L’incredibile storia dei puntellamenti dell’Aquila: “e tutti vissero puntellati e contenti”
di Maria Cattini – In queste mattine che segnano l’arrivo prematuro dell’autunno, mentre “piovono balconi” dai 4000 alloggi del Progetto Case, la Zona Rossa del centro storico dell’Aquila continua ad essere avvolta dalla foschia e dai puntellamenti issati per stabilizzare quel che rimane degli edifici storici colpiti dal sisma del lontano 6 aprile del 2009.
Migliaia di tubi e giunture in acciaio, avvinghiati tra loro come degli inquietanti arabeschi post moderni, che sorreggono senza alcun pregiudizio classista le facciate di antichi palazzi nobiliari, le abitazioni popolari di epoca medioevale e gli orrori della speculazione edilizia degli anni 70. All’Aquila, subito dopo il terremoto, dovunque è stato ritenuto necessario si è “puntellato” senza troppi scrupoli. Storie di mancata trasparenza, di affidamenti diretti, di ditte ed interessi. La madre di tutti gli appalti.
Alla fine, la spesa dei lavori di puntellamento dei centri storici colpiti dal sisma è costata all’erario italiano 240milioni di euro di spesa (21.449.419,26 euro solo nei primi sei mesi del 2009). Alla quale vanno aggiunte le molte indagini della magistratura atte ad accertare che nessuno abbia approfittato delle misure d’emergenza adottate per l’affidamento dei lavori. Gli appalti, infatti, non furono assegnati tramite gara, ma su chiamata nominale delle ditte presenti in una white list stilata dalle associazioni di imprese locali (Ance, Api, Confartigianato) e vagliata successivamente dal prefetto per il controllo moralità e antimafia. La scelta e la distribuzione dei lavori era a cura dell’Assessorato alle opere pubbliche dell’Aquila (all’epoca presieduto da Ermanno Lisi) e del suo settore emergenza sisma, diretto dall’ing. Mario Di Gregorio. Malgrado le tante promesse sulla “rotazione” dei dirigenti del Comune, mesi fa è stato lo stesso dirigente Di Gregorio ad indire l’avviso esplorativo per la vendita e lo stoccaggio del materiale di puntellamento, questa volta sotto l’assessore alle Opere pubbliche Alfredo Moroni – cui fa riferimento il settore ricostruzione pubblica. Al Comune nessuno ha sollevato dubbi di opportunità per questa scelta. Il primo “avviso esplorativo” emanato dagli uffici del Comune è stato puntualmente revocato a causa di molte criticità rivelate nel testo, non ultima la mancanza di trasparenza su alcuni aspetti cruciali sull’eventuale rimozione dei puntellamenti “come la verifica puntuale, – richiesta da Appello per L’Aquila – e non a campione, se le quantità dei materiali smontati corrispondano a quelle rendicontate a consuntivo dalle ditte che a loro tempo eseguirono i lavori di messa in sicurezza”. Tutto da rifare ma, come se a L’Aquila non fossero già stati buttati inutilmente via abbastanza anni e fondi pubblici, ancora non si fa.
Così i puntellamenti ancora svettano per tutto il centro storico e qualsiasi cosa li riguardi appare come un complicatissimo rompicapo impossibile da risolvere. Impossibile, a quanto pare, anche per la magistratura che- mentre avanzano implacabili le scadenze fissate dalle leggi sulla prescrizione volute dal Governo Berlusconi in attesa di una riforma della giustizia che non c’è- ancora non riesce a chiudere né l’inchiesta Do Ut des per i puntellamenti di Palazzo Carli, sede del rettorato universitario; né quella riguardante i puntellamenti del palazzo dell’ex prefettura e della chiesa di San Marco. E quante ancora altre nei cassetti dei pm a Bazzano. Un rompicapo irrisolvibile anche per gli amministratori del Comune dell’Aquila che già brancolano nel caos più assoluto quando si tratta di fare appalti e stilare improbabili cronoprogrammi per le opere di normale amministrazione, figuriamoci quando si parla di recuperare, verificare e catalogare materiale valutato intorno ai 100 milioni di euro. Tanti soldi che in un Paese normale, per di più con le casse vuote, si farebbe di tutto per recuperare il prima possibile. Al contrario, i politici locali, non riuscendo a produrre null’altro di buono, continuano a ripetere agli aquilani la loro triste cantilena del “piove Governo ladro”. O a produrre, a “soli” cinque anni dal sisma, nuove leggi e nuove norme sempre in nome di una Ricostruzione che, ormai è chiaro a tutti, continua per motu proprio adeguandosi il più possibile alle risorse disponibili senza preoccuparsi di rispondere ad un “piano generale” che la giunta del Sindaco Cialente non è mai riuscita a produrre.
Ma l’affare dello smantellamento dei puntellamenti, come se non bastassero le tante inquietanti nubi e ombre addensate in questi ultimi cinque anni, nasconde un altro atroce dubbio: ovvero che al Comune non siano stati d’insegnamento- solo per fare esempi sotto gli occhi di tutti- i disastrosi risultati dello “spacchettamento” delle gare d’appalto dello stadio dell’Acquasanta e dei tempi biblici per la realizzazione di un chilometro di via Corrado IV. E che Il Sindaco Cialente sia ricaduto per l’ennesima volta nella sciagurata tentazione di evitare di fare un bando europeo per i lavori di smantellamento dei puntellamenti, “con il nobile intento”- assicura da sempre il Sindaco- di salvaguardare gli “imprenditori” locali. Sarà. Al momento, però, puntellamenti, e relative inchieste della magistratura continuano ad essere avvolte da una nebbia fittissima e un silenzio assordante. Forse un giorno, quando saranno maturi i tempi per la prescrizione o il caos burocratico sarà ancora più fitto ed imperscrutabile tanto da consigliare a tutti di metterci una pietra sopra, il buon Sindaco, con quel sorriso immotivatamente sempre beato, si affaccerà dalla finestra del suo nuovo studio provvisorio, nella “nuova” sede provvisoria del Comune dell’Aquila, per annunciare al popolo la fine della storia e che- secondo lui- “tutti vissero puntellati e contenti”.
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