Le difficili sorti del Tsa e dell’Atam. D’Alfonso: “no comment, sono impegnato con Abruzzo Engineering”

di Maria Cattini – “Sono impegnato con Abruzzo Engineering”, questa la laconica risposta del Governatore abruzzese Luciano D’Alfonso al cronista de “Il Messaggero” Antonio Di Muzio che lo interrogava sulle sorti sempre più incerte del Teatro Stabile Abruzzese e dell’Atam. Troppo furbo e smaliziato D’Alfonso per dare una risposta che, in apparenza, non c’entra nulla con la spinosa questione del futuro dei due storici enti culturali aquilani. Tutte queste realtà, il Tsa, l’Atam e Ae, infatti, sono sempre state nel cuore e nelle tasche degli esponenti del centro sinistra aquilano. Il mirabolante neo presidente D’Alfonso lo sa bene e, più che sviare la domanda, sembrerebbe aver voluto mandare un messaggio a chi ha orecchie per intendere: i soldi sono pochi, gli appetiti degli storici carrozzoni della politica aquilana decisamente troppi anche per uno che continua a promettere miracoli a destra e a manca come lui.

A Di Muzio, sempre sulle colonne de Il Messaggero, non è rimasto che raccogliere le varie indiscrezioni che girano oggi in città. Escluso il ritorno di Antonio Calenda, uno dei maggiori protagonisti della storia passata del Tsa, oggi in procinto di lasciare la direzione artistica del Teatro Stabile del Friuli per seguire un mega progetto pubblico-privato a Roma, per Di Muzio “la sintesi è che la sorte del Tsa, il massimo organismo culturale, è sempre più in balia delle correnti: c’è Preziosi che gradirebbe restare; poi una soluzione interna (resta tutto com’è senza Preziosi con l’apporto della direzione amministrativa e semmai infilandoci in una legge regionale anche L’Uovo dell’Aquila e il Florian di Pescara che sono teatri stabili di innovazione); una esterna che spinge al commissariamento. E poi c’è una quarta corrente nell’orbita di Gabriele Lavia (da maggio direttore artistico della Pergola di Firenze) che proporrebbe per il Tsa l’ortense Federica Di Martino dopo l’esperienza dello scorso anno al Teatro Marrucino.” Una girandola di nomi tra Massena (soluzione interna) e Fiorenza (c0mmissariamento) in pole position e un Preziosi ormai scaricato da tempo a dispetto dei sorrisetti ipocriti della politica aquilana.

“Insomma un bel guazzabuglio senza considerare il nodo decisivo. Il nuovo decreto legge (il 191 del 19 agosto) prevede che «i teatri devono aver adeguato i propri statuti, alla data di presentazione della domanda». E qui iniziano i problemi”, spiega Di Muzio-. “Al Tsa come enti fondatori sono rimasti Regione, Comune e Provincia dell’Aquila e di Chieti. Pescara è decaduta un anno e mezzo fa, mentre Chieti ha versato il contributo di 51 mila euro a metà nel 2012, non ha versato il 2013 («per mancata rendicontazione»), mentre per il 2014 con oltre 4 milioni di debiti quasi sicuramente uscirà in tempi brevissimi. Lo Stabile quindi perde i pezzi e si avvia a tornare quello che era: il teatro dell’Aquila. Altro rebus la direzione artistica.

Su questo punto si era spesa la stessa senatrice aquilana Stefania Pezzopane, grande conoscitrice della materia, che ipotizzava di affidare la direzione artistica a Federico Fiorenza, che però è in contenzioso con il Tsa, o all’amico di sempre, Giorgio Iraggi, diplomato Isef con l’invidiabile destino di essere stato assunto da anni come dirigente del Tsa.

(“Con gli uomini ho sempre avuto un grande successo”, ha peraltro ricordato recentemente la Pezzopane in diretta telefonica su Raisterodue).

Ma l’attuale legge- ricorda sempre Di Muzio nel suo articolo-, “spiega che un eventuale direttore artistico «può effettuare prestazioni artistiche per un solo spettacolo e non può svolgere attività manageriali, organizzative, di consulenza e prestazioni artistiche presso altri organismi sovvenzionati»”.

Esclusa anche questa ipotesi non resta che attendere l’atto finale di questo psico-dramma che vede coinvolto anche l’Atam, sommerso da 1 milione e mezzo di debiti e con i dipendenti rimasti da mesi senza stipendio.

Chissà che, alla fine, D’Alfonso non riesca a trasformarsi in un vero e proprio deus ex machina e calarsi dall’alto del palcoscenico per risollevare le sorti di tutti questi consumati attori. Se solo potesse, a Lucianone la parte riuscirebbe benissimo. Ne siamo certi.

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