Guerra Ucraina: quando a pagarne le conseguenze è anche la cultura

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Il parlamento ucraino ha messo al bando ogni forma di cultura russa. Ieri il parlamento dell’Ucraina ha approvato due leggi che impongono nuovi e severi limiti alla circolazione di libri e musica russi.

Entrambe le leggi sono state approvate da una larga maggioranza e sono ora solo in attesa della firma del presidente Volodymyr Zelensky. Con la conferma della prima legge, diventerà impossibile per i cittadini russi stampare libri in Ucraina e l’importazione di libri da Russia, Bielorussia e dai territori dell’Ucraina occupati sarà totalmente vietata. Allo stesso tempo, l’importazione di libri in lingua russa dall’estero sarà soggetta a speciali autorizzazioni. La seconda legge, invece, vieta la trasmissione di musica realizzata da cittadini russi sui media e sul trasporto pubblico del territorio ucraino. La decisione di Kiev riguarda anche l’aumento dell’utilizzo della lingua ucraina in radio e tv: le trasmissioni radiofoniche dovranno tenere conto che la quota di canzoni in lingua nazionale dovrà arrivare al 40% dall’attuale 35%.

Le leggi però non vietano tutti i media russi. Bloccano solo le opere di artisti che hanno ottenuto la cittadinanza russa.

Per gli artisti c’è, comunque, una lista bianca: dal divieto sono esclusi tutti coloro che hanno condannato l’invasione di Mosca e che entrano in un elenco di cui si occuperà direttamente un’istituzione come il Consiglio nazionale di Sicurezza e Difesa.

E’ indiscusso che lontano dal fronte orientale dell’Ucraina si sta combattendo una nuova lotta culturale.  In tutta l’Ucraina, i funzionari stanno avviando progetti per “decolonizzare” le loro città. Strade e fermate della metropolitana i cui nomi evocano la storia dell’Impero russo o dell’Unione Sovietica sono al vaglio di una popolazione desiderosa di liberarsi delle tracce della nazione che l’ha invasa a fine febbraio.

“Stiamo difendendo il nostro Paese, anche sul fronte culturale”, ha dichiarato Andriy Moskalenko, vicesindaco di Leopoli e capo di un comitato che ha esaminato i nomi di ciascuna delle oltre 1.000 strade della città. “E non vogliamo avere nulla in comune con gli assassini”.

Le nuove regole dimostrano la determinazione di Kiev a voltare pagina e a difendere l’identità nazionale su più piani, non solo quello militare in aperta risposta anche all’opera di russificazione forzata che i russi stanno compiendo nei territori occupati, a cominciare dai programmi scolastici.

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