Meritocrazia a Palazzo: ecco le pagelle dei Senatori abruzzesi

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di Maria Cattini – Fine legislatura, tempo di bilanci per i deputati abruzzesi uscenti. Grazie agli strumenti della e-democracy, oggi è possibile capire quali sono stati i migliori e i peggiori parlamentari che ci rappresentano sulla base di cosa hanno fatto. Sul sito di openpolis.it è possibile monitorare cinque anni di attività e capire se sarà la meritocrazia alla base delle prossime candidature o soliti motivi
Mentre sui giornali e nei blog abruzzesi impazzano note di fantapolitica e azzardate scommesse sulle future candidature, noi abbiamo preferito non farci distrarre da tutte queste speculazioni e concentrarci sui fatti andando a vedere i resoconti di questi ultimi, faticosissimi cinque anni di legislatura. Per due motivi: primo perché, con tutte le incognite in gioco, mai come quest’anno a Roma nessuno è più sicuro di nulla e tutti brancolano nel buio cercando di capire le mosse degli avversari o dei propri leaders, figuriamoci i frati cercatari della politica abruzzese. Tanto la politica è sempre alla ricerca di qualche “utile idiota” per fare da segna posto tra gli scranni del Parlamento. E con secondo perché riteniamo questo gioco un puro esercizio di stile di aspiranti politici travestiti da giornalisti per caso. E che dio ci scampi e liberi da questa categoria! Preferiamo di gran lunga provare a fare bene – quando ci riusciamo – il nostro lavoro.
Per questo, grazie all’immane lavoro del sito OpenPolis, abbiamo preferito rimanere sul concreto e guardare i fatti per cercare di informare al meglio i nostri lettori. E le sorprese – ovviamente brutte, parlando di politici – non sono certo mancate. Iniziamo dai sette senatori eletti nei collegi d’Abruzzo.
PER CELANO SERVE IL PICCONE, MA AL SENATO?
“Abbiamo fatto tanto e bene per l’Abruzzo, quindi sono pronto a ricandidarmi”: così annunciava la sua auto candidatura, solo qualche settimana fa sulle colonne de “Il Centro”, il pirotecnico senatore, nonché sindaco di Celano, Filippo Piccone (PDL). Peccato che il collega cronista non sia premunito di andare a verificare. Avrebbe così scoperto che il senatore in elegante gessato, secondo gli studi di Openpolis.it, è stato tra i peggiori senatori della legislatura. Sicuramente il più improduttivo degli abruzzesi. Piccone ha partecipato solo al 55% delle sedute del Senato. Ma il probe celanese, in cinque anni, ha presentato in aula solo un’interrogazione a risposta orale e 83 emendamenti. Il suo indice di produttività è stato di soli 31,9 punti andandosi a classificare 311° su 322 senatori. Un vero vanto per l’Abruzzo intero e, sicuramente, per l’amata Celano dove il senatore sicuramente avrà speso le migliori energie, come promesso in campagna elettorale.
IL LUPO MARSICANO PERDE IL PELO MA NON IL VIZIO
E sì, avete capito bene: stiamo parlando proprio di Franco Marini, l’esimio ex presidente del Senato che è riuscito a strappare l’ennesima proroga dal PD per mettersi ancora una volta a completo servizio del Paese. Che fatica alla sua età portare a termine un compito così gravoso: penserete voi e pensano sicuramente quelli dell’apparato del PD. Anche se i dati della realtà raccontano tutta un’altra storia. Marini, parlamentare da quasi 21 anni, in questa legislatura ha totalizzato un indice di produttività di 51,5 punti. Tanto? Non proprio visto che si è classificato 298° su 322 senatori (compresi i malati, senatori a vita e gli ultra novantenni). E’ stato presente solo per il 48,3% per cento delle sedute, meno della metà.
Solo un disegno di legge porta la sua firma come primo firmatario, ha presentato una sola interpellanza, una interrogazione orale e una scritta. La sua fatica maggiore è stata quella di presentare ben 29 emendamenti. Attività abbastanza modesta forse è il caso che, a 79 anni suonati, andasse finalmente in pensione: penserete voi. Ma Marini in pensione, come segretario nazionale della CISL, c’è andato già da un pezzo riscuotendo appena 14.557 euro al mese, ai quali va sommata una pensione INPS di 2.500 euro al mese. Al PD non se la sono proprio sentita di togliere al pover uomo la possibilità, di fare un’altra legislatura che gli permette di guadagnare un’indennità di oltre 9 mila euro al mese. Sapete, c’è la crisi anche per loro.
IL SENATORE INSONNE
Il farmacista, ex scapolo d’oro, senatore Fabrizio Di Stefano (ex AN, poi PDL) ha brillato per le presenze in Aula: ben l’86,3% delle sedute coperte e il 7,2% di assenze per missioni debitamente giustificate gli hanno permesso di raggiungere il 281° posto in graduatoria. Che Di Stefano non sia un assenteista sembra cosa certa ma come ha impiegato tutto quel tempo in Aula? Negli archivi risultano solo un disegno di legge come primo firmatario, una interpellanza, sei ordini del giorno e 148 emendamenti. Come sia riuscito a rimanere sveglio durante le lunghissime e spesso noiosissime sedute del Senato rimane un mistero. Roba da alchimisti più che da farmacia. Comunque i suoi voti, insieme a quelli del senatore Piccone, sono stati utili per l’approvazione del Lodo Alfano, per la Legge sul “salvataggio” Alitalia con i soldi dello Stato (CAI è oggi nuovamente in rosso profondo), per il rifinanziamento delle missioni militari, per il processo Breve, per la legge sul terremoto, per la riforma Gelmini e per la Riforma del mercato del Lavoro della Fornero. Tutti voti favorevoli e neanche un sopracciglio alzato. Pare che Di Stefano sarà molto probabilmente ricandidato con la nuova formazione di La Russa dal titolo preso in prestito da un film dei Vanzina: “Fratelli d’Italia”. Qualcuno malizia che lo spot elettorale prevede Alemanno in tenuta anti catastrofi naturali che tatua col fuoco sul petto di La Russa una lupa per costringerlo a urlare: “Forza Roma! Forza Lupi! son finiti i tempi cupi”… I voti dei laziali, invece, toccherà dividerseli con Fini.
I MIGLIORI SENATORI ABRUZZESI
Sempre secondo l’accurato indice di produttività parlamentare stilato da OpenPolis.it , tra i sette senatori abruzzesi presenti, i migliori sono risultati: Giovanni Legnini (PD), classificatosi al 13° posto su 322 senatori; Andrea Pastore (PDL) 25°, (forse per questo ha deciso di non ripresentarsi?); Alfonso Mascitelli (IdV), 30°; e, infine, Paolo Tancredi (PDL) classificatosi 34° (sembra che Berlusconi si sia convinto a ricandidarlo proprio per questo dato).
Alla prossima per valutare la produttività dei deputati.

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