L'Aquila, elezioni: doniamo per ricostruire una città degna di essere chiamata città
«Amare significa anche donare. Noi doneremo tutto quello che abbiamo nel cuore, nella testa, nella forza dei valori per ricostruire una città degna di essere chiamata città». Così scrive sulla bacheca di Facebook Stefano Cencioni, 42 anni, della lista civica "L'Aquila che vogliamo, insieme si può anzi si deve" in appoggio a Vincenzo Vittorini, candidato Sindaco.
1)Voi della lista LcV siete partiti dieci mesi bruciando tutti, avendo fatto decine d’incontri, ascoltando tantissime persone, lavorato sul territorio più degli altri. Pagherà questa strategia oppure rischiate di arrivare sfiancati?
Non credo che abbiamo bruciato qualcuno, i cittadini si sono tolti il bavaglio, abbiamo e stiamo dimostrando quotidianamente che l’Aquila che Vogliamo ha idee, programmazione e carattere. Forse pensavano che i cittadini non facessero un passo simile, un passo così importante, direi che oggi siamo i Davide contro i Golia e le loro copie sbiadite.
Crediamo che tutti i cittadini vogliano respirare trasparenza e avere un progetto, una visione, con un senso definito e da compiersi. Un progetto lineare, trasparente fatto di nove macro-obiettivi con un programma aperto dove i cittadini, le associazioni di categoria, i commercianti, le piccole e medie imprese, le industrie, possono continuare a proporre e dove il fattore catalizzante è l’uomo.
Non si poteva pensare ad un progetto proposto dall’alto a quattro mesi dalle elezioni tantomeno un progetto-programma statico ed ingessato. Non siamo ne sfiancati ne altro, anzi noto che l’acido lattico è nelle gambe degli altri candidati, la stanchezza offusca la vista e rende confuse anche le poche idee che essi hanno anche perchè molti di loro non hanno mai corso veramente nella vita di tutti i giorni.
Noi abbiamo una buona vista e ottime gambe. L’Aquila deve correre e recuperare il tempo perduto. Per far questo siamo partiti prima degli altri perchè si devono affrontare diversi problemi sia essi legati al terremoto sia a problematiche preesistenti e persistenti prima del 6 Aprile e questo comporta un lavoro serio e non dell’ultimo istante, alcuni sono programmi della zona Cesarini. A conferma di tutto i consiglieri di L’Aquila che Vogliamo sono lungo le strade pronti al confronto spiegando il programma, viviamo a contatto con la gente da 10 mesi e facciamo sintesi. In tutto questo Il candidato Sindaco Vincenzo Vittorini è il primo a essere a contatto con la gente. Quindi abbiamo anche fiato.
Molti dicono che i cittadini abbiano perso fiducia nelle istituzioni; errore, i cittadini aquilani sono molto attenti, critici e dopo tre anni vogliono un vero cambiamento, questa è la percezione con il territorio. Nelle ultime tre settimane abbiamo incontrato molti dei nostri concittadini nei progetti CASE, nelle loro “non case”. Condivisione totale. Questo significa avere gambe cervello e tanta voglia. Dieci mesi di Ossigenazione direi, necessaria per iniziare dall’8 maggio a governare la città dell’Aquila con il più ampio mandato da parte della cittadinanza.
Infine, voglio ricordare e condividere un pensiero che all’inizio, noi di L’Aquila che Vogliamo, valutando il rischio di arrivare sfiancati alla fine della campagna elettorale, abbiamo condiviso. In sintesi siamo arrivati al punto di non vedere alcun male ad una partenza anticipata se questa fosse stata utile ad alzare il livello della discussione e della condivisione delle soluzioni necessarie a ricostruire in meglio la città dell’Aquila. Avevamo voglia di sapere come si poteva ricostruire la città dell’Aquila. Oggi posso dire che rifaremmo le stesse scelte affrontando il tutto con ancora maggiore determinazione perché L’Aquila vale la fatica fatta per il nostro futuro. Ora abbiamo voglia di realizzare il nostro progetto.
2) Con la crisi dei partiti politici e il particolare momento storico, L’Aquila sarebbe potuta diventare un laboratorio politico nazionale. Non pensi che forse un solo candidato, espressione della società civile, ce l’avrebbe potuta fare a sbaragliare un centro-sinistra e un centro destra così in affanno?
Il candidato c’è ed è Vincenzo Vittorini e L’Aquila che Vogliamo rappresenta la collettività che non ha nè padroni ne padroncini, ne uomini di partito che spingono un calesse da dentro o a da fuori. Durante questo periodo è uscito il termine malpancisti che comunque vedo e ritrovo in altre conformazioni politiche anche civiche. Noi rappresentiamo una collettività che desidera una città facile e una città felice, rappresentiamo una collettività stanca dei vecchi sistemi o di esperimenti politici. I cittadini vogliono risposte certe a domande certe. Gli esperimenti politici non servono a questa città e per una città in queste condizioni, è finito il tempo di fare da cavie-urbane. La forza di L’Aquila che Vogliamo è nelle idee, nell’aver dialogato con tutti e tutte ma esiste un tempo, il tempo delle decisioni. Siamo distanti dai partiti e mettiamo al centro il cittadino e la collettività. Per avvalorare questa idea bisognava uscire subito e confermare sin da subito la presa di distanza dal sistema partitico e dei soliti nomi, cominciare a lavorare subito, confrontarci subito e far crescere le idee . Dobbiamo ricordarci dei teatrini, dei vari nomi messi sul tavolino dagli stessi partiti da Lolli a Liris da D’Eramo a Festuccia, il problema erano i nomi e non la ricostruzione di una città e di una collettività. Tutti questi ingorghi politici a noi non interessavano e non interessano perchè la vecchia politica si conosce e quindi mi dispsiace non essere uscito ancor prima; chi ha temporeggiato non siamo noi, gli altri sono stati un po’ troppo affacciati alle finestre interne del solito androne ed alcuni sono rimasti in quell’androne come previsto. Allo stato attuale figure della politica aquilana che si ritrovano impegnate nella stessa coalizione in altre sedi sono su due lunghezze d’onda differenti per le amministrative. Forse lo dovrebbero spiegare ai cittadini come si fa camminare con due scarpe diverse; questo girotondo sta producendo un danno impressionante, l’immobilismo anche amministrativo a tutti i livelli e L’Aquila continua a non avere voce in capitolo.
Noi siamo andati contro corrente su tutto, anche sulle liste, una lista. L’Aquila che Vogliamo ha fatto una scelta: il cittadino al centro degli interessi. Molti ci dicono che la nostra forza è nel linguaggio semplice e diretto, nella forza e determinazione di Vincenzo Vittorini e che abbiamo un programma-metodo semplice e integrabile. Il programma deve essere considerato anche un luogo d’incontro e confronto quindi un laboratorio. Il laboratorio è aperto da 10 mesi.
3 ) Chi butteresti dalla torre dei tuoi avversari?
Butterei una cultura accondiscendente ed il sistema che ha ingessato questa città negli ultimi 15 anni che ha escluso i cittadini e i loro bisogni. Butterei coloro che non hanno fatto crescere L’Aquila, che non sono stati capaci di portare nuovo lavoro in questa città. Coloro che non hanno voluto vedere oltre lo steccato. Oggi troppi rivendicano il ruolo dell’Aquila come Capoluogo, ma sono gli stessi che non l’hanno fatta e voluta far crescere. Oggi dobbiamo riconquistare il ruolo in questa Regione e quindi bisogna lavorare molto. Non basta avere il titolo di capoluogo, bisogna dimostrarlo con i fatti e dando una direzione utile a tutta la regione.
4) Chi porteresti con te nell’arca di Noè?
Porterei i valori di questa città, le idee, la progettualità e anche un pizzico di follia. Porterei quindi i contadini, le lavoratrici, i lavoratori, i giovani, gli anziani, chi ha voglia di fare e chi ha dimostrato di fare e di voler fare ancora di più in questi tre anni, chi si è rimboccato le maniche, che ha tratto forza dalle radici, chi si è rimesso davanti degli obiettivi e chi vuole investire in questa città, chi crede nelle risorse del territorio e nelle risorse delle idee. Gli altri non servono; troppi i “capitani” che devono inchinarsi; sono zavorre. Vogliamo un’arca di Noè veloce e rigogliosa di idee e che voglia raggiungere degli obiettivi sfidanti, l’obbiettivo più sfidante non è solo ricostruire una città ma renderla veramente Città. Questa è la nostra meta da raggiungere e la raggiungeremo con attrezzature leggere pronti ad adattarci ai nuovi contesti che si andranno a definire lungo il cammino ma con la direzione da seguire ben in mente.
Nell’Arca di Noè servono i marinai della vita, dobbiamo remare tutti, stabilire il punto nave ma sapere anche dove voler andare insieme, porterei anche dei pescatori e delle sarte. Il pescatore lo andrei a trovare in altre isole, non conosco il mare e la sua natura, quindi servirà l’aiuto anche di persone che conoscono o che sanno cose che noi non sappiamo. Le sarte hanno un ruolo fondamentale, ci dovranno inseganre a costruire delle buone vele; anche L’arca di Noè si deve riorganizzare ed essere competitiva, sono molte le arche di Noè che stanno salpando con pifferai magici e capitani pronti all’inchino.
5) Con una bacchetta magica cosa sceglieresti di realizzare subito?
La collettività, dobbiamo ricrearla, dobbiamo ricreare una collettività conscia e consapevole degli errori del passato ma che abbia in futuro fiducia nel prossimo perché saranno trasparenti gli obiettivi da raggiungere. Una collettività che si ponga con critica costruttiva ma soprattutto che si senta parte integrata e che sia parte integrante del sistema città e che non venga isolata e non si autoescluda. Coinvolgimento per generare l’energia necessaria ad una ricostruzione epocale.
6) L’Aquila che vorresti per i tuoi figli?
L’Aquila che vogliamo. Quindi desidererei per i nostri figli e per le generazioni future donare loro una città che possa essere scelta tra le tante città italiane ed europee, una città dove poter vivere, una città inclusiva, una città sfidante. Una città degna di essere chiamata città. Abbiamo preso in prestito questa città dai nostri figli, non possiamo deluderli come non possiamo deludere i nostri avi che ce l’hanno donata.
Maria Cattini, L'Aquilablog.it
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