L’Aquila, l’altra faccia del terremoto

consiglio comunale

di Maria Cattini, Linkiesta.it – Qualcuno ha detto ieri, nel commentare la notizia dell’arresto a L’Aquila del noto imprenditore, il solito “furbetto” che avrebbe gonfiato i lavori della ricostruzione, “questo è il terremoto … quello era il sisma!”. Penso che niente sintetizzi meglio il triste momento che stiamo vivendo. Certo, finire sulla cronaca nazionale, dal Tg5 alle pagine del Corriere della Sera di oggi, non è un bel primato e qui ci “rimette la faccia” una città intera.
A parte l’arrestato e vari tecnici indagati colpisce il fatto che siano coinvolti ben 28 proprietari di case su 73 pratiche, che potrebbero essere chiamati a difendersi dall’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato. Ma è vergognoso il fatto che questa mattina solo nelle chiacchiere da  bar e, purtroppo,  “sottovoce” si parli di questa vicenda. Silenzio assordante. Il silenzio delle Istituzioni, dei politici, degli Enti di categoria, dell’Ance, nessuno parla o dice nulla, anche solo frasi di circostanza.
Uno tsunami che si è abbattuto sulla ricostruzione. Non è che la “punta dell’iceberg” ha detto un collega. Ben venga dico io. Ma in realtà quante persone vogliono veramente questa pulizia?
Solo ora ci stupiamo di preventivi gonfiati, di dichiarazioni false, di case classificate B che “magicamente” sono diventate E, e tanto altro ancora.
Tanti fanno finta di non sapere o hanno voltato la testa dall’altra parte.
Vedo tanta paura che questo sia l’inizio di un’onda che potrebbe travolgere un po’ tutti. E ci risiamo. L’ipocrisia della “doppia morale”, una pubblica quando si tratta di puntare il dito e pontificare. E una privata, quando si tratta di salvaguardare il proprio orticello.
Quando il professor Colapietra afferma parlando della situazione aquilana, “i miei sentimenti sono molto sgradevoli e di disprezzo. Dopo il terremoto mi ero ripromesso di non occuparmi più dell’Aquila e degli aquilani anche perché mi fa male alla salute”, una parte della popolazione si indigna chiamandosi fuori da questa critica.
Contestualmente leggiamo che la Giunta comunale si schiera con il consigliere Udc Piero Di Piero (all’opposizione?) contro la norma che sancisce l’incompatibilità stabilita dalla legge Barca per gli assessori/consiglieri/dirigenti tecnici che si occupano di Ricostruzione. Una norma sacrosanta per salvaguardare le scelte e gli interessi che ruotano intorno alla Ricostruzione.
E ancora il consigliere Roberto Tinari (L’Aquila Città Aperta) che insiste nel chiedere la sanatoria per le casette di legno provvisorie. “I precari del Comune dell’Aquila avevano sottoscritto a suo tempo un contratto di lavoro a tempo determinato e dunque provvisorio. Il Sindaco Cialente sta facendo di tutto per salvarli. Bene, perché il lavoro è importante. Tante famiglie, a proprie spese, per ovviare alla mancanza della casa, distrutta dal terremoto, avevano realizzato le casette di legno provvisorie. Il Sindaco Cialente sta facendo di tutto per farle abbattere. Nemmeno nel concetto del “provvisorio” il primo cittadino riesce ad avere una coerenza. Chissà se, con uno scatto d’orgoglio, riuscirà a percorrere l’unica strada possibile, che peraltro migliaia di aquilani gli chiedono da mesi e mesi: la sanatoria per quei manufatti che possono essere condonati.”
Purtroppo tutte facce “tristi” del terremoto. E tra un concorsone ed un tendone non si parla più di ricostruzione.

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