Stagione congressuale del Pdl abruzzese: tanto rumore per nulla?

pdl giorgio de matteis

Prima stagione congressuale del Pdl abruzzese. Quanto è diventata lenta la politica italiana. Per carità, non che si sia mai fatta distinguere per velocità ma tra crisi di identità, congressi inaciditi e primarie all’arsenico, i locali rappresentanti dei partiti assomigliano sempre di più agli ultimi combattenti giapponesi dimenticati nelle isole sperdute del Pacifico, ai quali qualcuno ha dimenticato di dire che la guerra è finita, i loro generali sono stati sostituiti ed il mondo non è certo rimasto lì ad aspettarli.

LE SCIALUPPE DI SALVATAGGIO DELLE LISTE CIVICHE

D’altronde, come ci si può entusiasmare di un partito che alla vigilia della sua prima, tanto agognata stagione congressuale in molti danno già per morto? A scommettere sulla prematura scomparsa del Pdl non sono solo gli avversari politici- che pure non se la passano troppo bene- ma i suoi stessi padri fondatori. Infatti, mentre da qualche parte nella Brianza, l’ex premier, neo prescritto Berlusconi presenta summo gaudio al popolino il nuovo inno per un ipotetico nuovo partito dal nuovo nome, nel segreto delle stanze romane lo stesso impartisce l’ordine di appoggiare con priorità liste civiche doc. Come quella di Rialzati Abruzzo di Masci a Pescara o- Giuliante permettendo- quella di De Matteis a L’Aquila. Il Pdl rappresenta così il primo caso nella storia della politica italiana dove la gerarchia di un partito che si prepara la fuga da se stessa, casomai affidando una nuova “verginità” alle scialuppe di salvataggio delle liste civiche centriste. Se a Roma si consumano queste alchimie politiche, a livello locale, invece, c’è chi a Pescara, Chieti e L’Aquila ha continuato ad organizzare tenacemente autobus di “tengo famiglia” – possibilmente numerosa- per eleggere i coordinatori provinciali e comunali del partito che forse non ci sarà. In pratica, alla fine potrebbe essere solo tanto rumore per nulla!

CHIETI: NEL FUTURO DI AN, C’E’ SOLO DI STEFANO

Nell’apparente tranquillità della Provincia di Chieti, si è scoperto che Di Stefano- con il 90% dei voti incassati dalla sua lista e dal suo candidato Cieri- è il vero e unico domine della reincarnazione di un’An prossima ventura. Anche perché, in provincia, a votare sono andati meno della metà degli aventi diritto: solo il 42% degli iscritti ufficialmente al Pdl.
E quelli che erano i rappresentati della già fu Forza Italia? Apparentemente evaporati o- più verosimilmente- hanno preferito rimanere a casa e guardare oltre. Forse in attesa che si costituisca un nuovo “centro di gravità permanente”, storicamente a loro più congeniale e familiare.

PESCARA: TUTTI INSIEME CONTRO PAGANO

A Pescara- dove sono andati a votare poco più del 50% degli aventi diritto- il congresso è diventato l’occasione per schierare tutto il partito- compresa la parte apocrifa di Masci e del suo Rialzati Abruzzo- contro Pagano, puntualmente impallinato malgrado i suoi quasi mille voti (34%). La “vincente” Chiavaroli (con il 65%), nella prima dichiarazione da coordinatrice comunale del partito ha suggerito più un futuro politico da meteora, di quelle che bruciano in fretta per cotanto splendore, che un futuro da stella nascente del centro destra pescarese. Solo un politico ingenuo ed inesperto poteva lanciarsi così frettolosamente nell’incredibile difesa sui giornali del sindaco Mascia, l’unico sindaco che, in meno di tre anni, è riuscito a far rimpiangere ai pescaresi l’operato e le capacità del sindaco D’Alfonso (ovviamente al netto dei processi ancora in corso). Basteranno 1.700 voti congressuali a darle la forza di affrontare da “coordinatrice” i gravissimi problemi che attanagliano il capoluogo adriatico? Basterà il suo splendore a ribaltare la pessima percezione denunciata dai sondaggi del “Sole 24 ore” e a convincere i pescaresi che esista veramente un sindaco, Mascia? Basterà la sua vittoria ad affrontare l’ira dei pescatori per il porto che non c’è? A rimettere in moto un’economia che vede ogni giorno la chiusura di un’impresa? O sarà meglio affidarsi all’effetto Zeman per svelenire la rabbia e le frustrazioni dei suoi concittadini? Per ora, l’unico vero risultato raggiunto dalla Chiavaroli&Co- Sindaco Mascia, Castiglione, Sospiri, Testa e l’apocrifo Masci che l’appoggiavano gaudenti dalle retrovie- è stato quello di far fare la figura del perdente al Presidente del Consiglio Pagano che, senza neanche un processo in corso e con trent’anni di onorata attività, rimaneva il vero temibile avversario in città. E alla fine come coordinatore provinciale è stato preferito un Sospiri.

L’AQUILA: TRA I DUE LITIGANTI, DE MATTEIS GODE

In cauda venenum, si arriva dove osano le aquile: anzi proprio al congresso dell’Aquila. Sembrerebbe incredibile ed invece, nella triste realtà, è semplicemente ridicolo che nel congresso dove era prevista un’unica mozione- quindi, sulla carta, niente spaccature e divisioni- si sia riusciti quasi ad arrivare allo scontro fisico. Infatti, visto il caos che attanaglia tutta la politica aquilana, il Congresso Pdl non ha potuto deludere le aspettative regalando i fuochi d’artificio promessi alla vigilia. Malgrado sia stato eletto coordinatore provinciale Magliocco, come da programma, Ricciuti ha provato a gettarla in caciara con “la teoria del complotto” , arrivando ad ipotizzare addirittura un accoppiamento more ferarum tra Giuliante e Cialente. Giuliante c’è cascato e, in uno dei suoi slanci felini che lo hanno reso temuto e famoso, è riuscito a rivendicare senza alcun imbarazzo, con la vis degna di un duce, niente poco di meno che venti anni di militanza nell’Msi. Ora, se Ricciuti non fosse Luca ma fosse stato Romeo, in un attimo avrebbe steso Giuliante con un “nel più grande partito della storia d’Italia, si sarebbe accompagnato alla porta chiunque fosse stato solo sospettato di avere avuto a che fare con l’Msi”. Altro che congresso e primarie. E tra i due litiganti, De Matteis gode.

UNA RISATA ALLA FINE LI SEPPELLIRA’

La realtà è appunto un’altra e siamo qui, “cronisti” obbligati più dal dovere che dal diritto di cronaca, a fare il resoconto degli ultimi rantoli di partiti fuori dalla storia. Partiti dove ci si trastulla ancora con le armate di plastica del Risiko della politica, mentre la realtà va in rovina per davvero. Al massimo, le opzioni che tutto ciò riesce a proporre riguardano sempre le sfide tra persone ma mai tra progetti alternativi. Al pubblico dei tifosi si preferisce promettere un “futuro migliore”, “un voltar pagina” sempre rispetto a qualcuno. Mai una soluzione alternativa ad una altra, da costruire, casomai, unendo le forze migliori. Il disincanto che affligge ed allontana i cittadini dai sepolcri imbiancati della politica italiana è dovuto proprio a questi riti stantii e costosi, che non entusiasmano più nessuno se non gli “addetti ai lavori”. Quelli, cioè, che con la politica ci mangiano. Questi evanescenti scenari al massimo possono regalare qualche risata. Ed una risata, alla fine, li seppellirà.

Maria Cattini, L’Aquilablog.it

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