SOTTOSERVIZI: Cialente come Centi promette “di cablare la città”. Ma negli anni 90 finì tutto in un colossale fallimento

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Oggi c’erano tutti a tagliare il nastro dell’inizio lavori per i nuovi sottoservizi della città dell’Aquila, maxi opera pubblica da 80 milioni di euro bandita dalla Gran Sasso Acqua spa e realizzata dalla Asse Centrale Scarl composta da Acmar, Taddei ed Edilfrair. In prima fila, a sorridere a favore delle telecamere, spiccavano il presidente di Gsa Americo Di Benedetto, il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, il vice presidente della Regione Giovanni Lolli, il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio, l’ex capo dipartimento del Diset Aldo Mancurti e la rettrice dell’Università del capoluogo Paola Inverardi.
Malgrado i lavori di Viale Corrado IV e dello Stadio dell’Acquasanta aleggino come uno spettro nefasto sulla credibilità e l’efficenza del Comune dell’Aquila, la promessa fatta alla stampa in pompa magna è che “gli scavi iniziati oggi correranno a 10 metri al giorno, a regime 40 metri al giorno, su quattro fronti previsti”. Roba da fare invidia al cantiere Expo ai tempi di Renzi.
Per sgombrare ogni sospetto: il nuovo tunnel per i sottoservizi è un’infrastruttura utile e tutti ci auguriamo che, alla fine, i tempi per la sua realizzazione siano rispettati. Così come tutti ci auguriamo che siano state risolte anche le criticità sottolineate esattamente un anno fa dall’ex direttore dell’Ufficio speciale per la ricostruzione, Paolo Aielli.
 Nel documento inviato alla Gran Sasso Acqua e al Comune dell’Aquila, Aielli spiegava che “la relazione geologica, nel definire la sismicità dell’Aquila, non è adeguata al decreto ministeriale del 2008 e che la stazione appaltante non ha ottemperato alla verifica preventiva dell’interesse archeologico”.

Inoltre, secondo Aielli, sempre un anno fa mancavano “indagini finalizzate all’analisi del rischio indotto dalla realizzazione dei cunicoli sugli edifici prospicienti lo scavo, in modo da assicurarne stabilità e integrità, e sull’assenza di espliciti chiarimenti in merito alla responsabilità e all’indennizzo di eventuali, o maggiori, danni che potrebbero determinarsi negli edifici già riparati o in attesa di intervento”.
 E’ passato un anno e, dai sorrisi smaglianti dei politici nostrani, si direbbe che tutto sia stato brillantemente risolto. Certo, la facilità con la quale taluni personaggi si riempiono da decadi la bocca di “banda larga e fibra ottica” ricorda la stessa approssimazione con la quale ci si ostina a investire soldi pubblici in improbabili aeroporti “volani per il turismo”. Ad esempio, per il nuovo tunnel da 80 milioni di euro, il Presidente del Consiglio regionale Di Pangrazio, nel corso della cerimonia di inaugurazione del cantiere , è arrivato a pronosticare meraviglie tali da consentire “al centro storico di rinascere e diventare, così, un punto di riferimento per la Macroregione Adriatico-Jonico”. Sembra una battuta di un film di Fantozzi ma parrebbe- il condizionale è d’obbligo con l’Ufficio Stampa del Consiglio- che abbia detto proprio così.
Le stesse celebrazioni e le stesse promesse a L’Aquila furono fatte già nel 1997, allora sindaco Antonio Centi, quando il Comune aderì al miliardario (c’era ancora la lira) progetto Socrate per “la cablatura della città dell’Aquila”. “Con i collegamenti in fibra ottica porteremo il futuro nelle case degli aquilani”, fu promesso anche allora con un florilegio di perifrasi ed epiteti epocali.  Ma il progetto, che per alcuni rimane solo l’ultimo regalo dello Stato alla SIP-Telecom prima di essere stata definitivamente privatizzata ad un gruppo di “capitani coraggiosi” come li definì Massimo D’Alema, si rivelò un totale e costosissimo fallimento. Da qualche parte, nelle viscere della città, si nascondono ancora quei costosissimi cavi a fibra ottica rimasti inutilizzati per circa venti anni. Si trattava, possiamo dire oggi, delle solite promesse di politici interessati solo “a far girare i soldi”, prima ancora di capire dell’utilità e dell’importanza dei progetti che andavano sponsorizzando. Siamo sicuri però che questa volta non finirà così: il sempre più gagliardo Cialente è uno sicuro di quel che dice. Adesso è tornato anche a promettere che Renzi verrà a fare visita a L’Aquila. Chissà, forse proprio il primo maggio magari per evitare di mettere la faccia all’inaugurazione dell’Expo che rischia, tra mazzettari e scandali vari, di diventare un altro monumento alle promesse mancate dei politici italiani.
Laquilablog.it, 8 aprile 2015
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