonti. Evidentemente, per “Il Centro”, portare lo stigma di essere un esponente del Movimento 5 Stelle val bene più di una censura.
Ma nel malaugurato caso Legnini non dovesse vincere le elezioni, dopo il 10 febbraio sarà curioso vedere a chi chiederà soccorso e solidarietà la redazione per salvarsi dalla crisi di vendite che non ha di certo risparmiato il quotidiano abruzzese.
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