La pietra, la carta e la nostra memoria
Cosa ci fa pensare alla pietra e la carta, nel dopo terremoto? Nel "Secretum meum" Francesco Petrarca immagina un colloquio a cui partecipano lui stesso e Sant'Agostino, di infinita bellezza:
“Agostino: Ogni volta che leggi un libro e ti imbatti in qualche frase meravigliosa che ti suscita tumulto o delizia nell'animo, non limitarti ad aver fiducia nel potere della tua intelligenza, ma costringiti a impararle a memoria e renditele familiari meditandoci sopra, cosicché.... ogni volta che si presenta un caso urgente di afflizione avrai il rimedio pronto, come se fosse scritto nella tua mente..... e quando trovi qualche passo che ti può sembrare utile, tracciagli accanto un segno deciso, che ti possa servire da promemoria, altrimenti potrebbe sfuggirti.”
Non posso non collegare queste osservazioni alla nostra condizione di terremotati, senza casa e senza libri. Stavolta è stato il potere distruttivo della pietra a seppellire i nostri libri, ed io credo che quel velo di tristezza e di afflizione che ormai si è impadronito dei nostri sguardi è in parte attribuibile anche alla mancanza della nostra carta, tutta miseramente distrutta dai crolli e dalla pioggia.
Auguriamoci che venga in nostro aiuto la memoria e dovremo lottare per preservare la nostra identità culturale, affinché L’Aquila non si riduca a paese fantasma, stordito da un silenzio irreale, misconosciuto dagli stessi abitanti, privo di posti di aggregazione e di memoria storica.
Dobbiamo lottare per evitare l'esodo lento e continuo da un paese senz'anima, o meglio da un paese la cui anima è divisa in due. E a questo ci viene in aiuto la memoria, "il rimedio pronto, come se fosse scritto nella nostra mente" e con esso la forza per accogliere le nuove, straordinarie pagine che, più forti della pietra, aspettano la nostra attenzione.
di Maria Cattini
[tratto da Gli Editoriali del Direttore - IlCapoluogo.it]
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