L’Aquila, Tsa: sarebbe bastato un bando per evitare il tormentone del direttore

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La nomina del futuro direttore del Teatro Stabile d’Abruzzo  fa discutere ancor prima del suo insediamento. Il totonomine continua e forse ci toccherà aspettare il 4 di novembre, naturale scadenza del contratto dell’attuale direttore artistico Alessandro Preziosi, per conoscere il nome che uscirà dal cilindro dopo trattative riservate tra forze politiche, amministrazioni pubbliche e lobby. Ancora una volte le logiche che prevarranno sono quelle dettate dagli equilibri politici e amministrativi di chi vuole gestire da sempre il potere delle politiche culturali.

Eppure sarebbe stato tutto così facile e trasparente per i quattro componenti del Consiglio di amministrazione del Tsa, il presidente Ezio Rainaldi, rappresentante della Regione Abruzzo, il vicepresidente Adolfo Paravano, rappresentante del Comune dell’Aquila, Antonio Del Corvo, presidente della Provincia dell’Aquila, e Remo di Martino, delegato della Provincia di Chieti,  se si fosse ricorso a un bando per l’individuazione di una nuova figura al vertice dell’istituzione teatrale abruzzese.

Provvedimento auspicato, tra l’altro, dal decreto ministeriale entrato in vigore da qualche mese in materia di Stabili e motivato dalla riforma del FUS: chiarezza, trasparenza, accountability, competenza, progettualità. Una figura più manageriale che artistica, ma di certo scelto con modalità e requisiti esaminati con un’auspicabile e doverosa trasparenza per scegliere il miglior direttore che debba sottostare a vincoli di produttività, imposti dalla norma per l’erogazione dei finanziamenti del Fus (Fondo unico per lo spettacolo).

La legislazione attualmente in vigore prevede anche la stesura di un piano Triennale della programmazione artistica da presentare entro il 31 gennaio 2015 (Decreto Ministeriale n. 71/2014). Un piano triennale top secret per il Tsa, però.

A livello nazionale poi, molti addetti ai lavori di chiara fama hanno chiesto spesso che quando viene nominato un direttore vengano vagliati in maniera stringente alcuni aspetti. Prima di tutto, oltre ad aver lavorato nell’ente dovrebbe avere una preparazione culturale adeguata e dimostrabile (una laurea in ambito umanistico o manageriale? Un diploma accademico di qualche tipo? Delle pubblicazioni di settore?) Poi dovrebbe presentare il programma che intende realizzare durante la direzione. Non sono importanti solo i nomi, che a L’Aquila vengono usati da sempre come specchietti per le allodole, ma la sostanza di una direzione. Come intende utilizzare i finanziamenti pubblici il direttore? Come intende agire dal momento che i tagli sono sempre più consistenti dal Ministero in giù e da più parti si parla di “fusioni” tra enti della stessa regione? Che lavoro intende fare sul territorio? Come valorizzerà i giovani e garantirà la pluralità all’interno dell’ente? Alla fine del suo mandato qualcuno controllerà se il programma è stato attuato o no? La vera novità sarebbe mettere in concorrenza tra loro i programmi oltre che i nomi, ma su questo c’è ancora da lavorare, dicono gli addetti ai lavori.

A proposito di bandi. Quest’estate è stato pubblicato il Bando di concorso pubblico voluto dal Teatro Stabile di Genova per la selezione del nuovo direttore. Procedure simili hanno riguardato recentemente Lo Stabile del Veneto, quello del Friuli e quello di Bolzano, che, in quanto Stabili pubblici, sono paragonabili in tutto e per tutto al Tsa. Recentemente ha emesso un bando per la selezione del nuovo direttore anche lo Stabile della Sardegna, che in realtà è uno stabile privato e quindi avrebbe avuto anche qualche scusa in più per farne a meno.

Siamo ancora lontani da principi di meritocrazia e trasparenza a 360° ma rappresentano almeno un primo passo in questa direzione, cosa che in Abruzzo si è ben lontani dal fare.

L’Aquilablog, 20 ottobre 2014

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