L’Aquila, Perdonanza: dal 2015 patrimonio immateriale dell’Unesco

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di Maria Cattini – Nel 2015 la “Perdonanza Celestiniana” aquilana verrà inserita dall’Unesco nell’elenco dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità. Un traguardo storico innanzitutto per L’Aquila e il suo territorio, per la sua secolare tradizione e cultura, ma anche per tutti coloro che si sono impegnati per raggiungere questo risultato, praticamente a costo zero a detta degli organizzatori.

Ne parliamo con Salvatore Santangelo, una delle ‘anime’ di questo progetto che ha lavorato per presentare la candidatura aquilana, coordinando, soprattutto a livello nazionale, gli attori di questo percorso. Un percorso che ha significato non solo seguire il lungo iter burocratico, ma anche coinvolgere soggetti a vari livelli per creare un volano per la candidatura dell’Aquila a Capitale europea della Cultura 2019.

Nel novembre 2010 è stata presentata a Roma la candidatura per il riconoscimento della Perdonanza da parte dell’Unesco. Solo un anno fa, durante la Perdonanza 2012 e la mostra “Roma incontra L’Aquila”, l’annuncio della presentazione ufficiale del dossier. Oggi la conferma che è cosa ormai quasi fatta. Quanto ha contato il lavoro di squadra tra tutti gli attori di questo percorso?

Il lavoro di squadra è stato fondamentale. Un’azione che si è svolta con grande umiltà e sobrietà e che ha visto dialogare istituzioni e mondo culturale. L’evento organizzato dalla Società Geografica il 6 novembre del 2010 presso il Palazzetto Mattei di Villa Celimontana è stato certamente il modo migliore di incominciare questa avventura, che ha visto protagonisti di grande rilievo come Francesco Sabatini e Franco Salvatori. Va inoltre ricordato che il segretario generale del Mibac, Antonia Pasqua Recchia, ha seguito con grande attenzione tutte le fasi dell’evoluzione del dossier. Tra l’altro, il tema del terremoto ha avuto un suo peso, ma il professor Giovanni Puglisi, che presiede la delegazione italiana dell’Unesco, ha sempre ribadito che la solidarietà non avrebbe mai sostituito un lavoro scrupoloso e attento.

La cultura italiana si è mobilitata per proporre questa candidatura. Ma la rinascita attraverso la cultura è possibile senza contributi? Serve veramente una ‘tassa di scopo’ per finanziare la cultura aquilana?

Il riconoscimento della Perdonanza è davvero una vittoria di tutto il sistema culturale italiano. Il tema che tu sollevi è di assoluta attualità. Innanzitutto ormai tutte le ricerche sul marketing territoriale rilevano la centralità della cultura nelle dinamiche dello sviluppo territoriale: le città europee che da tempo hanno puntato maggiormente sulla creatività hanno visto aumentare il proprio reddito pro capite. Bilbao, Siviglia, Edimburgo hanno tassi di crescita superiori al 5%, mentre la media dell’Europa a 27 è 3,5%. Città più note per l’industria che per la storia culturale, e che hanno investito nel settore solo di recente, come Marsiglia, Lione e Manchester, hanno tassi inferiori (e comunque ben superiori al 2%), ma possono vantare una forte ricaduta sul tasso di occupazione e una migliore resistenza alla crisi. Quindi questa è la strada da seguire. Un altro aspetto è quello delle risorse. Anche quando eravamo in un periodo di vacche grasse nel nostro Paese è mancata una strategia davvero efficace in grado di valorizzare al meglio le risorse a disposizione. Anche qui i numeri parlano chiaro: nella classifica dei redditi delle città culturali quelle italiane sono agli ultimi gradini: Venezia ha 2,2%, Roma 1,8%, Firenze 1,2%. L’Italia, forte della cultura prodotta nei secoli, si è adagiata su rendite di posizione, che non rendono più così tanto; basta scorrere i tassi di crescita del turismo nelle città europee che più di altre hanno puntato sulla cultura: tra il 2001 e il 2011 anni Berlino è cresciuta del 65,2%, Weimar del 58,2%, Manchester del 48,3%. Le spagnole Siviglia, Madrid e Barcellona sono intorno al +25%. L’investimento comincia a rendere a Marsiglia, decisamente una città poco presente nei sogni dei turisti: +9,5%. Significativa la stagnazione di Firenze: +0,2%. Quindi il problema è essenzialmente di strategia. Per quanto riguarda il tema della tassazione, pur rispettando le autorevoli posizioni che si sono schierate a sostegno di questa soluzione, personalmente sono culturalmente contrario all’inserimento di un nuovo balzello, specialmente in un sistema come quello italiano in cui la pressione fiscale reale ha già superato il 50%. Inoltre troppo spesso si dimentica l’effetto distorsivo dell’inserimento di una nuova tassa che, come ricordava sempre il mio professore di politica economica, genera automaticamente uno di questi tre fenomeni: evasione, elusione o traslazione (nel senso che finisce sempre per pagare l’anello debole della catena). A ciò si aggiunga il problema di chi decide la destinazione dei fondi: ci troveremmo di fronte a sistemi burocratici che darebbero una forza enorme o alla politica o agli apparati. Per me, la soluzione sta nel potenziamento di strumenti come il 5 per mille o nella detassazione delle donazioni che rendono protagonista la società civile e la sua autonoma capacità di scelta. Vale la pena ricordare che in Germania, in questo momento, si stanno discutendo le tesi proposte in un volume collettivo dal titolo Kulturinfarkt, che propone di azzerare i fondi pubblici per far rinascere la cultura, ridando centralità appunto al sistema delle aziende e ai gusti dei cittadini, che spesso sono meno omologati di quanto pensiamo. Ecco anche in questo campo mi sembra che non siamo in sintonia con lo spirito dei tempi. Dobbiamo lavorare per creare un sistema ciclico auto-sostenibile di strutturazione fra scambio di idee, innovazione, invenzione, creatività e mercato.

Quanto questo riconoscimento potrà fare da traino per la candidatura dell’Aquila a Capitale europea della Cultura 2019?

L’inclusione nel Patrimonio Unesco costituisce un potente fattore in grado di aumentare due coordinate strategiche per lo sviluppo di un territorio: la visibilità e l’identità. Data questa premessa, è chiaro che avremo una base molto più solida su cui costruire la candidatura, ma allo stesso tempo abbiamo bisogno di una maggiore sinergia di tutte le istituzioni politiche (quindi anche Provincia e Regione), e di un deciso cambio di passo sia nella definizione del progetto, sia nella strategia comunicativa. Personalmente, raccogliendo una suggestione del professor Puglisi, metterei al centro della candidatura il tema delle Città invisibili di Calvino. Un tema estremamente attinente con la nostra condizione, ma allo stesso tempo gravido di suggestioni e contenuti e di ampio respiro internazionale.

Il 17 ottobre 2003 la Conferenza generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) ha adottato la Convenzione dell’Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. A differenza del patrimonio materiale – che comprende i siti e i monumenti –, il patrimonio immateriale si riferisce ai processi culturali che “ispirano alle comunità viventi un sentimento di continuità in relazione con le generazioni che le hanno precedute e che rivestono un’importanza cruciale per l’identità culturale, ma anche per la salvaguardia della diversità culturale e della creatività umana”.

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